Giampaolo Matrone, tifoso laziale rimasto coinvolto nella tragedia di Rigopiano dello scorso gennaio, è intervenuto sugli 88.100 di ElleRadio nella trasmissione Laziali On Air dopo le intercettazioni rese note ieri, relative alla notte del crollo dell’albergo:

“Abbiamo saputo dall’avvocato e dalla Procura che ora si stanno dando la colpa tra di loro, tra gli enti: Provincia, Regione e Prefettura. Iniziano ad accanirsi tra di loro e prima o poi uscirà la verità. Fino al 17 gennaio andavano a cena a braccetto tutti quanti insieme, ora sarà difficile per loro discolparsi dal tragico evento accaduto. Quando senti quelle intercettazioni che deridono, che parlano di andare a farsi il bagno alla Spa, non riesci a sopportarlo. Il Prefetto è stato trasferito a Roma, ma non sarà il Prefetto della Capitale o di Pescara, ma per sempre il Prefetto di Rigopiano, come responsabilità in quanto capo della protezione civile. Io non so se qualcuno di questi che ora fanno i grandi resisterebbero una sola ora dieci metri sottoterra, come sono stato io. Sapere che il Presidente della Regione non ha mandato le turbine, dirottandole sulle vie che interessavano a persone sue amiche, fa male.”

“Per far capire quanto il sistema sia marcio, è emerso come non si sia voluto chiamare l’Anas per intervenire perché altrimenti sarebbero stati tolti i fondi per la manutenzione stradale, è emerso chiaramente anche da altre intercettazioni. Per il denaro ci abbiamo rimesso la vita. Ora come dicevo si stanno incolpando tra di loro, i nostri avvocati non possono avere ancora accesso agli atti, ma sicuramente ci saranno presto altri indagati. Stanno facendo tutti un lavoro ottimo, stanno emergendo delle responsabilità delle persone indagate, ma mancano ancora il Presidente della Regione e la centralinista che non ha dato subito l’allarme. L’avviso di garanzia deve arrivare ad entrambe, non vedo perché il Presidente debba restare impunito, a giorni ci saranno delle novità.”

Queste le intercettazioni riportate:

“E insomma, mica deve arrivare a Rigopiano? Perchè se dobbiamo liberare la Spa, al limite ci andiamo a fare pure il bagno”. Queste le parole pronunciate al telefono da un dipendente dell’Anas, alle 15.35 del 18 gennaio 2017, poco più di un’ora prima che una valanga travolgesse l’Hotel Rigopiano di Farindola. Il dipendente dell’Anas è a colloquio con il responsabile del settore viabilità della Provincia, Paolo D’Incecco, che -secondo quanto riferito dai carabinieri nell’informativa- ride della battuta del suo interlocutore. Anche l’altro ride e aggiunge: “Cioè, ho capito che dobbiamo arrivare fin lì, però insomma è una bella tirata, lo sai meglio di me”. I due stanno parlando della possibilità di distaccare una turbina, che ritengono stia operando nel circondario di Penne e incidentalmente fanno dei riferimenti alla situazione dell’Hotel Rigopiano. D’Incecco chiede: “quanto tempo… oggi pomeriggio non si può fare niente?”. Il dipendente dell’Anas risponde che “mò, penso… oggi… la Madonna che c’è qua… eh… mo’ penso no”. D’Incecco a quel punto chiede se se ne parli per la mattina seguente e il dipendente dell’Anas conferma che “sì, almeno domattina, anche perchè quello con la turbina fino a mò ha faticato…”.

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