di Danilo GALDINO

Quante volte leggendo o vedendo qualcosa avete avuto la sensazione di aver già assistito a quel che si palesa davanti a voi. Nel corso del tempo il vocabolario della lingua italiana si è arricchito di termini provenienti da altre culture e lingue che sono diventate di uso comune anche nel nostro paese. In questi ultimi giorni leggendo i quotidiani due parole compaiono nella nostra testa e si accendono ad intermittenza come le luci del presepe natalizio, una d’origine francese e l’altra inglese: Déjà-vu e rewind. Il dèjà-vu è un fenomeno psichico rientrante nelle forme d’alterazione dei ricordi e consiste in fatti totalmente casuali di cose, animali o persone che entrano in contatto col soggetto, che provocano la sensazione di un’esperienza precedentemente vissuta e già vista. Rewind: in un riproduttore di cassette, funzione che serve per riavvolgere il nastro. Simone Inzaghi in questi giorni è stato accostato al Maestro Tommaso Maestrelli, a Petković, a Eriksson, a Zoff e perfino a Gesù… per numeri, record e similitudini un po’ tutti a torto collo, sono stati costretti ad esaltare il lavoro straordinario del nostro Mister. La Lazio nostra ha segnato a questo punto della stagione come nessun’altra nella storia, ha infranto il record di punti totalizzati nel giro di andata che aveva la Lazio del tecnico vincitore di quel catastrofico 26 maggio, la Banda Inzaghi lontano dall’Olimpico non ha mai perso conquistando 8 vittorie e 2 pareggi partite. Questa squadra eguaglia e supera record, vince e alza al cielo un trofeo, sgretola tabù negativi che resistevano da anni, e non sembra avere nessuna intenzione di rallentare la sua strepitosa cavalcata. Dèjà-vu e rewind… Chiudendo gli occhi e riavvolgendo il nostro nastro mnemonico, torniamo al marzo del 2015, quando si diceva e scriveva lo stesso del Mister Stefano Pioli e della sua squadra che viaggiava veloce come il vento. Per la precisione questa Lazio di Inzaghi sta facendo anche meglio rispetto a quella, ma quello che più ci deve mettere in guardia, è che le stesse persone che sono state costrette a celebrare ed esaltare prima Pioli e oggi Inzaghi, sono le stesse che hanno provato a criticare pretestuosamente questi due seri professionisti e a destabilizzare il clima armonioso creato da loro. Attenzione, facciamo attenzione a non consentire a chi della Lazio e dei Laziali gli interessa poco o nulla ed il più delle volte li combatte con ogni mezzo, di farci trovare impreparati. Quando Pioli arrivó per la prima volta ad Auronzo di Cadore, trovo cumuli di macerie sopra la Lazio nostra, con fatica, dedizione e sacrificio, costruì mattoncino dopo mattoncino, giorno dopo giorno, qualcosa di buono e di bello, che fu demolito in un’estate. Simone Inzaghi questa estate arrivato sotto le Tre Cime di Lavaredo, sentiva continuamente la domanda: “Mister non teme la maledizione del secondo anno che puntualmente ha colpito tutti gli allenatori che l’hanno preceduta?” Anche lui con fatica, dedizione e sacrificio, ha costruito mattoncino dopo mattoncino, giorno dopo giorno, qualcosa di bello ed esaltante. Ha immediatamente rintuzzato ogni attacco strumentale nel modo che da sempre preferisce: VINCENDO!!! Gli stessi personaggi che parlavano continuamente della maledizione, chiedevano la lesa Maestà davanti alla corazzata bianconera prima del 13 agosto scorso. Dopo aver conquistato la Supercoppa Italiana e dopo qualche settimana aver espugnato per la prima volta lo Stadium juventino, sempre le stesse persone parlavano di “amanti” a Torino, di contatti presi con gli amici Nedved e Paratici e di accordi già trovati. Di idiozie e notizie con il segno meno davanti, ne abbiamo lette e ascoltate molte in questi mesi, ma il modo migliore per rispondere ad attacchi e provocazioni resta sempre lo stesso: VINCERE! Godiamocelo questo momento, ricordando sempre le parole pronunciate da Laocoonte ai Troiani che si trovano sull’eneide: “Temo i greci anche quando portano i doni…” Di record, lusinghe ambigue, di dolcetti al miele che nascondono l’amaro fiele covato da sempre, di processi mediatici e altre futilità che non portano da nessuna parte, non deve interessarci nulla, oggi il nostro pensiero deve essere solamente Milano. In 72 ore ci potremmo regalare qualcosa di fondamentale ed estremamente bello contro il Milan. Sì, proprio quel Milan che dai novelli adulatori mediatici, era considerato fino a sei mesi fa, uno dei principali candidati alla vittoria finale dello scudetto e dell’Europa League. Domenica alle 18:00 servirà restare imbattuti e proseguire la striscia positiva, che ci ha permesso nell’ultimo mese di recuperare ben 10 punti agli altri. Concentriamoci solo ed esclusivamente sul primo round contro il diavolo, a partire dalle ore 20:00 ci dedicheremo al secondo di Coppa Italia, consapevoli che qualsiasi sarà il risultato della prima semifinale d’andata, andremo ugualmente a comprare il biglietto per la partita di ritorno in programma il 28 febbraio a casa nostra. Ormai conosciamo bene amici e nemici, sappiamo chi ci vuole platealmente male e chi subdolamente fa finta di volerci bene, quindi apparenti lusinghe e fiumi di piaggeria, non attecchiscono e distraggono. Come sempre ai Laziali ce pensano i Laziali, e alla Lazio nostra pure… centinaia e centinaia di poeti guerrieri invaderanno Milano e permetteranno come sempre alla Banda Inzaghi, di giocare in casa anche a 570 chilometri di distanza dalla Capitale. Ci siamo, finalmente è sabato, giorno di vigilia: il sabato a ballare, a letto non andare, ricorda alla trasferta tu non devi mai mancare… Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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