di Danilo GALDINO

Un giorno, un grande Laziale ci disse: “Bisogna alimentare continuamente il culto del ricordo.”
In quelle poche parole del Presidente della Polisportiva Lazio Antonio Buccioni, c’era la vera essenza del nostro popolo. Perché ciò che ci rende diversi da tutti gli altri è la conoscenza, la riconoscenza e l’eterna gratitudine a tutte quelle straordinarie figure che in 119 anni di storia si sono contraddistinte per il loro coraggio, la loro fedeltà ed i loro gesti fuori dal comune.
In questa vigilia di Inter-Lazio, le emozioni ed i ricordi che affiorano sono tanti e contrastanti. Il nerazzurro dell’Inter è associato a lacrime e sorrisi, a un’amicizia capace di superare grandi vittorie, pesanti sconfitte, delusioni devastanti, infortuni gravi di fenomeni e campioni, trattative di mercato di ogni genere, ex più o meno importanti transitati tra Roma e Milano.
Il nerazzurro milanese trasmette sempre un fascino speciale e tra tutte queste sensazioni contrastanti che riemergono tra i ricordi, non è facile mantenere la lucidità, la concentrazione ed il giusto equilibrio.
Si prepara una partita contro una delle squadre più importanti d’Italia e d’Europa, che anche in questa stagione concorre con noi per raggiungere quel posto in Champions League che garantirebbe prestigio e soldi. Dieci mesi fa vinsero loro al fotofinish, tagliarono il traguardo nei minuti finali di una corsa testa a testa, che all’inizio della stagione nessuno poteva immaginare o prevedere.
Quest’anno si ripete lo stesso scenario: Lazio e Inter inaspettatamente vicine, distanziate da una manciata di punti, ma con traguardi e aspettative totalmente diverse. I nerazzurri ad agosto dopo un mercato importante ed investimenti di alto profilo, erano indicati da molti come l’anti-Juventus, unica squadra capace di tenere il passo della corazzata bianconera. Spalletti avrebbe dovuto riportare la ricca società guidata dai colossi imprenditoriali cinesi, ai grandi fasti di un tempo. Si pronosticavano vittorie importanti in Italia e in Europa, ma la stagione ad oggi ha un bilancio più nero che azzurro: fuori dal girone di qualificazione della Champions League, fuori dalla Coppa Italia per mano della Banda Inzaghi, fuori dall’Europa League e mai vicini alle primissime posizioni in campionato. Come accade per altre squadre italiane che erano partite in estate per vincere tutto e recitare un ruolo da protagoniste, la conquista del quarto posto in classifica viene visto come quel salvagente che permette di non affogare nel mare delle critiche, delle delusioni e dei mancati guadagni.
La Lazio nostra invece, doveva rialzarsi dopo la mazzata del 20 maggio scorso subita proprio dalla squadra allenata da Spalletti, non avendo le stesse risorse economiche delle squadre del nord con le maglie strisciate e di tutte le altre strapubblicizzate, in tanti preannunciavano una stagione anonima e mediocre. Chi vuole comparare i risultati di Inter, altri, Milan e Napoli con quelli della Banda Inzaghi o dell’Atalanta lo fa esclusivamente per mascherare gli insuccessi di chi era partito tra proclami e promesse trionfalistiche.
Tanti, troppi Laziali, sono ancora distratti dagli argomenti futili che hanno tenuto banco in queste ultime due settimane di calcio non giocato, altri snobbano l’importanza di questo turno di campionato.
In questi momenti, l’esperienza di personaggi che ne hanno viste e vissute tante è fondamentale, quei condottieri dai capelli color argento e qualche ruga sul viso, che riescono a tenere ferma e dritta la barra delle emozioni e della concentrazione. Quei personaggi che hanno legato il loro nome e la loro vita al nostro grande amore.
Proprio per questo motivo, oggi 30 marzo l’assenza di Bob Lovati si fa sentire ancor di più. Lui primo capitano della storia ad aver alzato al cielo un trofeo nel 1958, perché i nostri nonni hanno atteso più di mezzo secolo per festeggiare un trofeo, ed i nostri padri hanno dovuto aspettare altri 40 anni per rifesteggiare quella coppa. Eccoci alle porte di un delicato ciclo di partite che scriveranno la storia di un’intera stagione, le affronteremo e onoreremo come sempre, come ci ha insegnato il Capitano Bob. Lui che ha ricoperto tutti i ruoli possibili e inimmaginabili nella Lazio nostra, lui che ha spiegato e insegnato come essere Laziali a tutti quelli che sono transitati prima al Tor di Quinto e poi a Formello.
Perché certe persone, si trasformano in emozioni e diventano bandiere…
Non è facile mantenere il giusto equilibrio, la concentrazione e la lucidità per essere sempre pronti, ma solamente pensando a un Laziale come Bob diventa tutto più semplice da controllare e gestire.
Si scrive Lovati, si legge Lazio… è e sarà per sempre così…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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