di Danilo GALDINO

18 gennaio…
Per la nostra città questo non è un giorno come tanti altri, lo sa bene Roma e lo sanno bene i Laziali di tutte le generazioni.
Ogni popolo ha il proprio giorno di dolore e puntualmente, come il calendario indica l’arrivo del diciottesimo giorno del primo mese dell’anno, il magone e il dolore riaffiorano prepotentemente.
Il destino beffardo sembra annusare da lontano il profumo del dramma, perché questa data con lo scorrere del tempo, si arricchisce ogni volta di una nuova fitta lancinante al cuore e di una lacrima in più.
Oggi come accade da quel 1977, il primo pensiero che rimbalza nella testa di un intero popolo è rivolto al suo angelo biondo.
La Lazio nostra è una delle favole più belle, appassionanti e struggenti che si siano mai vissute e raccontante nel corso della storia. Un racconto fatto di uomini speciali e grandi imprese, di boati di gioia assordanti e lacrime strazianti. Capitoli e capitoli, scritti da mani sporche d’inchiostro e fogli bagnati dalle lacrime e dal sangue…
18 gennaio 1977: il suono fastidioso e macabro di un colpo di pistola riecheggiò per ogni strada, piazza e vicolo della nostra città, provocando un dolore fortissimo al cuore di tutti. Quegli stessi cuori che un paio di mesi prima piansero e si disperarono per la perdita del “Maestro” Tommaso Maestrelli.
Ho visto un Re… biondo, forte e instancabile. Un Re capace di correre veloce come il vento, di sdoppiarsi in campo e superare ogni avversario.
Re Cecco: l’invincibile… era così per ogni Laziale e continua ad esserlo a distanza di anni.
Il 18 gennaio è il giorno di Luciano, ma esattamente due anni fa, questa data del calendario si è nuovamente macchiata di sangue: a 180 chilometri dalla Capitale una giornata che doveva essere di relax e divertimento, tra la neve ed il benessere, per diverse famiglie, si è trasformata in una tragedia che ha scosso l’Italia intera.
Il 18 gennaio 2017 nell’hotel Rigopiano di Farindola in Abruzzo, ben 29 persone sono state travolte dalla neve e sepolte dai detriti. Altre 11 sono miracolosamente sopravvissute e sono state estratte vive dopo giorni di ricerche e scavi. Tra di loro c’era un ascoltatore del nostro programma, un amico e un figlio del nostro stesso sentimento: Giampaolo Matrone!
A distanza di 24 mesi tutte queste famiglie ancora aspettano giustizia…
In questo giorno però dai colori spenti, c’è anche un riflesso di luce splendente, perché il 18 gennaio del 1986 in un paese della Bosnia chiamato Mostar, nasceva un predestinato, che avrebbe impresso il suo nome a fuoco nella storia della Lazio nostra e dell’intera città di Roma.
Senad Lulic sarà ricordato per sempre come il giustiziere, l’uomo della Provvidenza, la persona che ha incarnato in quel 26 maggio, San Michele Arcangelo, sconfiggendo e scacciando all’inferno tutti i nostri eterni avversari.
Come si affronta un 18 gennaio?
Come si supera il dolore?
Sant’Agostino spiegò che: “Nessuno muore sulla terra finché rimane nel cuore di chi vive…”
Questo concetto è ciò che rende unico il nostro mondo, è ciò che ci permette di superare lo sconforto con forza, coraggio e dignità, è ciò che consente ad ogni singolo vecchio cuore biancoazzurro di continuare a battere forte, forte, talmente forte che il suono di quel pulsare nel tempo penetra in tanti altri cuori, sconfiggendo il tempo, la rabbia, il dolore e la morte. L’amore incondizionato ed il culto del ricordo superano ogni cosa, volano sopra questo 18 gennaio, volano sopra al giorno di dolore che uno ha…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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