di Danilo GALDINO

“Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo”.
Il più importante scrittori di testi per bambini Gianni Rodari, spiega perfettamente una verità assoluta, perché la vita quotidiana di ognuno di noi spesso ricalca le storie più belle e conosciute delle varie fiabe e favole.
Non tutti sanno ad esempio che Cenerentola è una favola popolare antichissima, per molti è originaria della Cina, per altri dell’antico Egitto.
Cenerentola è la storia di una bellissima ragazza, orfana di entrambi i genitori. Sua madre era morta per prima, suo padre si risposò con una donna a sua volta vedova e con due figlie, ma poi morì anche lui. Dopo la morte del padre, Cenerentola fu schiavizzata da quella che era la moglie del padre e dalle sue figlie invidiose, gelose e perfide. Il nomignolo “Cenerentola” nasce dalla cenere del camino che sporcava durante le pulizie la bella orfana.
Tra favole e realtà ci sono mille similitudini e associazioni. Nella Capitale d’Italia accade che dal 1927 ad oggi un rifiuto della qualità a non mescolarsi con il poco valore della quantità, ha generato tanta rabbia. La Lazio nostra come la bella Cenerentola, viene puntualmente screditata, sminuita, svilita è sporcata di cenere e fuliggine per esaltare le sorellastre. Provare ad accostare continuamente la mediocrità e tutto ciò che di più negativo possa esistere alla bella protagonista, nasconderla sapientemente dalle luci della ribalta, per attenuare il netto divario che storicamente c’è tra lei e la sorellastra. Ogni mattina sfogliando e leggendo i giornali ce ne accorgiamo, più o meno goffamente o subdolamente, la comunicazione cerca di generare esaltazione, vendendo una realtà artefatta e cospargendo di fumo tutto quel che è giallorosso. Ogni giorno la celebrazione del nulla, tante parole e titoli ridondanti, una continua sfilza di nomi importanti e fantasiosi progetti mai realizzati, record inesistenti e servizi televisivi fuorvianti, tanto fumo atto a secretare ogni magagna e imperfezione della sorellastra.
“Alla Roma non ci sono le condizioni attualmente. Vale per qualsiasi squadra. Io devo avere la percezione di poter battere chiunque. Devo sentire che vincere è possibile. Altrimenti, senza problemi, posso continuare a stare fermo”.
Il tormentone Antonio Conte ad esempio si è concluso ieri in questo modo, ma l’ennesima figuraccia verrà immediatamente coperta con un’altra storiella ancor più accattivante tipo Maurizio Sarri o Mourinho.
Di contro il candore e la bellezza dei delicati colori del cielo, devo essere sempre imbrattati di cenere e sporcizia ogni giorno.
Sfortunatamente per la matrigna e le sorellastre la storia non si cambia, lo stile, la classe e l’eleganza non si acquistano, ma si possiedono; la purezza e il sangue blu o bianco e blu se preferite, o si ha perché tramandato di generazione in generazione da quasi 120 anni, o non si potrà mai comprare; le vittorie ed i trofei da mettere in bacheca non si inventano, ma si conquistano sul campo.
Anziché parlare di una stagione fallimentare, di un derby perso 3-0 ed una cocente eliminazione dalle coppe che hanno portato all’esonero dell’allenatore, l’allontanamento del D.S. e dello staff sanitario, dell’ennesimo 7-1 subito da una squadra che è tredicesima in classifica, di un progetto stadio che negli ultimi sei anni ha contato più modellini e arresti che mattoni, di un bilancio pubblico ed una esposizione debitoria da far tremare i polsi, di un 26 maggio 2013, di 11 anni senza vincere neanche un gratta e vinci, di continue cessioni eccellenti, si mistifica e celebra continuamente il nulla.
Tra una settimana ci sarà il grande ballo della finale di Coppa Italia e per la quarta volta nelle ultime sette edizioni, ci sarà la Lazio nostra a rappresentare la Capitale, eppure si preferisce parlare del toto attori che interpreteranno la fiction sull’ex Capitano giallorosso o di allenatori di fama internazionale che senza ingaggi multimilionari e grandissimi campioni non verrebbero mai ad allenare una squadra che oggi è sesta in campionato.
Anche se quasi tutti provano a dipingere la situazione come fosse il contrario, la realtà negli ultimi vent’anni è sotto gli occhi di tutti, una cruda realtà che fa male e brucia a molti.
L’epilogo finale di questa favola è conosciuto ovunque… ciò che è puro, bello e scalda il cuore, lo resterà sempre, in ogni occasione, in ogni momento e con qualsiasi risultato ottenuto.
Dal 9 gennaio del 1900 fino ad oggi, noi e solo noi, come nelle favole…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.