di Danilo GALDINO

Dalle lacrime ai sorrisi in 365 giorni…
Potrebbe sembrare il titolo di un libro o di un film in uscita, ma è semplicemente ciò che è si è vissuto in quest’ultimo anno.
Dall’ultima partita interna della scorsa stagione a quella di ieri sera, c’è un percorso fatto di forza, resistenza, perseveranza e amore. Esattamente un anno fa le gote di molti bambini presenti all’Olimpico, erano segnate dalle lacrime di delusione e sconforto per la mancata qualificazione alla Champions League, sfumata nell’ultimo quarto d’ora per mano dell’Inter di Spalletti. Dalla sera del 20 maggio 2018 al 20 maggio 2019, quelle lacrime si sono trasformate in dei sorrisi luccicanti come la Coppa Italia vinta sei giorni fa contro un’ottima Atalanta.
In quest’ultimo anno ci sono veramente tanti e tanti insegnamenti, ci sono le parole che per una vita tuo padre ti ha ripetuto nei momenti di sconforto e più difficili, che sono le stesse che tu hai ripetuto a tuo figlio al triplice fischio dell’arbitro Rocchi un anno fa. In questi ultimi dodici mesi c’è l’orgoglio di un popolo mai domo, lo spirito di reazione che ci ha sempre permesso di uscire fuori dall’inferno a petto in fuori e tornare a vedere la luce del cielo bianco e celeste. Essere temprati alla battaglia quotidiana, ci ha sempre reso unici e indistruttibili, proprio come quei giovani Laziali della Primavera che dopo essere retrocessi l’anno scorso, in dodici mesi sono risaliti nella massima serie. Di immagini belle ieri sera ce ne sono state veramente tante, a partire dai quella Lazio nostra under 14 capitanata dal Mister Tommaso Rocchi, che si mescolava con quella Banda Inzaghi che è fonte di ispirazione per tutti i nostri giovani aquilotti.
Dalle lacrime ai sorrisi in 365 giorni…
Ieri l’unica cosa che bagnava le facce di tutti i Laziali presenti allo stadio, era la pioggia di uno strano maggio e non le lacrime di dolore.
Riavvolgendo il nastro mnemonico, molti di noi avranno per un attimo rivisto i tanti tifosi interisti esultare sugli spalti e intorno a noi. Per un attimo saranno riapparsi i volti delusi di chi come te ha lottato contro tutto e tutti per un’intera stagione, ma è stato beffato proprio sul finale. In quel momento il tuo sguardo cercava qualcosa o qualcuno, dove poter trovare un po’ di rifugio, un briciolo di sollievo o una spiegazione alle tante domande che rimbalzano in testa. Un anno fa, c’era chi imprecava rabbioso, chi era rimasto pietrificato dalla delusione, e chi ugualmente applaudiva una Banda Inzaghi che nonostante quella sconfitta contro i nerazzurri, ci aveva ugualmente fatto vincere un trofeo come la Supercoppa e trasmesso un mare di emozioni. In quella sera del 20 maggio, i miei occhi incrociarono quelli di un bellissimo bambino di dieci anni che piangeva mentre continuava a sventolare la sua bandiera.
In quel momento pensai alle parole che mio padre disse a me una trentina d’anni prima: “Non ti stancare mai di sventolarla e amarla. Le lacrime di oggi, saranno i sorrisi di domani. Forza Lazio nostra… Sempre!!!”
Qualcuno erroneamente e impropriamente utilizza il termine bandiera associandolo a un giocatore, un allenatore o un dirigente, dimenticando il vero significato di questa parola. I calciatori hanno la fortuna e l’onore di poter indossare una maglia che rappresenta qualcosa di unico e di grande per tutti noi. La nostra maglia non è nient’altro che un sogno comune, frutto di un amore incondizionato che si tramanda di generazione in generazione dal 9 gennaio del 1900.
Un po’ tutti siamo cresciuti guardando e contemplando la nostra prima bandiera regalataci da nostro padre, lo hai fatto tu parecchi anni fa e continuano a farlo i più giovani oggi. Molti di noi ce l’hanno ancora chiusa dentro un cassetto, come fosse il più prezioso dei cimeli.
