di Danilo GALDINO

Porta Portese… ascoltando, leggendo e vedendo cosa ci circonda, il pensiero va a Porta Portese.
Non tutti i romani sanno che Porta Portese è una delle porte di Roma, costruita nel 1644 in sostituzione della più antica Porta Portuensis. Porta Portese nacque così, come mercato delle pulci e anche se oggi ha perso molto del suo fascino, continua ad essere il più famoso e frequentato mercato non alimentare romano.
La domenica mattina migliaia di persone si concentrano a pochi passi da Trastevere e la Portuense alla ricerca di un affare. Tra quelle bancarelle si possono ascoltare improvvisati esperti di ogni cosa: vestiario, motori, fumetti, numismatica, filatelia, reperti bellici, antiquariato, insomma di tutto e di più.
Aprire le pagine di un social network, accendere la radio o entrare a far colazione dentro a un bar sfogliando un quotidiano, è come essere catapultati tra i banchi dello storico mercato romano.
Commenti ottimistici o carichi di perplessità si sviluppano intorno al nome di Sergej Milinkovic Savic. Il destino del giovane campione serbo sembra ormai scritto: dopo 4 stagioni e 163 partite ufficiali con l’aquila sul petto, 31 reti segnate, una Supercoppa Italiana e una Coppa Italia vinte, potrebbe andare a giocare in un top club europeo.
Per un ragazzo nato il 27 febbraio del 1995, un’occasione del genere non può essere rimandata un altro anno. Raddoppiare l’attuale ingaggio, essere valutato più di 80 milioni di euro, poter giocare in Champions League insieme ai più importanti giocatori del mondo, è il giusto premio che merita un giovane gigante come lui. Egoisticamente tutti noi lo vorremmo continuare a vedere ancora per tanti anni con l’aquila sul cuore, ma la realtà troppo spesso non viaggia sugli stessi binari di ciò che si desidera o sogna. L’interessamento e l’offerta del PSG stavolta è qualcosa di concreto e fattibile, che non dovrebbe generare paure, invidie e preoccupazioni, ma far riflettere tanti tifosi e addetti ai lavori estremamente superficiali ed incompetenti. Un’operazione del genere apporterebbe beneficio sotto tutti i punti di vista a tutte le parti: non solo al ricchissimo club parigino, ma anche a Sergej, al suo corretto procuratore Mateja Kežman e alla Lazio nostra.
La Porta Portese mediatico, negli ultimi due anni aveva venduto Sergej già tante volte. Solo in Italia lo avevano comprato per cifre molto più basse del suo vero valore le tre squadre più titolate: Juventus, Milan e Inter. Sfortunatamente per loro negli ultimi dodici mesi Sergej ha continuato a giocare e vincere con la prima squadra della Capitale, lasciando il segno con una bella e importante inzuccata di testa, il 15 maggio scorso nella finale di Coppa Italia contro l’Atalanta.
La cessione di Sergej permetterà per la prima volta negli ultimi 15 anni di avere una somma importantissima da poter reinvestire sul mercato, il famoso salto di qualità tanto richiesto e aspettato da anni da molti Laziali, passa per operazioni di questo tipo. Questo è quello che hanno fatto molti club in Europa che si autofinanziano e non hanno colossi finanziari alle spalle.
Questa cessione dovrebbe far riflettere bene tutti sulle vere qualità del D.S. Tare. Quando il 6 agosto 2015 fu ufficializzato il suo acquisto dal club belga del Genk per una cifra vicina ai dieci milioni di euro, in molti mossero le solite critiche pretestuose e figlie di un preconcetto cronico che si scatena puntualmente ad ogni acquisto più o meno importante. Sergej era un giovanissimo talento che aveva vinto il mondiale under 20 in Nuova Zelanda con la sua Serbia battendo i pari età del Brasile. Alla fine della manifestazione fu premiato con il Pallone di Bronzo come miglior giocatore dietro a Danilo e Adama Traoré.
Il tempo ha dimostrato che quell’investimento ha fruttato cinque volte i soldi spesi e che tante persone parlano senza sapere o documentarsi.
La vita del Porta Portese calcistico è particolare, a tratti bizzarra e comica.
Tra i banchi del mercato più famoso e conosciuto della Capitale, si possono trovare tanti pseudo esperti di calcio internazionale, migliaia e migliaia di Direttori Sportivi con la licenza media, arroganti e spocchiosi ignoranti che bollano o sentenziano senza conoscere ciò di cui parlano, occasioni più o meno vantaggiose, parecchie buggerature, e raramente qualche capolavoro inestimabile.
Servono le competenze e non le chiacchiere…
A Roma, in una città sempre più allo sbando e inefficiente sotto tutti i punti di vista, dove non si riesce a costruire uno stadio di calcio senza essere risucchiati tra lo sporco dell’illecito e del malaffare, nomi come quelli di Neymar, Mbappé, Cavani, non si possono nè sognare, nè pronunciare.
Realtà e mondi completamente differenti che dovrebbero rendere ancor più chiaro a tutti, lo straordinario lavoro fatto negli ultimi anni dalla Lazio nostra: unica squadra italiana ad aver strappato un paio di trofei alla corazzata bianconera. Senza disporre delle stesse potenzialità economiche della Juventus o del PSG, la Banda Inzaghi ha vinto una Supercoppa Italiana, una Coppa Italia ed espugnato lo Stadium di Torino.
Nella nostra città, i media provano quotidianamente a illudere e convincere le masse, dipingendo una realtà inesistente, parlando continuamente del nulla, descrivendo continuamente una squadra che non vince un trofeo da undici anni come l’anti-Juventus, omettendo che da quando è stato inaugurato lo Stadium hanno sempre e solo perso.
Nella Porta Portese mediatica c’è di tutto e di più, chi sogna un Milinkovic, chi cerca un Lazzari, chi vuole un Buffon, manca solamente il “compro compro…” dei bagarini che i più nostalgici ricordano bene.
La Porta Portese della serie A resterà aperto fino al 2 settembre 2019, poi i banchi verranno smontati, gli spazzini ripuliranno tutto e la confusione, le grida e gli schiamazzi andranno via via svanendo nel corso delle settimane di calcio giocato.
Armiamoci di santa pazienza e concentriamoci come sempre sul nostro grande amore, consapevoli che abbiamo una Banda Inzaghi capace di regalarci ancora tante soddisfazioni.
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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