di Danilo GALDINO

Cambiano i tempi, le abitudini e le esigenze di tutti. Le tradizioni millenarie stanno svanendo per tanti motivi, le persone più grandi si lamentano costantemente delle nuove generazioni, non considerando che i nostri figli e nipoti, sono semplicemente il frutto dei nostri insegnamenti ed esempi più o meno sbagliati. Anche nel mondo del calcio le abitudini sono state stravolte, molte tradizioni sono state spazzate via e tutto viene vissuto in modo più superficiale.
Il compiacimento, l’adulazione, l’egocentrismo e molto altro, hanno contaminato la vera essenza dell’essere tifoso. Le radioline sono state sostituite dai cellulari, le schedine dal fantacalcio e le scommesse legalizzate, le sciarpe dai vestiti firmati e alla moda. Prima il nostro sguardo ed i nostri pensieri, erano concentrati esclusivamente sul rettangolo verde di gioco e dallo spettacolo che regalavano gli spalti, ora chi più chi meno, allo stadio pensa a tante e tante altre cose. Un tempo i nostri padri avevano la pazienza e la forza di spiegarci tutto quello che accadeva intorno a noi: dalla vestizione in casa prima di uscire, dal tragitto e la strada che veniva fatta per arrivare allo stadio, dai riti scaramantici e le tappe obbligate fatte dal parcheggio all’ingresso nel settore, a tutto quello che si vedeva e respirava in quei novanta minuti di gioco. Tutto veniva spiegato dettagliatamente come fosse una piacevole favola da ascoltare prima di mettersi a letto. Adesso per far star buoni i più piccoli e avere i propri spazi liberi, si utilizzano telefoni e tablet per ipnotizzare i nostri figli, interrompendo quella magica trasmissione di ideali e storia, che si ripeteva nel tempo.
“Se continua così c’è il rischio che i nostri figli diventino di un’altra squadra…”
Questo è ciò che capita di ascoltare da genitori preoccupati.
Non trasmettete le vostre paure, le insicurezze e le frustrazioni ai vostri figli, ma spiegategli che essere Laziali non significa tifare semplicemente per una squadra di calcio o per un grande campione, ma è molto molto di più: essere Laziali è uno stile di vita.
Insegnategli a lottare e ribellarsi alle prepotenze, alle angherie ed i soprusi, a non indietreggiare e scappare mai davanti ai pericoli ed i problemi, a non desistere e mollare mai, perché nulla è impossibile, a credere nei sogni ed inseguirli ogni giorno senza indugi e remore.
Insegnategli la storia e gli uomini che l’hanno scritta, le tradizioni ed i motivi di una scelta che ha radici profonde. Spiegategli che dal 1927 abbiamo deciso di non mescolarci alla massa, che spesso essere in pochi contro tanti non è una discriminante, ma è un esaltante motivo di vanto e orgoglio.
Trasmettetegli gli stessi concetti che vi hanno reso il Laziale che oggi sei tu, perché da un padre pavido, insicuro, superficiale, condizionabile e distratto, nasceranno e cresceranno tifosi di altre squadre o peggio ancora Laziali che non hanno ben chiaro il privilegio che vantano dalla nascita. Chi non ha avuto la giusta educazione lo riconosci immediatamente: allo stadio, per strada, nella sfera professionale, familiare e nella vita in generale. È insicuro, facilmente condizionabile, non prende mai una posizione, si nasconde e brontola anziché agire.
Insegnategli il rispetto: per la maglia, i colori, la storia, i nostri angeli, i valori, gli avversari e soprattutto per il nostro popolo. Raccontategli come fece Re Leonida di Sparta a suo figlio cosa ci rende forti e indistruttibili: “Ricorda sempre: la vera forza di uno spartano è il guerriero che sta al suo fianco. Perciò dagli rispetto e onore, e li riceverai a tua volta.”
Spiegategli che un figlio del suo stesso sentimento non si lascia mai solo, non si attacca o umilia pubblicamente, che non si abbandona mai nel momento del bisogno, che i più deboli vanno sempre protetti e difesi, che in ogni angolo di questa città è del mondo intero c’è un pezzo della sua famiglia pronto a sostenerlo e camminare spalla a spalla con lui.
Rendeteli forti attraverso i racconti e gli aneddoti vissuti e condivisi con vostro padre. Seguiteli senza soffocarli, perché la Lazio è amore incondizionato e libertà, proprio come il luogo dove il sogno di un giovane e coraggioso bersagliere prese vita e forma.
Spiegategli che l’idolo, l’icona ed il beniamino, non va ricercato in campo, ma le vere bandiere sono accanto a lui, che tutti possono arrivare e andar via, ma la sua “famiglia” la troverà sempre e per sempre, dalla stessa parte. Ditegli che ogni volta che vorrà vedere la sua Lazio, dovrà solamente alzare gli occhi al cielo e tra le mille sfumature di bianco e celeste potrà vivere e rivivere le sue emozioni ed i sogni più belli.
Dentro all’uovo di cioccolata che regalerete in queste ore che precedono la Santa Pasqua, mettete come sorpresa un biglietto per assistere allo spettacolo di sabato pomeriggio della Lazio nostra. Fategli vivere lo stadio insieme a voi nel giusto modo, senza personalismi, manie di protagonismo o inutili distrazioni, ma in modo semplice e romantico, proprio come facevano parecchi anni fa i nostri genitori con noi. Regalatevi questi attimi di eternità che niente e nessuno potrà portarvi via.
Un amore così grande, un amore così… di padre in figlio.
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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