Lunga intervista del direttore sportivo della Lazio, Igli Tare, al quotidiano La Repubblica: un’analisi schietta dell’inizio di stagione, comprese le problematiche emerse e di cui si è parlato a lungo, relativa a giocatori come Milinkovic-Savic e Luis Alberto:

Per Milinkovic è soprattutto una questione di condizione fisica: è arrivato tardi per via dei Mondiali e così gli manca la preparazione atletica di base. Cosa fondamentale per uno “pesante” come lui. Non a caso, l’anno scorso ha iniziato a segnare con regolarità da fine ottobre (due reti il 19 ottobre 2017 al Nizza, una il 25 al Bologna, ndr). Poi può aver influito quel “parto o resto” durato tutta l’estate: alla fine è rimasto e ora deve solo entrare in forma”.

Arriva chiarezza anche sulla questione Luis Alberto, che ha lamentato problemi fisici relativi alla pubalgia: “No, per lui è una questione di testa: ha bisogno di sentirsi intoccabile, ma in un club ambizioso come la Lazio non è possibile sbagliare tante gare di fila e restare titolare. Le gerarchie le decide il campo, vige la meritocrazia. E così, dopo due gare sbagliate, alla terza esci al 55′ e la quarta stai in panchina. Deve riconquistare il posto, da uomo, e tornare a fare la differenza. Lui è un giocatore da Real Madrid, la sua qualità l’ha già dimostrata: ora deve fare il salto di qualità. Per lui è l’anno della consacrazione. Ha bisogno di migliorare la condizione fisica e di lavorare sull’autostima”.

Con giocatori come Correa, il turn over sarà più massiccio per la Lazio in questa stagione: “Il modello è la Juve: chi gioca, anche se la partita precedente era in panchina, dà tutto. Sempre. Per noi la priorità resta il campionato, con la Champions come obiettivo: sarà dura, quest’anno la Serie A è più equilibrata, ci sono appena 4 punti tra la terza e la dodicesima. Alla Lazio ne manca uno, con il Napoli sarebbe stato più giusto il pareggio“. Su Correa: “È un giocatore da sogno. Con un po’ di fortuna in più, era già a 3-4 gol. Servono pazienza e fiducia, ma esploderà. Lui e Immobile sono i nostri contropiedisti, complementari con Luis Alberto e Caicedo. Possono giocare tutti in coppia uno con l’altro”. E proprio Caicedo, per Tare, non è affatto una sorpresa: “Ero sicuro che il secondo anno avrebbe reso come sa. È introverso, il che non lo aiuta, ha avuto bisogno di tempo. Non segnerà mai i gol di Ciro, ma il suo lavoro è importante per la squadra”.

La difesa e il lavoro degli esterni sono finiti spesso sotto la lente d’ingrandimento della critica. Tare sottolinea responsabilità e recuperi e mancanze importanti nei ruoli, sottolineando anche l’importanza di nuovi acquisti pronti a ritagliarsi uno spazio importante: “Faticano i più esperti, Wallace, Bastos e Caceres. Imperdonabile l’errore di Martin nel derby: aveva tutto il tempo per rinviare con il suo piede preferito. Ma quando dicono che la difesa è il nostro punto debole, non ci sto: l’anno scorso abbiamo avuto il miglior attacco del campionato, normale che qualcosa dietro concedi”. Su Badelj: “Lui è un capitano, un leader: in panchina soffre. Ma io gli avevo parlato, sapeva di non avere il posto assicurato e ha accettato la sfida. Come Berisha, un altro che ama caricarsi la squadra sulle spalle: entrambi saranno importanti.” Se punto ancora su Lukaku? Sì, in questa sosta rientrerà in gruppo. Mi spiace per l’infortunio di Durmisi, era in forma, non ci voleva. Critiche a Marusic? Prima la schiena, poi il flessore: se non riesci ad allenarti bene, in partita paghi. Non è ancora al cento per cento, ci arriverà presto”.

Allenatore e tifosi restano punti fermi per l’ambiente e il progetto: “È sempre più maturo come tecnico. E sa che nei momenti negativi può contare sulla fiducia del suo staff, della squadra, della società. Ho sentito parlare di esonero e di rapporto ai minimi termini con il gruppo: invenzioni”. Infine, Tare ha commentato il rapporto con l’ambiente: “Ho apprezzato tanto l’incoraggiamento alla squadra prima della gara con la Fiorentina. La spinta dell’Olimpico è fondamentale: l’ideale sarebbe passare da 30mila a 40mila presenze di media. Mi emoziona il senso di appartenenza che esiste in Germania: l’Amburgo in Serie B ha 55mila spettatori fissi, il Kaiserlautern 45mila in Serie C…”.

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