di Danilo GALDINO

La quiete dopo la tempesta è una poesia composta da Giacomo Leopardi e pubblicata per la prima volta nel 1831.
Molti di noi conoscono bene quest’opera perché è tra le poesie che vengono fatte studiare a scuola.
Nel nostro caso invece è la quiete prima della tempesta. Non è solo un modo di dire, ma dietro alla sensazione della calma prima che si scateni il finimondo c’è una precisa ragione scientifica. Quando si forma una tempesta, l’aria calda e umida viene raccolta dall’atmosfera circostante e sospinta verso le nubi più alte del temporale in arrivo. Successivamente l’aria discende al suolo più mite, asciutta e stabile. In questa maniera, le persone che vivono nella zona in cui sta per scatenarsi il temporale si trovano in una situazione di estrema calma cui farà seguito, però, un repentino cambio di stato.
Oggi per noi è un mercoledì mattina apparente calmo, perché dopo la bella prestazione regalateci dalla nostra Banda Inzaghi appena tre giorni fa nella prima uscita di Genova, il serbatoio dell’autostima, delle convinzioni e dell’entusiasmo è tornato nuovamente ad essere pieno un po’ per tutti. Con il passare delle ore l’adrenalina da derby sale progressivamente, nella nostra testa iniziano a scorrerei primi trailer del film che immaginiamo e sogniamo di vivere nell’intera giornata di domenica.
La quiete che precede la tempesta, perché chi parla di un derby non fondamentale o importante alla seconda giornata di campionato, o mente per mascherare mille stati d’animo contrastanti o non conosce il vero significato di questa partita. Questo derby sarà un appuntamento importantissimo di questa nuova stagione, un trampolino o un crocevia determinante per entrambe le squadre. Questa gara riesce a cancellare dubbi, a far dimenticare delusioni, a creare idoli o demolire l’immagine di qualche protagonista in negativo. Questa partita sarà sempre la più importante, quella che può dare uno slancio incredibile o segnare il destino e la carriera come è accaduto l’ultima volta ai vari Di Francesco, Monchi, allo staff medico e tecnico, ad alcuni dirigenti e diversi giocatori più o meno importanti, andati via subito dopo la cocente sconfitta o alla fine della scorsa stagione.
Non esiste un momento più o meno importante per chi affronta questa sfida 24 ore su 24, e 365 giorni l’anno. Il periodo, il giorno, l’orario, il posto o la competizione, sono solo dei dettagli, questa partita cambia e stravolge ogni cosa. La forza di un derby è unica, è dirompente ed in grado di trasformare in 90 minuti la luce in buio o viceversa. La posta in palio da sempre vale doppio e chi crede o asserisce il contrario, dovrebbe chiedere al buon Zeman se dopo aver perso 4 derby consecutivi in soli 128 giorni, ancora pensa che sia una partita come tutte le altre.
“Ma arriva troppo presto? È solamente la seconda giornata di campionato.”
Sicuramente chi dice questo così non era all’Olimpico quel mercoledì 18 agosto del 1993. Per tutti i presenti quel trofeo Dino Viola valeva come se fosse una Coppa Italia o molto di più di un bonsai da arredo… certo passare da un Cristiano Bergodi che je arza in faccia una coppa d’estate ad uno Stefano Mauri che diventa l’immagine del giorno più doloroso e nefasto per un’intera tifoseria, la situazione è completamente diversa, ma un derby è derby… sempre! Va vissuto con la giusta concentrazione e umiltà, con l’ardore e la voglia di una finale, con il desiderio di esserci e diventare una componente determinante.
E in questa quiete che precede la tempesta è semplice chiudere gli occhi e pensare a un volo lungo un secolo, di padre in figlio e un miracolo che attendo sempre quello sguardo che possiede con la palla che va in rete…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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