di Danilo GALDINO

Molti bambini aspettavano impazienti il momento che precedeva la buonanotte per ascoltare dalla voce del proprio padre storie e favole di personaggi straordinari, affascinanti e coraggiosi. Figure a cui ispirarsi che trasmettessero insegnamenti, significati, valori e che permettessero di fantasticare. C’è chi ha ascoltato incantato i racconti di De Amicis del Libro Cuore, chi il Libro della Giungla, chi la balena Moby Dick e chi invece, come me, sentiva suo padre narrargli le gesta di un eroe chiamato Giorgione Long John. Quei racconti non erano frutto della fantasia dell’autore o del narratore, ma raccontavano le vere gesta di un personaggio unico e inimitabile. Ogni popolo ha avuto un uomo, un eroe, un condottiero che ne ha cambiato radicalmente il percorso ed il destino. Una di quelle figure che lasciano un segno indelebile nella gente, attraverso comportamenti audaci e coraggiosi, incarnando la parte più indomita e ribelle insita in ognuno di noi, donando gioia ed emozioni, infondendo forza e sicurezza. Una guida trascinante, un’icona di libertà, un simbolo capace di affrontare ogni avversario sempre a petto in fuori. Ne nasce uno ogni mille anni di eroe, eletti che diventano leggenda attraverso il loro essere, lasciando impresso a fuoco il loro nome sui libri di scuola. In 118 anni di storia, molti uomini valorosi e tanti fuoriclasse si sono susseguiti, ma nessuno mai era riuscito a cambiare la mentalità e l’atteggiamento di un popolo intero, trasformando la timidezza in sfrontatezza, l’insicurezza in spavalderia, la paura in coraggio. Guardando gli occhi di mio padre illuminarsi ed emozionarsi ogni volta che mi raccontava di Giorgio ho compreso il vero senso dell’essere Laziale. Prima di addormentarmi sognavo anche io come tutti i figli del nostro stesso sentimento di essere Giorgione. Lui che li sfidava, provocava e batteva sempre: in campo, per strada, ovunque… Lui che sparava con la pistola e dormiva con gli scarpini nuovi… Lui che faceva le corna ad uno stadio intero che lo fischiava e festeggiava una sconfitta della Lazio nostra… Lui che prese un intero popolo per mano e lo portò con se sul dischetto del rigore, facendolo impazzire di gioia in quel 12 maggio del 1974… Lui che trascinò una banda di pazzi, rissosi e indomiti Laziali, vincendo la classifica cannonieri nella stagione del tricolore… Lui che mandó platealmente a quel paese il C.T. della Nazionale per una sostituzione… Lui che non aveva un semplice allenatore, ma quasi un secondo padre da ascoltare, seguire e rendere felice, un rapporto simbiotico tra maestro e allievo… Lui che cantava e rappresentava la vera essenza del football crazy… Lui che disse a Pelé di spostarsi più in là perché centravanti ci doveva giocare lui… Lui Presidente tifoso tra i tifosi… Lui che fece scrivere uno striscione di ringraziamento e gratitudine da dedicare alla sua gente e alla sua Curva… Lui che dopo l’ennesimo torto subito, correva furente dietro all’arbitro Menicucci brandendo l’ombrello… Lui che con la sua incredibile forza ha piegato le mani dei portieri e ha spazzato via chiunque provava a fermarlo… Lui combattente, coraggioso e leale, ammalato inguaribilmente di Lazio… Lui semplicemente: GIORGIO!!! Perché certe persone, si trasformano in emozioni e diventano bandiere… Tutto passa, tutto scorre, tutto tranne un grido di battaglia che si tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione per l’eternità… Buon compleanno Long John… tanti auguri Giorgione!!! Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

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