Il prof Fabio Ripert, preparatore atletico biancoceleste, è intervenuto ai microfoni della radio ufficiale della SS Lazio:

“Nel corso della stagione ho avuto modo di sentire tutti i ragazzi con i quali ho condiviso precedenti esperienze sia a livello Primavera che nelle stagioni con gli Allievi: c’è un rapporto speciale, mi congratulo spesso con loro per le prestazioni che offrono. Sono ragazzi eccezionali.

La rosa biancoceleste è composta da ottimi giocatori: sono soddisfatto del percorso compiuto dalla squadra nell’intero arco della stagione. È stata un’annata bellissima, è mancata solo la ciliegina che poteva renderla meravigliosa. I numeri non li vedo mai ma, nel bilancio, ci tengo a sottolineare le 55 gare ufficiali disputate, i 72 punti conquistati in campionato, il record di vittorie in trasferta: ciò ci consente di capire come questa sia una squadra solida. Il secondo anno, in passato, portava con sé tante incognite: il nostro gruppo, invece, si è unito ancor di più e questo è il fattore più importante.

La condizione atletica è stata costante: l’obiettivo, come avevo già dichiarato questa estate durante il ritiro di Auronzo, era quello di mantenere la squadra sempre tra il 85 ed il 90% delle proprie possibilità fisiche. Il calcio è uno sport di squadra, non si deve arrivare ad una data al 100% della forma, come nell’atletica alle Olimpiadi. La condizione va mantenuta, cercando di fare meno danni possibili, quindi lavorando singolarmente su ogni atleta, sulle sue caratteristiche e carenze. Inoltre, il lavoro si basa sugli impegni della squadra. Io e gli altri preparatori, Fonte e Bianchini, ci confrontiamo costantemente con lo staff tecnico e con i match analyst: c’è un lavoro di squadra che consente di intrecciare tutte le informazioni su ciascun giocatore e che permette di tirar fuori il meglio per quanto concerne la programmazione.

Il calcio è uno sport aerobico ed anaerobico alternato: ogni giocatore ha le sue caratteristiche. Per esempio, Parolo e Felipe Anderson hanno peculiarità differenti, ruoli diversi e quindi uno può essere più veloce o resistente dell’altro. Il lavoro è incentrato sullo sviluppare le capacità di ogni atleta. Un velocista come il brasiliano, che ha grandi doti sia in resistenza, sia in forza ed anche in velocità, lavora per migliorare dove ha delle piccole carenze ma anche con l’intento di migliorare le proprie caratteristiche, perché altrimenti potrebbe perderle.

Parliamo di atleti d’élite. Sotto l’aspetto fisico tutti hanno grandi capacità, è l’aspetto mentale a fare la differenza. In tutti gli sport, la differenza la fa la testa, poi arriva il fisico. Ogni giorno lavoriamo dal punto di vista caratteriale, anche con il quotidiano confronto, cercando di capire l’umore dentro e fuori dal campo di ciascun giocatore. Il sottoscritto, così come tutto il resto dello staff, svolge un ruolo importantissimo nel momento del confronto con l’atleta: dobbiamo capire quando allentare la pressione, quando invece stimolare un giocatore e questa è una delle caratteristiche più importanti; saper dosare nel momento opportuno. Ciò può andare anche a condizionare le prestazioni del singolo, sempre che il giocatore ti ‘consenta’ di entrare in empatia con lui. Questo gruppo da tale punto di vista è coeso e compatto, ha reagito nelle difficoltà e questo è merito dei calciatori ma anche nostro: siamo una grande famiglia.

Io, Inzaghi e Cerasaro siamo partiti dagli Allievi Regionali, insieme con il fisioterapista Cristian Marsella ed abbiamo vinto il campionato. Questo è l’ottavo anno in cui lavoriamo a stretto contatto, ricordo il primo incontro che ho avuto con il mister al campo ‘Gentili’ dove abbiamo iniziato. Ormai c’è sintonia, ci si capisce con uno sguardo. All’interno dello spogliatoio c’è un ottimo rapporto: tra noi vige grande sintonia, i confronti non mancano come del resto le discussioni. È una vera famiglia. Raggiungere la Prima Squadra della Capitale è sempre stato per me un obiettivo; quando il Prof. Febbrari mi diede possibilità, non pensavo di arrivare alla Lazio, mi piaceva capirne di più, respirare e vivere quest’aria e rubare con gli occhi i segreti del mestiere ad alti livelli. Quando, in seguito, è arrivata quest’occasione per me è stato bellissimo. Diversigiocatori che ho gestito nel Settore Giovanile è oggi in prima squadra, come ad esempio Murgia, Crecco, Palombi, Rossi, Lombardi, Guerrieri, ma anche Cataldi ed i vari Keita, Tounkara, Oikonomidis, Germoni. Esser cresciuti tutti insieme rappresenta una delle nostre soddisfazioni più grandi. Con i ragazzi c’è un rapporto particolare, di confidenza e di scambio d’idee.

In passato, avevo vinto una Supercoppa con la Primavera ed è stata un’emozione bellissima, ma il trionfo di quest’anno è stato incredibile. Murgia è ormai in pianta stabile in prima, vederlo segnare al 93’ in finale di Supercoppa è stato come se avesse segnato uno di noi. Si è avverato un bel sogno.

Le partite infrasettimanali ci hanno obbligati a gestire la settimana diversamente; chi gioca è come se si allenasse ad un’altissima intensità che non puoi mai riprodurre in allenamento. Ti puoi avvicinare dal punto di vista fisico e nervoso, ma è irripetibile un livello simile di stress. Chi non gioca deve integrare, invece, con lavori tecnici, atletici e tattici perché altrimenti può andare fuori forma. Svolgiamo un lavoro quotidiano con ogni giocatore, c’è chi preferisce allenarsi in un determinato modo: come il medico ascolta il paziente, anche noi ascoltiamo i nostri giocatori nei percorsi di integrazione. Sotto il punto di vista umano, mi ha sorpreso complessivamente Leiva, per tattica, carattere e qualità tecniche ed atletiche: è un autentico top-player.

Questa estate lavoreremo in modo molto simile, andando però comunque a cambiare qualcosa rispetto al passato. Ho il mio metodo e non lo cambierò. Nella prima stagione non facemmo fronte a dei turni infrasettimanali, mentre quest’anno abbiamo fatto bene, ma potevamo sicuramente fare meglio, c’erano le giuste motivazioni per andare oltre lo sforzo. Andremo ad attuare alcune correzioni su alcune situazioni nelle quali potevamo raccogliere risultati migliori.

Nelle gare casalinghe disputate contro il Genoa ed il Bologna abbiamo offerto un paio di prestazioni sottotono, meno brillanti sotto il punto di vista fisico: è fisiologico avere dei cali nell’arco di una stagione lunga e densa d’impegni, ma  l’importante è che tali situazioni non ristagnino per un mese o due, come infatti non è accaduto. Sotto l’aspetto emotivo, dobbiamo provare a migliorarci, ma anche sotto il punto di vista tattico ed atletico. I match disputati contro Salisburgo, Inter e Crotone, nei quali dovevamo dare di più, ci permetteranno di maturare ulteriormente e di centrare obiettivi importanti. La squadra ha intrapreso un percorso di crescita di lunga durata, non di due anni, ma di tre, quattro o cinque per arrivare a raggiungere obiettivi più importanti. Non possono esserci limiti”.

(fonte: sslazio.it)

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