di Danilo GALDINO

C’era una volta una città conosciuta in ogni angolo del mondo per il suo splendore, la sua storia, i suoi straordinari monumenti e per il suo derby… Il derby nella Capitale non è mai stata una semplice partita di calcio ma una vera contrapposizione storico-sociale-culturale, tra 2 fazioni ben distinte e distanti. Apparentemente nati o risiedenti nella stessa città, ma diversi per atteggiamenti, comportamenti, stile e abitudini. Storicamente la Caput Mundi ha sempre avuto una netta divisione al suo interno: patrizi e plebei, orazi e curiazi, rioni e borgate, quadrante nord e quadrante sud. Da sempre questa distinzione ha generato un confronto continuo, costante e quotidiano, una contrapposizione che sportivamente dava vita al derby. Questo appuntamento calamitava l’interesse, la curiosità e il coinvolgimento di tutti: romani e non, adulti e bambini, uomini e donne, parenti e sconosciuti. Nel corso degli ultimi 90 anni questa partita ha avuto cambiamenti e stravolgimenti di ogni tipo: si è giocato in stadi diversi; ci si è affrontati in campionato, coppa Italia e amichevole; con la pioggia e il sole; in qualsiasi stagione dell’anno; mescolati tutti insieme, separati e divisi ognuno nel suo settore; immersi nei colori del cielo e del fuoco; tra bandiere, stendardi, striscioni, fumogeni e nella desolante e mortificante repressione, si è giocato con la luce del sole e sotto un manto di stelle.

L’involuzione più che evoluzione della società in cui viviamo, ha stravolto e cancellato piacevoli e fantastiche tradizioni, il potere delle tv e delle istituzioni hanno imposto ogni genere di regola e cambiamento, mettendo a dura prova la passione di migliaia e migliaia di persone, anestetizzando fino quasi a devitalizzare parecchi tifosi delle due squadre. Il prossimo step forse sarà far giocare questa partita lontano da Roma in qualche ricco e lontano paese esotico. C’è però un ultimo baluardo che mantiene ancora viva la fiamma di questa partita unica al mondo: eterni romantici, ancora legati alle tradizioni che vivono sin dall’infanzia. Questi inguaribili sognatori li riconosci immediatamente perché nonostante lo scorrere del tempo e l’avanzare dell’età, mantengono lo stesso identico sguardo luccicante. Passano intere giornate e lunghe notti, a lavorare per vincere una delle due partite che si disputa durante una stracittadina. Sì, due partite nella stessa partita, come due facce della stessa medaglia: il derby da vincere sugli spalti e quello da vincere in campo.

Colori, vernice, idee e sogni, si mescolano per giorni, dando vita a qualcosa che rende unica questa partita, che si vive in ogni vicolo, strada e piazza 24 ore su 24. La Curva Nord ed il nostro popolo dimostrano in ogni occasione il loro valore, vincendo puntualmente il derby della gente. Tra 34 ore andrà in scena l’ennesimo spettacolo biancoceleste che lascerà a bocca aperta non solo l’Italia, ma il mondo intero. Noi sugli spalti e loro in campo, un’unica cosa che da mesi stupisce tutti, una banda di Laziali, scortati e sospinti da un popolo di poeti guerrieri. Noi più forti di chi tira i fili di questo calcio moderno, noi più forti delle strapotere delle tv, noi più forti di chi reprime e limita, noi più forti dei pronostici sfavorevoli, noi più forti degli infortuni, noi più forti delle sanzioni e gli attacchi mediatici, noi più forti dell’inferiorità numerica, noi più forti… perché ogni giorno combattiamo quaggiù. Ci lamentiamo ogni tanto, però niente di più. Ci basta un giorno di sole e un angolo di cielo blu. Cresciamo pieni di sogni e di speranze che poi si affievoliscono un po’, ma non si spengono mai. Cadiamo spesso, però siamo anche bravi a uscire dai guai e il cuore va oltre l’ostacolo, e il cuore fa ogni miracolo e io lo so. Duri da battere, ci puoi scommettere, duri da battere, quasi impossibile… Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

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