Vivere… anche se sei morto dentro.
Vivere… e devi essere sempre contento.
Vivere… è come un comandamento.
Vivere o sopravvivere?
Senza perdersi d’animo mai e combattere e lottare contro tutto contro, oggi però non ho tempo, oggi voglio stare spento…
È impossibile non rimanere scossi davanti a un dramma, è impossibile non restare pietrificati davanti ad una notizia che genera dolore e lacrime, è impossibile non essere travolti da mille e più ricordi e pensieri quando improvvisamente un ragazzo di 31 anni lascia questa vita terrena per volare su qualche nuvola del paradiso.
Un dramma non ha nessun aspetto positivo, ma forse ha una capacità, quella di riuscire a bloccare il mondo intero, di arrestare la frenesia, lo scontato ed il superficiale della vita quotidiana di ogni singolo essere umano.
Davide Astori ieri avrebbe dovuto guidare la Fiorentina nella trasferta di Udine.
Davide Astori sabato sera avrà sicuramente parlato e salutato sua moglie Francesca, la sua bambina di due anni ed i suoi amici, come fanno tutte le persone che si trovano lontane da casa.
Davide Astori non deve essere considerato un calciatore famoso, ma un semplice ragazzo di 31 anni che all’improvviso ha smesso di vivere e di poter condividere sorrisi, emozioni e attimi felici con tutte le persone che lo conoscevano e gli volevano veramente bene.
Il potere di un dramma, è quello di far comprendere a tutti che nella vita ci sono poche situazioni veramente importanti e una marea di cazzate che offuscano costantemente la visione dell’essenziale.
Un dramma è un dramma, anche se più di qualcuno riesce a trattare un dramma in modo irrispettoso e fuori luogo, l’errore che in troppi commettono è assegnare un valore diverso da dramma a dramma, come se le vite avessero un peso specifico ed un significato differente.
La morte è morte sempre, e va affrontata sempre con estremo rispetto, la morte è identica per tutti: che sia un calciatore famoso, un tifoso che segue con passione la sua fede, un ragazzo che crede in un ideale politico o religioso, un lavoratore troppo spesso sfruttato che svolge qualsiasi mansione per portare il pane a casa, un bambino innocente o una giovane ragazza indifesa. Un dramma dovrebbe fermare il mondo intero e farlo riflettere, ma in questa strana società in cui viviamo, non accade sempre.
Un dramma si consuma in un minuto, ma anche tanto altro in ogni sfera della vita più o meno importante, si può decidere in un minuto…
In un minuto finale puoi perdere immeritatamente una partita che hai giocato bene contro la squadra più forte e vincente d’Italia.
In un minuto un arbitro come Banti di Livorno attraverso un suo errore di valutazione in area di rigore bianconera può indirizzare il risultato di una partita.
In un minuto può cambiare e crollare lo stato psicologico e le convinzioni di un’intera città come Napoli e di una squadra che è prima in classifica, corre veloce dall’inizio del campionato, ma si sente perennemente braccata da un gruppo che vince ininterrottamente da sei stagioni.
In un minuto di una domenica mattina di marzo tutto può cambiare, la vita di un ragazzo di 31 anni, la vita di sua figlia, la vita di chi a Davide lo amava e gli voleva bene.
Un dramma dovrebbe far comprendere quanto sia importante vivere e sperare di star meglio. Vivere e non essere mai contento, vivere e restare sempre al vento a vivere e sorridere dei guai, proprio come non hai fatto mai e pensare che domani sarà sempre meglio…
Oggi più di ieri, vivere e non sopravvivere…

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