di Danilo GALDINO

“Un guerriero accetta la sconfitta. Non la tratta con indifferenza, non tenta di trasformarla in vittoria. Egli è amareggiato dal dolore della perdita, soffre all’indifferenza. Dopo aver passato tutto ciò, si lecca le ferite e ricomincia tutto di nuovo. Un guerriero sa che la guerra è fatta di molte battaglie: egli va avanti.” Paulo Coelho indica la giusta via che deve essere percorsa da chi è un vero guerriero, perché un vero guerriero lotta sempre per una causa o un ideale in cui crede con tutto il cuore. Un vero guerriero non è labile, facilmente condizionabile e non si lascia influenzare o travolgere dagli eventi. Un vero guerriero accetta sempre la sfida, anche quella più difficile, l’affronta senza nascondersi o vestire i panni dello spettatore. Un vero guerriero quando cade è pronto subito a rialzarsi, si scrolla la polvere di dosso e dopo essersi ripreso è nuovamente pronto a fare ciò per chi cui è stato allevato, educato e cresciuto: LOTTARE!!! Inspiegabile… Inspiegabile quello che sia accaduto nel giro di 4 minuti, inspiegabile è passare in un battito di ciglia da divorare la palla dello 0-2 che avrebbe spalancato le porte della semifinale a ritrovarsi sotto 4-1. Inspiegabile è gestire in modo impeccabile una partita difficile contro un ottimo avversario per più di un’ora e in pochi minuti dissolversi nel nulla, crollare, andare in tilt, perdere fiducia, sicurezza e personalità. Inspiegabile è il crollo psico-fisico di un intero gruppo, che al vantaggio del solito goal di Ciro Immobile, ha erroneamente premuto il tasto off. Nella vita tutto o quasi, ha una spiegazione logica, ma in situazioni come quelle vissute ieri sera a Salisburgo, è quasi impossibile trovare una risposta alle mille e più domande che si affollano nella nostra testa. Sconfitte come questa piegano le gambe e fanno tanto male, ma di situazioni deludenti, dure e pesanti, ce ne sono state già tante altre nel corso della nostra vita. Nulla però è mai stato letale, niente è mai riuscito ad abbattere un popolo temprato, forgiato e allevato alla lotta e alle difficoltà. Ieri al termine della partita in molti siamo stati catapultati indietro nel tempo, precisamente a quel 29 ottobre 1996.. sedicesimi di finale di Coppa Uefa. Quella sera a Tenerife fummo eliminati dopo aver segnato ben tre reti in trasferta. Tutti pensammo che fossimo prigionieri di una maledizione e nessuno di noi poteva minimamente immaginare che da la a tre anni saremmo riusciti a salire sul gradino più alto d’Europa a Montecarlo. Il giorno dopo quella rocambolesca sconfitta, avevamo lo stesso amaro in bocca con cui ci siamo svegliati stamattina, avevamo gli stessi dubbi e le stesse ferite di oggi. Molti di noi pensarono che il nostro destino fosse segnato con l’inchiostro indelebile della sconfitta, ma tanti altri di noi come sempre si rialzarono e ricominciarono da subito a battagliare contro tutto e tutti, riscrivendo la storia e donando a tutte le generazioni future un destino diverso. Oggi non serve lagnarsi, lamentarsi o crogiolarsi nei rimpianti, oggi bisogna solamente asciugare le lacrime dei più piccoli e spiegargli che non esiste notte buia e tetra, che non lasci il passo ad una nuova alba di luce… alle porte c’è già un altro appuntamento importante da affrontare sempre con lo stesso piglio, con ardore e senza alcun timore. Tra una sessantina d’ore arriva “la partita”. Quella sfida che azzera tutto, che può trasformare le delusioni in motivazioni, la stanchezza in un’energia inimmaginabile, che può trasformare le fiamme dell’Inferno in delle soffici nuvole del Paradiso. No, non ti posso giurare che ogni giorno sarà bello, eccezionale e allegro, perché nella vita non è proprio così, a volte è complicata come una lunga corsa a ostacoli, dove non ti puoi ritirare, soltanto correre con chi ti ama accanto a te. Nella buona sorte e nelle avversità, nelle gioie e nelle difficoltà, se tu ci sarai, io ci sarò… Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Lazio!!!

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