Finalmente Correa. Finalmente il gol, amico caro che nelle passate stagioni aveva latitato un pochino.

Ora il Tucu lo ha ritrovato, una delle sue giocate preferite. Il primo dribbling, il secondo aiutato con il fisico e poi la stoccata sul secondo palo. Attenzione, non è un tiro da distanza siderale. Ma è un’azione che si sviluppa all’interno dell’area di rigore e la stoccata sul montante più lontano arriva dal limite dell’area piccola. Un colpo di biliardo, che batte Scuffet e che lascia a bocca asciutta Immobile e Patric, appostati al centro dell’area di rigore ed in attesa di un passaggio che non arriverà mai. Per una buona causa però, perché la rete dell’argentino vale il 2 a 0 Lazio in casa dell’Udinese, ed aveva messo al sicuro, anche se solo per il momento, il risultato finale. Che poi è cambiato, ma la sostanza no. Ha vinto la Lazio, quarto successo consecutivo, quinto se consideriamo anche l’Europa League.

Torniamo a Correa. L’argentino è stato uno dei colpi del mercato estivo, è arrivato con il peso, tra virgolette, di essere il sostituto di Felipe Anderson. E forse qualcuno si aspettava un giocatore come il brasiliano, identico in tutto e per tutto. Ed invece non è così. Essere arrivati al posto di, non vuol dire essere come lui. Correa magari è meno veloce ma ha la stessa tecnica, ha la stessa capacità di dribbling e gioca in posizione più accentrata. Magari faticherebbe a fare il quinto di centrocampo, ma non l’esterno in un attacco a tre. La tigna, la caparbietà, è la stessa. Se decide di fare un dribbling, lo fa. Se decide di fare gol e di trovare la gloria personale, lo fa. Se decide di mettere a tacere tutte le critiche, fa gol. nella maniera più difficile, ma anche quella più spettacolare.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.