di Danilo GALDINO

Non basterebbe un’intera vita per provare a spiegare e descrivere l’amore. In molti artisti, poeti, scultori, pittori e musicisti hanno dedicato la loro esistenza provando a dare un’immagine e un suono al sentimento più nobile che si possa provare. Sull’amore sono stati scritti libri, trattati, enciclopedie. Il primo in assoluto fu il Simposio di Platone. Ci sono varie forme di amore, perché questo sentimento ha varie sfumature più o meno intense: affetto, bene, infatuazione, amore di sangue, amore per un ideale e poi l’amore eterno. In sanscrito ad esempio è “a-more”, ovvero ciò che non muore.
Il nostro amore racchiude ogni singola tonalità di questo sentimento, ha i colori del cielo e dell’acqua del mare, della libertà e della vita, è eterno e non muore mai, si trasferisce di cuore in cuore, cresce insieme a noi e con noi.
Nel nostro amore c’è il volto dei tuoi genitori, l’abbraccio di un fratello, la carezza di un figlio, il sorriso dell’amico che è sempre al tuo fianco ed il ricordo costante di chi ci ha lasciato troppo presto.
Nel nostro amore ci sono gli sguardi fieri ed il cuore nobile degli ultras della Lazio che hanno raccolto e portato montagne di giocattoli ai bambini ricoverati al Policlinico Umberto I.
In quelle cinque lettere è racchiuso tutto, c’è l’essenza di un’esistenza, l’elisir di lunga vita. Scrivi amore e leggi Lazio… pensi amore e gridi Lazio!
Non esistono tentennamenti, non esistono distrazioni, non esistono mai rimpianti, semplicemente perché tutto mi parla di te, mi ricorda di te e da sempre è un istinto primordiale quello mi spinge continuamente dalla stessa parte.
L’amore implica resistenza, pazienza e perseveranza, l’amore trasforma la fatica ed i sacrifici in eterno piacere, l’amore ti porta a vivere anche giornate di estremo dispiacere, di delusioni e di rabbia.
L’amore spinge a perdonare e reagire continuamente, a non smettere mai di credere e sperare, l’amore ci proietta sempre con inesauribile entusiasmo ad una nuova giornata di festa e amore.
Domenica si tornerà a respirare amore a pieni polmoni, e profumo di grandi appuntamenti.
Un’altra finale è alle porte, un’altra finale sta per arrivare, un’altra finale da giocare e provare a vincere…
Il destino del popolo Laziale è cambiato parecchi anni fa, in un mercoledì d’aprile, precisamente il 29 aprile del 1998.
Una notte, una finale e una Coppa Italia attesa da intere generazioni di Laziali. Una finale sognata per quarant’anni da tanti e tanti figli del nostro stesso sentimento, immaginate i nostri padri o i nostri nonni presenti il 24 settembre del 1958 per la prima finale di un trofeo nazionale vinto, cosa avranno provato. O tutti quei Laziali nati tra gli anni 70 e 80, che non avevano mai disputato una finale e non conoscevano minimamente il profumo della vittoria.
Da quella zampata vincente di Nesta e quella pazzesca rimonta sui rossoneri, la storia del nostro club e di conseguenza di tutto il suo popolo si è capovolta: vittoria dopo vittoria, finale dopo finale, la nostra bacheca è diventata la quarta più ricca d’Italia, dopo quelle di Juventus, Inter e Milan.
Negli ultimi 21 anni abbiamo disputato 19 finali, sicuramente tutti questi successi hanno fatto perdere la fame dei giorni lontani a parecchi Laziali, che oggi snobbano eventi come quello di dopodomani a Riyad.
Questa Banda Inzaghi sta riuscendo a portare avanti la tradizione delle Lazio più forti e titolate: quattro finali giocate negli ultimi 3 anni.
Questa è la risposta più bella recapitata ai vari tromboni che per intere giornate hanno provato a intristire, scoraggiare e depotenziare il nostro straordinario popolo.
C’è ancora fame di Lazio nostra, c’è voglia di seguirla e sostenerla, di proteggerla e aiutarla a rialzarsi, di scortarla e trascinarla sempre fino alla vittoria.
C’e il costante desiderio di marciare tutti insieme, noi e loro un’unica cosa, un’unica Banda, spinti esclusivamente dalla nostra fede.
L’amore è più forte di tutto, non ascolta il brusio del chiacchiericcio e del pettegolezzo, non si pone inutili interrogativi a cui nessuno può dare una risposta. L’amore va solamente vissuto e difeso, alimentato e sostenuto, perché in fondo l’amore è il frutto di ciò che siamo e facciamo quotidianamente.
Il futuro si chiama nuovamente Juventus e nulla più, un appuntamento importantissimo che deve essere affrontato nel migliore dei modi. Ciò che accadrà nelle prossime ore e l’epilogo conclusivo del 2019, lo scopriremo solo vivendo il nostro amore, senza fare troppi calcoli e previsioni, senza timori nè paura, perché “nella buona sorte e nelle avversità, nelle gioie e nelle difficoltà, se tu ci sarai, io ci sarò… Io ci sarò!”
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.