Delio Rossi, ex allenatore della Lazio e ultimo tecnico ad affrontare la Champions League sulla panchina biancazzurra, è intervenuto sui 105.8 di Radio Incontro Olympia:

Dispiace che sono passati 13 anni dall’ultima partecipazione, la Lazio avrebbe meritato di giocarsi prima le sue carte in Champions. Sono però due squadre completamente diverse, la mia era una squadra che era un cantiere aperto, costretta a vendere i giocatori migliori se arrivavano grandi offerte. Questa Lazio ha sicuramente più certezze rispetto alla mia, sono convinto che la squadra di Inzaghi ha la possibilità di fare un’ottima Champions. Il pericolo è che dopo averla aspettata per tanti anni possa generare aspettative eccessive, influendo anche sul campionato che deve essere ancora il primo obiettivo, per non rendere la partecipazione in Champions un fatto episodico. Se ce l’ha fatta l’Atalanta non vedo perché non possa farcela la Lazio.

Il problema è che la Lazio contro l’Atalanta non ha giocato male, anzi ha fatto una buona partita. Ha trovato però una squadra che sta meglio, a cui riescono le cose con facilità. E’ mancato probabilmente l’episodio a favore che poteva cambiare l’inerzia della partita che è stata alla fine tutta per l’Atalanta. Partite come Inter-Fiorentina hanno dimostrato l’importanza dei cinque cambi.

Mauri era più offensivo di Luis Alberto, più bravo nell’inserimento mentre lo spagnolo è molto più bravo da rifinitore. Il 3-5-2 è un sistema di gioco perfetto per le sue caratteristiche, con un 4-4-2 dovrebbe riciclarsi da seconda punta. Sicuramente rende meglio da metà campo in avanti, ieri arretrando veniva costantemente marcato a uomo e non è riuscito a fare la differenza che di solito fa.

A Inzaghi darei due consigli: non caricare troppo le partite di Champions, farlo rischia di mettere in secondo piano il campionato. A me è capitato che quando abbiamo giocato la Champions giocare col Chievo era come affrontare la Tor Tre Teste, e chi giocava aveva paura di non giocare col Real Madrid, creando preoccupazioni anche nel gruppo. C’è questo pericolo per chi non è abituato a giocarsi la partita della vita ogni tre giorni.

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