di Danilo GALDINO

Per la storia della nostra città, questo giorno ha un significato importante. Le idi di marzo, sono una data dell’antico calendario romano, diventata famosa nel tempo perché fu quella in cui, nel 44 a.C., venne ucciso e pugnalato Giulio Cesare.
Poiché i giorni del mese, non erano numerati progressivamente dal primo all’ultimo, come accade oggi, le idi era il termine con cui venivano indicati i giorni a metà di ciascun mese del calendario romano. I giorni il quel periodo venivano chiamati in base a una serie di date fisse di riferimento: il primo giorno del mese erano le “calende”, poi c’era “il giorno dopo le calende”, e poi si iniziavano a contare i giorni che mancavano prima delle altre due festività mensili: le none e le idi. Queste due festività nei mesi di marzo, maggio, luglio e ottobre, cadevano il settimo e il quindicesimo giorno.
In origine il calendario era legato al ciclo lunare, ma con il tempo diventò invece solare. L’ultima grande riforma del calendario venne fatta proprio da Giulio Cesare e entrò in vigore nel 45 a.C.
L’anno dopo l’introduzione del calendario, il 15 marzo Giulio Cesare venne assassinato con diverse pugnalate, da una congiura organizzata da diverse personalità legate al Senato di Roma mentre si trovava nel Teatro di Pompeo.
Venne ucciso perché nel corso degli anni era diventato sempre più potente, suscitando le invidie del Senato sempre più delegittimato.
La leggenda racconta, che la morte di Giulio Cesare gli fosse stata preannunciata da un indovino proprio per le idi di marzo.
Roma, 15 marzo 2019… a distanza di tanto tempo questa data viene vissuta da chi ama cospirare allo stesso modo. Si attende un passo falso del nostro “Giulio Cesare – Simone Inzaghi” per sferrare alle sue spalle fendenti letali. Una parte del Senato della comunicazione, attende speranzoso da mesi che lui con la sua Banda perda terreno e si allontani da quella zona Champions vitale per le altre squadre bisognose di soldi e visibilità.
Hanno provato da questa estate a mettere in discussione e delegittimare un Mister condottiero, riuscito attraverso le sue vittorie ed i suoi comportamenti, a conquistare la stragrande maggioranza del suo popolo. Come accade sempre però, troviamo le due facce della stessa medaglia: i suoi successi, il suo bel gioco, la conquista di importanti finali, i record infranti nel corso del tempo e la vittoria di un trofeo, hanno generato rispetto, estremo sostegno e riconoscenza illimitata da parte dei figli del suo stesso sentimento. C’è però una gran fetta di persone che più o meno latentemente, ha sofferto per tutto questo, e attende dopo l’uscita di scena dall’Europa League, un’altra dolorosa eliminazione dalla Coppa Italia o qualche battuta d’arresto in campionato, per vestire i panni di Bruto e Cassio, e scagliarsi contro il nostro Giulio Cesare.
“Io sono nato a Piacenza e sono venuto a contatto per la prima volta con questa squadra nel 1999, a 23 anni appena compiuti. Effettivamente io non ero Laziale, ma ammetto di esserlo diventato senza nemmeno accorgermene. Una volta arrivato a Roma per vestire la maglia della squadra a cui, scherzi del destino, avevo realizzato anche il primo goal in serie A, sono stato subito travolto da questo sentimento profondo, che si è insediato dentro di me sempre di più nel corso dei miei quasi vent’anni con questa squadra.
La Lazialità è qualcosa di unico, una passione diversa da tante altre. Significa essere diversi, distinguersi rispetto alla massa. È un modo di vivere e una passione che ho tramandato anche ai miei figli, visto che sia Tommaso che Lorenzo sono diventati tifosi della Lazio. È un’emozione unica sentire la Curva Nord cantare il mio nome nel corso delle partite, mi fa capire di essere diventato un punto di riferimento per l’intera tifoseria: prima da giocatore e oggi da allenatore, vengo considerato come uno di loro, uno che è pronto a dare tutto se stesso per il bene di un patrimonio così importante come la Lazio, la prima squadra della Capitale.
Sono diventato anche io parte della storia gloriosa di questa società e ne sono davvero orgoglioso. Certo, mi è chiaro che prima o poi a livello professionale il rapporto dovrà interrompersi, il calcio d’altronde funziona così. Ma per quanto le strade possano in futuro separarsi, il legame che si è creato tra me e la Lazio non finirà mai. La Lazialità non è qualcosa che può cambiare a seconda dell’esperienza lavorativa. È un sentimento che ti entra dentro e che un vero Laziale porterà sempre con sé. E io non potrei essere più fiero di esserlo diventato”.
Il nostro Giulio Cesare, non deve temere nulla, perché al suo fianco c’è un popolo di Laziali come lui, pronto a scortarlo, proteggerlo e sostenerlo sempre.
L’avversario che affronteremo domenica è la grande rivelazione di questa stagione, unica neopromossa che a suon di vittorie si è posizionata all’undicesimo posto in classifica con 33 punti conquistati.
Questa Lazio nostra, ha conquistato il cuore di tutta la sua gente, o di quasi tutta, incarnando tutto quello che per tanto tempo abbiamo sognato. Questo gruppo è grintoso e combattivo come la sua gente, non molla mai, proprio come il giovane allenatore Laziale che la guida.
15 marzo… le idi di marzo biancocelesti potrebbero essere il punto di svolta di questa bella stagione, una tappa fondamentale per ripartire e sferrare l’ennesimo attacco a tutti i nostri cospiratori, ma per rendere possibile tutto questo servirà la Lazio vista al derby e lo stesso stadio di quella sera.
Di sfide impervie ce ne saranno ancora tante, ma la voglia di lottare non si spegnerà mai. Qualunque siano i risultati di questo prossimo turno di campionato, ci aspetteranno ugualmente tante altre dure battaglia, fino al prossimo 26 maggio.
Per aspera ad astra dicevano i latini, tra le asperità fino alle stelle… questo gruppo è nato e cresciuto tra tante difficoltà e corre, corre, corre come il vento, continua a correre nonostante scorrettezze di ogni genere. L’imperativo è uno e categorico: VINCERE!!!
Vincere, per continuare a volare fino ad arrivare alle stelle…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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