di Danilo GALDINO

21 giugno… solstizio d’estate.
Questo giorno storicamente ha un significato univoco: l’inizio di una nuova stagione, quella più calda e luminosa, dove la luce del sole risplende per gran parte del giorno, relegando il buio e la notte in un angolo. L’inizio della bella stagione.
Nel nostro straordinario mondo, il “solstizio d’amore” si celebra ogni 21 giugno, perché in una domenica pomeriggio di 32 anni fa, la notte, il buio, i fantasmi, gli spettri e la morte, vennero scacciati via e sconfitti da un indomito guerriero di luce e da un gruppo di uomini divenuti leggenda.
Si narra che in una calda e torrida estate del 1986 nella cittadina umbra di Gubbio, una maledizione si abbattè sul nostro popolo. Terrore, dolore e sgomento, presero possesso dei cuori di tutti i Laziali. Le lacrime e la disperazione, stritolavano, soffocavano e oscuravano tutto e tutti. Nessuno sarebbe sceso nel profondo degli inferi, per liberare un popolo dal male, nessuno tranne un condottiero viareggino.
Guardandosi intorno tuonò con veemenza: “Chi vuole, resti. Chi non se la sente, può andar via subito. Chi resta combatte fino alla fine”.
In quel preciso istante, tutti furono travolti da un bagliore di luce celestiale che spazzò via dubbi, paure e angosce. I muscoli si trasformarono in granito, gli occhi di tutti i presenti iniziarono a scintillare e in ogni cuore esplose magicamente un amore incondizionato per un ideale chiamato S.S.Lazio!
Da quel giorno iniziò un cammino lungo e massacrante, domenica dopo domenica la strada percorsa aumentava e le sfide diventavano sempre più difficili. Un popolo aveva trovato un barlume di speranza in un manipolo di guerrieri con l’aquila sul petto.
Nell’anno del Signore 1987, il 21 giugno segnò il giorno dei giorni, l’epilogo finale di una traversata estenuante tra i vari gironi dell’inferno. Quel giorno un popolo intero era presente e schierato davanti alla morte. Un popolo che aveva risposto presente all’appuntamento con il demone nero. Un popolo abituato sempre a lottare tra mille difficoltà.
L’Olimpico quel giorno era stracolmo, non si riusciva a respirare già da parecchie ore prima dell’inizio della partita, la sofferenza segnava le facce di migliaia e migliaia di poeti guerrieri di ogni età.
I minuti passavano e la paura prendeva sempre più il sopravvento. All’ottantaduesimo minuto un grido liberatorio di gioia squarciò il cielo, le lacrime rabbiose segnarono le gote di tutti… Giuliano Fiorini in quel preciso istante divenne immortale, trasformandosi in emozione ed eternità.
Solo chi si trova occhi negli occhi con la morte e riesce a sconfiggerla, comprende pienamente il valore e la bellezza della vita.
Il Laziale impavido, temprato e con la filigrana di oggi è figlio di quel 21 giugno 1987 e di quella zampata del nostro indomito bomber… è figlio di quelle lacrime… è figlio di quell’urlo… è figlio di quella storica impresa…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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