di Danilo GALDINO

Sono usciti i biglietti per Lazio-Genoa di domenica prossima. Si giocherà alle ore 15:00, e guardando i prezzi popolari per tutti i settori e la possibilità di portare gratuitamente gli under 14, il pensiero immediatamente è volato a quelle domeniche passate in uno stadio Olimpico scoperto e molto più familiare.
Domeniche come queste ti rigenerano, ti donano forze nuove, ti schiariscono le idee su cosa siamo e perché abbiamo deciso di essere ciò che rappresentiamo.
Vedere tanti papà mano nella mano con dei piccoli aquilotti, ti catapulta indietro nel tempo, a quando abbiamo cominciato a muovere i primi passi da Laziale.
Dei punti di riferimento ben chiari che nel corso degli anni il calcio moderno governato dalle televisioni, ha stravolto è cambiato. La domenica, le ore 15:00, lo stadio Olimpico, la vestizione a casa come fosse una cerimonia solenne: maglia, sciarpa e bandiera.
Di tutti i punti di riferimento il più importante era sempre nostro padre… la sua mano, i suoi continui insegnamenti, i suoi abbracci dopo un goal, o le parole di conforto dopo una delusione o una sconfitta. Molti non hanno più la fortuna di poter proseguire questa fantastica trasmissione di emozioni e continuano a vivere la Lazio nostra con sempre la stessa intensità, anche in nome del proprio padre.
Nel corso della nostra vita ci siamo più volte trovati a dover spiegare a qualcuno cosa significasse esser Laziale.
Lo abbiamo dovuto fare sin da quando con il grembiule frequentavamo i banchi di scuola e la maggior quantità si contrapponeva alla qualità. La prima prova a cui venivamo sottoposti era rispondere a quel “Ahó ma che sei daaa Lazio?!?” con quel fare arrogante e discriminante che per nulla rispecchiava la vera natura romanesca. Noi discendenti dei Patrizi e del Trilussa, in quel momento iniziammo a prendere coscienza del privilegio che ci era stato donato dai nostri padri.
Quel “Sì sono Laziale!” carico di fierezza e spavalderia era la nostra prima vittoria. Nel corso degli anni crescendo abbiamo dovuto spiegare il motivo di un amore così indomito e incondizionato a fidanzatine, amici e persone che non appartenevano al nostro popolo. Non è mai stato semplice riuscire a far capire il motivo di tanti comportamenti e stati d’animo a chi non parlava la nostra stessa lingua e proveniva da un altro pianeta.
Tutto questo invece diveniva semplice e spontaneo quando incrociavi lo sguardo di un figlio del tuo stesso sentimento, perché anche tra apparenti sconosciuti bastava una semplice occhiata per avere sintonia, fiducia e rispetto. Continuando a crescere sei diventato un Laziale con la filigrana, pronto a sfidare il mondo intero con coraggio, spavalderia e lealtà, perché questa è la nostra mentalità, senza rimpianti e lamenti, senza mai scappare o nascondersi, perché il Laziale paura non ne ha. Esperienze, confronti, scontri ti hanno fatto capire ancor di più che un Laziale non t’abbandona mai.
Il sogno di un romantico e coraggioso bersagliere di nome Luigi Bigiarelli prosegue senza sosta da 119 anni, un sogno perpetuo che si autoalimenta di giorno in giorno, stagione dopo stagione, anno dopo anno, attraverso quella trasmissione sentimentale di padre in figlio. Ciò che all’alba del secolo scorso sembrava un’idea suggestiva e utopistica è diventato per migliaia e migliaia di persone, una fantastica realtà dove poter trovare rifugio, riparo e benessere interiore.
Molti di noi crescendo sono diventati padri e madri, e prima o poi qualcuno lo diventerà, in quel momento il dover spiegare cosa vuol dire esser Laziali è e diventerà ancor più importante, perché è ciò che accade nel ciclo della vita, dove Madre Natura impone lo svezzamento e la crescita dei proprio cuccioli, è l’anello fondamentale della catena.
Di domeniche come quella che vivremo a casa nostra, ce ne saranno ancora parecchie: comunque vincenti, assolate o piovose, nel ricordo di qualche nostro angelo, e ogni volta che sarete immersi nel bianco e celeste, troverete tutte le risposte da donare ai vostri figli.
“Amore de papà, mi chiedi perché essere Laziale? Perché siamo la più bella rappresentazione dei sogni di qualsiasi amante dello sport e della vita in generale. Perché là fuori c’è una famiglia che tu ancora non conosci pronta ad accoglierti, proteggerti, sostenerti, comprenderti e aiutarti. Tu non hai bisogno di fare una scelta dettata dall’insicurezza di non sentirti accettato dalla massa, tu non hai bisogno di sposare una causa perché appare la più semplice, tu non cerchi stimoli in una vittoria o in un grande campione, semplicemente perché tu nasci bandiera di te stesso. Le nostre bandiere sventolano eterne in tutti gli stadi, le strade e le città del mondo. Le nostre bandiere non hanno bisogno di piedi raffinati e ingaggi milionari. Le nostre bandiere non hanno bisogno di maglie personalizzate perché i loro nomi ed i loro volti sono conosciuti da tutti noi. Le nostre bandiere sono sempre accanto a te come in una splendida domenica dove mille bandiere famo sventolà.
Il segreto che ci rende differenza è tutto qua amore de papà. Noi mai schiavi di nessuno, ma prigionieri di una fede.
Amore mio, ridi e gioisci felice ogni giorno, perché a noi pe festeggiá non serve uno scudetto, un trofeo, una partita vinta. Tu vinci ogni volta che chiudi gli occhi e riaprendoli ti trovi davanti alla tua gente, la tua famiglia, il tuo popolo…”
Domani alle 21:00 saremo impegnati a Milano a casa della capolista e di una tifoseria che si è sempre distinta per lealtà, rispetto e fratellanza nei nostri confronti. Sarà una fantastica quinta giornata di campionato, anomala per chi è cresciuto mano nella mano con il proprio padre, vedendo la serie A di domenica pomeriggio. Sarà complicato per tanti lavoratori addirittura ritagliarsi lo spazio per vederla in tv, figuriamoci che sforzo dovranno sostenere i poeti guerrieri biancocelesti che arriveranno fino allo stadio Meazza per sostenere la Banda Inzaghi.
Chissà che Lazio nostra troveremo? La speranza di tutti noi, è di rivivere la stessa serata della ventinovesima giornata dello scorso campionato, quando battemmo l’Inter per 0-1 con una rete di Sergej al 13’.
Queste emozioni, come tante altre passate, ci sono state spiegate in quelle fantastiche domeniche trascorse a camminare sui mosaici ed i marmi intorno allo stadio Olimpico, mano nella mano con la persona che ti ha regalato un sentimento indissolubile.
Non negate a voi ed i vostri figli, giornate speciali come quella che vivremo domenica pomeriggio.
Ah se fossi ancora qui con me, ti farei vedere io, che la lezione d’amore che mi hai insegnato l’ho imparata bene…
Per sempre sarai, la mia gioia, il mio vanto, e su ogni campo io sarò al tuo fianco e senza limiti…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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