di Danilo GALDINO

“Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti, perché subito l’essenza permanente, e solitamente nascosta, delle cose sia liberata, e il nostro vero io che, talvolta da molto tempo, sembrava morto, anche se non lo era ancora del tutto, si svegli, si animi ricevendo il celeste nutrimento che gli è così recato.
Un istante affrancato dall’ordine del tempo ha ricreato in noi, perché lo si avverta, l’uomo affrancato dall’ordine del tempo…”
Lo scrittore francese Marcel Proust, descrive perfettamente la stessa sensazione che si prova ogni volta che si salgono quelle scale che portano fino dentro al nostro stadio.
È sempre qualcosa di particolare, di unico e speciale, come se ogni volta fosse la prima volta. Tutto per incanto si ripete magicamente: gli abbracci e gli sguardi degli amici di sempre, volti di apparenti sconosciuti che sono ormai familiari; riti e scaramanzie che si consumano prima, durante e dopo la partita; il profumo di casa che accompagna l’ingresso; la voglia di urlare al cielo un amore che non si affievolisce mai e sentirsi una componente importante per l’esito della sfida.
Tanti di noi però, nel corso del tempo, hanno smarrito la strada di casa, per motivi più o meno condivisibili, più o meno validi. Si sono allontanati da quel posto che per molto tempo li ha accolti, un luogo dove sono cresciuti e fatto sogni incredibili, accompagnati da quei rumori e quegli odori che hanno caratterizzato la loro crescita. La propria mano ha stretto prima quella del proprio padre, poi quella del proprio fratello più grande e per finire quella del proprio figlio. Una trasmissione di emozioni che solo la Lazio nostra riesce a donare, il nostro cerchio della vita si concluderà stringendo la mano di un nipote… questo è ciò che ci rende popolo da 119 anni, questo è ciò che ci rende vivi e mantiene giovani in un mondo di persone che si limita a sopravvivere, questo è ciò che ci rende eterni e più forti del tempo e della morte.
Una settimana lontano da casa e dalla propria famiglia è sfiancante è noiosa, una settimana senza quei colori negli occhi è una vera tortura. I sorrisi e le parole di Ciro e Francesco all’Ospedale Bambino Gesù, o in campo sabato sera in uno stadio Olimpico pieno dove hanno festeggiato la qualificazione ad Euro 2020, o al cospetto del Santo Padre ieri in Vaticano, hanno solo in parte riempito il vuoto di una settimana senza la Lazio nostra.
Sabato pomeriggio non ricomincerà il campionato, ma potrebbe iniziarne uno nuovo, un mini torneo dove affrontare una dietro l’altra, tutte le dirette concorrenti che come noi hanno ambizioni europee. Sarà la fase più delicata della stagione, quella che segnerà il passo di un intero cammino e inizierà contro un avversario tra i più in forma che ci siano in serie A.
L’ultima volta che abbiamo incrociato l’Atalanta nel nostro stadio, abbiamo alzato al cielo la settima Coppa Italia della nostra storia. A decidere la partita quella notte furono Sergej e il Tucu, chissà che siano proprio loro a regalarci un’altra giornata indimenticabile come il 15 maggio scorso.
Sarà sicuramente una sabato emozionante da vivere insieme ai propri figli, ai propri genitori, ai propri amici di sempre, tra i rumori, i profumi ed i colori di casa.
La domanda che dovremmo farsi in molti è “perché rinunciare a tutto questo?”.
La tua casa è sempre là ad attenderti, non ha cambiato ancora zona e civico, perché la tua casa è ovunque ci sia la tua famiglia ed i figli del tuo stesso sentimento: in Curva Nord, all’Olimpico, in un settore ospiti di qualsiasi stadio del mondo, a Ponte Milvio o in qualsiasi posto dove vedrai sventolare una bandiera biancoceleste.
Pioggia, sole, freddo o caldo, non ci hanno mai frenato o condizionato, semplicemente perché ovunque gioca la Lazio nostra, il nostro cuore è la.
Esattamente 2 anni fa, il 14 ottobre del 2017, ci regalammo una delle notti più belle ed emozionanti della nostra storia, realizzando un’impresa che in pochissimi sono riusciti a compiere: vincere allo Stadium di Torino contro la Juventus più vincente di sempre. In una sola partita, le emozioni di una vita intera…
Cosa aspetti a venire? Metti da parte rancore, pigrizia, indolenza, apparente comodità e scuse di ogni genere, togli le mani che tappano le tue orecchie e torna a seguire la voce del tuo cuore.
C’è una Lazio di Laziali che ti aspetta in campo, c’è una Lazio di Laziali che ti aspetta sugli spalti, c’è una Lazio di Laziali che viene apparentemente snobbata, continuamente osteggiata e combattuta, che ti aspetta.
Tuo figlio merita di vivere le stesse emozioni che hai vissuto tu, la sua piccola mano deve essere tenuta stretta mentre salite i gradini di casa nostra, proprio come faceva la mano di tuo padre parecchi anni fa.
Ora più che mai, c’è bisogno di te, di me, di tuo figlio, di tutti indistintamente.
C’è bisogno di quella casa che puntualmente mille bandiere fà sventolà, c’è bisogno di quello stadio sempre pronto a scoppià…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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