La mia prima bandiera, come quella di tanti e tanti Laziali, era mezza bianca e mezza celeste, in mezzo aveva un’aquila stampata, sulla destra c’era la coccarda della Coppa Italia del 1958 e sulla sinistra lo scudetto del 1974.
In quella bandiera c’erano orgoglio, sogni, speranze… Veniva coccolata, protetta e sventolata continuamente: in cameretta, nel corridoio di casa, per strada e allo stadio. Siamo cresciuti con il culto della bandiera e con il passare degli anni, tra una delusione e una nuova scoperta, le parole di nostro padre ci indicavano la giusta via, come le stelle più luminose per un viaggiatore:
“La vera bandiera sei tu, è l’apparente sconosciuto accanto a te che vive le tue stesse emozioni.
La bandiera è quel figlio del tuo stesso sentimento che condivide tutto insieme a te: gioie, dolori, successi, sofferenze, pericoli ed emozioni. Che non si stanca mai di ripartire e non smette un solo giorno di credere.
La bandiera è tuo padre e un domani sarai tu per tuo figlio, è quell’eterna trasmissione di ricordi, storie, tradizioni, che neanche lo scorrere del tempo riesce a cancellare o sbiadire.
Ogni volta che cercherai le bandiere non guardare il rettangolo verde di gioco, ma volgi il tuo sguardo sugli spalti e nelle persone intorno a te. Nei loro occhi vedrai sventolare le bandiere più belle e colorate, vedrai riflettere il tuo stesso sguardo, riconoscerai i tuoi stessi desideri e non ti sentirai mai solo. Quella gente giorno dopo giorno diventerà sempre più la tua famiglia e avrai piacere di viverla continuamente e non solo qualche ora allo stadio. Ricorda sempre che la vera forza di un Laziale, è il fratello che ha al suo fianco, perciò non tradirlo o abbandonarlo mai, dagli rispetto e onore, e lui farà altrettanto con te. Questo concetto fondamentale è quello che da sempre ci rende popolo e non semplici appassionati di una squadra di calcio. Non serve essere tifosi di un calciatore, un allenatore, un Presidente, o figli di una vittoria, ma è molto più importante essere sempre e solo innamorati della Lazio e dei Laziali…”
Ecco, in quella bandiera sventolata ieri sera da quello stesso bambino, con gli occhi orgogliosi ed un sorriso smagliante, troverai sempre tutto questo.
Tutti quei piccoli Laziali che piangevano esattamente un anno fa, ora sono tornati ad essere felici e festeggiare un altro trofeo, come hanno fatto altre quattro volte negli ultimi dieci anni. I nostri giovani aquilotti stanno crescendo con l’abitudine al vincere ed essere protagonisti assoluti, noi più grandi abbiamo atteso venti, trenta, quarant’anni per alzare al cielo un trofeo e vivere le stesse emozioni.
Chissà se ieri Alessandro mentre sventolava felice la sua bandiera, avrà ripensato alle parole ascoltate un anno, mentre lo consolavo e gli asciugavo le lacrime: “Non ti stancare mai di sventolarla e amarla. Le lacrime di oggi, saranno i sorrisi di domani. Forza Lazio nostra… Sempre!!!”
GRAZIE alla nostra Banda Inzaghi per averci donato un’altra grande soddisfazione, GRAZIE a chi ha mantenuto la promessa di voler reagire e riprendersi in parte ciò che ingiustamente ci avevano tolto, GRAZIE a chi non ha smesso un solo giorno di credere e lottare, GRAZIE a chi è già pronto per ripartire per una nuova avventura da vivere con l’Aquila sul cuore, GRAZIE a tutti quei piccoli aquilotti che continueranno a sventolare fieri le nostre bandiere per tanti e tanti anni.
Tra qualche settimana ci saranno partenze e nuovi arrivi, ci saranno addii, arrivederci e benvenuti, ci saranno novità come ogni anno, ma sempre e per sempre, dalla stessa parte ci troverai…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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