di Danilo GALDINO

“Se le vostre azioni ispirano altri a sognare di più, imparare più, fare di più e trasformare di più, voi siete un leader.”
Queste parole del sesto Presidente degli Stati Uniti d’America, John Quincy Adams, rendono perfettamente l’idea di cosa sia una guida, perché in qualsiasi ambito professionale, lavorativo o aggregativo, la leadership di una o più figure è determinante, per motivare e trascinare tutti verso i traguardi più importanti e ambiziosi.
Nel corso degli ultimi tre anni, abbiamo scoperto con piacevole stupore, mese dopo mese, che il vero leader della Lazio nostra ha un nome e cognome: Simone Inzaghi!
Sì quello stesso ragazzo che il un pomeriggio assolato di 19 anni fa, prese un pallone pesantissimo e calciò un rigore che valse la vittoria contro la Reggina, i minuti che passarono trasformarono quel 14 maggio del 2000 in leggenda…
Unica squadra in Italia ad aver vinto uno scudetto in tre tempi, una giornata che avrebbe meritato un libro e un film al pari di “Febbre a 90” di Nick Hornby.
Simone Inzaghi era un giovane attaccante in una squadra di campionissimi, Simone Inzaghi con la maglia della Lazio nostra, ha vinto tutto quello che avevamo sperato e sognato per una vita. Dopo vent’anni dal suo arrivo nella Capitale, ora Simone Inzaghi guida la sua squadra del cuore verso una nuova sfida, un’importante finale di Coppa Italia che mette in palio un trofeo che ha già alzato in cielo diverse volte da calciatore.
Simone Inzaghi, è un Laziale che settimana dopo settimana, partita dopo partita, vittoria dopo vittoria, con spirito di sacrificio e senza troppo clamore, si è sempre scrollato di dosso le critiche e la diffidenza che lo avevano accolto all’alba del suo percorso, guadagnandosi la stima ed il rispetto di tutti, o quasi…
Qualcuno dopo qualche sconfitta o valutazione sbagliata ha addirittura pronunciato o scritto la parola “esonero”, caldeggiando l’arrivo di altri allenatori, che nella loro lunga carriera non hanno mai realizzato quello che in questi ultimi tre anni ha fatto Simone alla guida della sua Lazio.
Diversi Laziali dimenticano tutto con un battito di ciglia, sicuramente il calcio è spietato e spesso irriconoscente, ma mettere in discussione le capacità di un allenatore corteggiato dai più importanti club italiani e che nonostante tutto, anche in questa stagione ha raggiunto una finale nazionale, è assurdo.
Nel corso degli anni, il nostro Mister ha ispirato a sognare di più, a imparare di più, a credere di più, lui non si è limitato a dirigere come fanno i capi che impongono il loro ruolo, ma ha guidato tutti noi verso una rinascita portandoci a conquistare un prezioso trofeo, a raggiungere importanti traguardi, infrangendo parecchi record della storia biancoceleste. Come l’araba fenice siamo risorti dalle ceneri per l’ennesima volta. Lo spirito di reazione alle avversità dimostrato in questi ultimi tre anni dalla sua Banda, fa capire lo spirito che alimenta questo gruppo.
Simone Inzaghi, da iniziale soluzione di ripiego, si è dimostrata la vera manna dal cielo piovuta sulla testa di un intero popolo.
Oggi è il leader che tutti ascoltano e seguono, dai calciatori ai suoi collaboratori, dai tifosi più fedeli a quelli più tiepidi e smemorati.
Simone sbaglia, come sbagliamo tutti, ma non ha smesso un solo giorno di parlare con i suoi giocatori cercando di motivarli e convincerli a dare tutto per la sua maglia.
Quella maglia indossata per ben 196 volte in ogni campo d’Italia e d’Europa.
Quella maglia con cui ha vinto tanto in campo nazionale ed internazionale.
Quella maglia che ha sempre bagnato di sudore, di amore e addirittura con il sangue.
Quella maglia per cui fanno il tifo i suoi figli e sua moglie.
Quella maglia che indossa sotto la camicia e la giacca, come l’avesse tatuata su pelle.
Quella maglia che ha fatto amare e rispettare a tutti i suoi ragazzi.
Simone Inzaghi dispensa consigli, dirige, protegge, parla e sprona ogni singola componente del mondo biancoceleste.
Corre ad abbracciare i suoi giovani “compagni di squadra” dopo un goal, non manca mai di ringraziare tutti i tifosi presenti in ogni stadio dove gioca la sua Lazio, si batte e si comporta da Laziale in panchina, in campo, nelle sale stampa e davanti ai microfoni e le telecamere.
Simone Inzaghi nella sua breve carriera da allenatore ha già vinto tutto a livello giovanile e in serie A ci ha regalato vittorie ai derby, finali di coppe, qualificazioni in Europa, un trofeo come la Supercoppa Italiana, è riuscito a far registrare un sold out all’Olimpico nella notte del 20 maggio scorso come non accadeva da molto tempo.
Simone Inzaghi prima di entrare in campo domani sera allo stadio Olimpico, chiuderà gli occhi come sempre e ripenserà a quel rigore calciato 19 anni fa, davanti a 70.000 figli del suo stesso sentimento, penserà che su quello stesso prato in quel 14 maggio del 2000, c’erano migliaia e migliaia di cuori trepidanti ed emozionati, in attesa di conquistare un incredibile scudetto.
Simone Inzaghi e tutta la sua indomita Banda meritano di essere sostenuti nel giusto modo da tutti noi, non da tanti di noi, ma da tutti.
Lo racconta la storia, ogni volta che ci siamo uniti e compattati tutti, nessuno è mai riuscito a fermarci, forse sono riusciti a frenarci e farci perdere del tempo prezioso, ma non potranno mai arrestare la nostra irriducibile forza ed il nostro amore incondizionato.
“Se le vostre azioni ispirano altri a sognare di più, imparare più, fare di più e trasformare di più, voi siete un leader.”
Noi sappiamo bene chi è il nostro condottiero e se ce ne sarà ancora bisogno, lo scorteremo fino all’inferno.
Simone è là che ti aspetta, pronto a sferrare un nuovo assalto a chi non ci vorrebbe nelle zone che competono a questa Lazio nostra.
Domani sera lui ed i suoi ragazzi proveranno a regalarci l’ennesima gioia da raccontare e tramandare ai nostri figli, proprio come quella che stiamo ricordando tutti oggi.
Domani sera un solo pensiero, un solo risultato, un solo popolo, un solo amore… one love: S.S.Lazio 1900!
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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