di Danilo GALDINO
“Hatch, se scappiamo ora, perdiamo più che una partita…”
Era il 1981 quando un film liberamente ispirato alla “partita della morte” giocata a Kiev il 9 agosto del 1942, tra una mista di calciatori di Dynamo e Lokomotiv e una squadra composta da ufficiali dell’aviazione tedesca Luftwaffe, stregò milioni e milioni di sportivi e tifosi di calcio di tutte le età: “Fuga per la vittoria”.
Quella splendida pellicola, oltre a raccontare uno spaccato del 1942 vissuto durante la seconda guerra mondiale, ci fece capire tante e tante cose: nella vita non si può scappare, perché certi appuntamenti fanno la storia e un giorno, un mese o qualche anno di vita in più, potrebbero compromettere l’immagine è la vita stessa di tante e tante altri figli del tuo stesso sentimento ed ideale.
Ci fece capire che lo sport ed in particolare il calcio, è sempre stato capace di superare divisioni, contrapposizioni, scontri e addirittura guerre. Davanti a un campione e le sue giocate d’alta classe, nessuno può rimanere indifferente, davanti a qualcosa che resterà scolpito nella mente e nel cuore di milioni e milioni di persone, bisogna solamente alzarsi in piedi ed applaudire, proprio come fece l’ufficiale tedesco ed ex calciatore il Maggiore Von Steiner, davanti alla rovesciata più bella e famosa della storia, fatta dal Caporale degli Alleati Luis Fernandez.
Quando si è spettatori di un gesto tecnico di così rara bellezza, diventiamo tutti un po’ Von Steiner, e proprio come lui non resta che applaudire sportivamente la rete di un fuoriclasse, bisogna farlo anche tra la silenziosa ma evidente disapprovazione degli altri ufficiali tedeschi seduti in tribuna d’onore.
Ieri sera a guardare una splendida e importantissima partita di Champions League, non c’erano solamente gli sportivi italiani e spagnoli, ma gli occhi di tutti gli amanti del calcio di ogni angolo del mondo. Al minuto 19 del secondo tempo di Juventus-Real Madrid, un po’ tutti noi siamo tornati giovani o bambini… tante le similitudini tra ciò che abbiamo visto attraverso il grande schermo quasi quarant’anni fa, e quello che è accaduto realmente allo Stadium di Torino.
La “partita della morte” di Kiev e proprio a Kiev si disputerà il 26 maggio 2018 la Finale di Champions League.
Chi è più forte Pelé o Cristiano Ronaldo? Questo è l’interrogativo che abbiamo sentito spesso tra i vari amanti del calcio di ieri e di oggi. Ognuno ha sempre spiegato il suo punto di vista, snocciolando numeri, statistiche, vittorie conquistate, trofei alzati al cielo, goal fatti e tanti tanti altri aspetti, ma è quasi impossibile comparare “artisti” e “leggende”.
In un attimo nelle orecchie di tutti è partita quella musica che accompagnava il cross dal fondo e la spettacolare sforbiciata di Pelè, ma in area di rigore ad aspettare quella palla c’era il pluri pallone d’oro portoghese. Quando vedi qualcuno salire in cielo e colpire con il collo del piede un pallone che accarezza le nuvole immediatamente tutti noi veniamo catapultati in una dimensione onirica fatta di ricordi e fantasia. Dentro all’incredibile prodezza di ieri sera c’è un po’ di Piola, Chinaglia, Giordano, Garlini, Bergodi, Casiraghi, Mauri e Immobile. Dentro a quella fantastica giocata c’è un po’ della nostra infanzia fatta di capriole al parco e pomeriggi passati a guardare le rovesciate incredibili di Holly Hutton. Dentro a quella perla di Cristiano Ronaldo c’è tutta l’essenza del gioco del calcio che da più di un secolo appassiona e coinvolge quasi tutti gli esseri umani della Terra.
Chissà per quanto tempo ancora dibatteremo su chi era più forte tra Pelé e Maradona, tra Cristiano Ronaldo o Messi, ma se ci sono ancora tanti e tanti bambini sognanti che provano a imitare le loro giocate, è perché questi “artisti del pallone” sono un patrimonio dell’umanità e non se li godono solo i loro “presidenti committenti”, ma i tifosi di tutte le squadre del mondo.
Prima di chiudere gli occhi e addormentarsi chissà quanti di noi avranno sognato di vedere domani sera nel nostro stadio Olimpico, un cross calibrato di Luis Alberto e una rovesciata acrobatica di Ciro Immobile… un goal alla Ronaldo, un goal alla Pelé, un goal da fuoriclasse con indosso la maglia più bella del mondo con i colori del cielo.
Grazie a tutti questi campioni ho imparato a sognare che non ero bambino, che non ero neanche un’età… e il pallone che andava come fosse a motore, c’era chi era incapace a sognare e chi sognava già…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

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