di Danilo GALDINO

Un giorno, un grande Laziale ci disse: “Bisogna alimentare continuamente il culto del ricordo.” In quelle poche parole del Presidente della Polisportiva Lazio Antonio Buccioni, c’era la vera essenza del nostro popolo. Perché ciò che ci rende diversi da tutti gli altri è la conoscenza, la riconoscenza e l’eterna gratitudine a tutte quelle straordinarie figure che in 118 anni di storia si sono contraddistinte per il loro coraggio, la loro fedeltà ed i loro gesti fuori dal comune. In questa vigilia di Lazio-Benevento, non è facile mantenere la lucidità e quell’equilibrio che ti permette di dare un giusto ordine agli impegni da affrontare e le emozioni da controllare. Si prepara una partita contro l’ultima della classe che come tutte le sfide di campionato nasconde varie insidie, il pensiero vuoi o non vuoi, va a giovedì sera, provi a concentrarti sul prossimo avversario che precederà la Santa Pasqua, ma irrefrenabilmente testa e cuore già si immaginano lo scenario europeo che si realizzerà tra sei giorni. Cerchi di dedicare le tue attenzioni ai giallorossi beneventani, una squadra completamente diversa da quella spazzata via nella partita dell’andata. Leggendo e scorrendo i loro nomi, ti accorgi che oggi ci sono giocatori molto esperti di caratura internazionale e altri giovani di belle speranze che scalpitano per mettersi in mostra in queste ultime partite della massima serie che restano. Tanti, troppi Laziali, sono ancora distratti dagli argomenti futili che hanno tenuto banco in queste ultime due settimane di calcio non giocato, altri snobbano un avversario che ha tutto da guadagnare e nulla da perdere, qualcuno pensa a dove andare nel fine settimana lungo di Pasqua. In questi momenti, l’esperienza di personaggi che ne hanno viste e vissute tante è fondamentale, quei condottieri dai capelli color argento e qualche ruga sul viso, che riescono a tenere ferma e dritta la barra delle emozioni e della concentrazione. Quei personaggi che hanno legato il loro nome e la loro vita al nostro grande amore. Proprio per questo motivo, oggi 30 marzo l’assenza di Bob Lovati si fa sentire ancor di più. Lui primo capitano della storia ad aver alzato al cielo un trofeo nel 1958, perché i nostri nonni hanno atteso più di mezzo secolo per festeggiare un trofeo, ed i nostri padri hanno dovuto aspettare altri 40 anni per rifesteggiare quella coppa. Le partite di coppa nazionale ed europee sono sempre belle, affascinanti e trasmettono grandi emozioni, proprio come quella di giovedì contro gli austriaci del Salisburgo che vale una storica semifinale di Europa League. Eccoci alle porte di un delicato ciclo di partite che scriveranno la storia di un’intera stagione, le affronteremo e onoreremo come sempre, come ci ha insegnato il Capitano Bob. Lui che ha ricoperto tutti i ruoli possibili e inimmaginabili nella Lazio nostra, lui che ha spiegato e insegnato come essere Laziali a tutti quelli che sono transitati prima al Tor di Quinto e poi a Formello. Perché certe persone, si trasformano in emozioni e diventano bandiere… Non è facile mantenere il giusto equilibrio, la concentrazione e la lucidità per essere sempre pronti, ma solamente pensando a un Laziale come Bob tutto diventa più semplice da controllare e gestire. Si scrive Lovati, si legge Lazio… è e sarà per sempre così… Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

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