di Danilo GALDINO

Per troppo tempo, gran parte della nostra comunicazione è stata timida, pavida, insicura e ignorante. Sì ignorante, perché ha spesso ignorato l’importanza della storia e quel concetto che contraddistingue i grandi popoli: alimentare il culto del ricordo e delle tradizioni.
È sicuramente molto più facile e meno impegnativo seguire la corrente della cronaca e della strettissima attualità, è più semplice sfogliare un giornale e commentarlo come si fa in tutti i bar della Capitale, differente è studiare ogni giorno ciò che ci rende la differenza dal 9 gennaio del 1900. Studiare e tramandare, questo è quello che devo fare io, che devi fare tu, è ciò che hanno fatto i nostri padri ed i nostri nonni.
Domani sarà il 12 ottobre e per il nostro popolo è una delle date più importanti di sempre.
Il 12 ottobre 1892 a San Marzanotto d’Asti, venne alla luce l’uomo della provvidenza, quello che più di ogni altro lottò per la nostra purezza, per la libertà d’esser la differenza e rappresentare l’élite di questa città.
Quel giorno la storia ci ha regalato uno dei personaggi più importanti dello sport italiano, una figura carismatica e ricca di valori nobili, che ha vinto più di qualsiasi altro dirigente sportivo nazionale.
Giorgio Vaccaro è il suo nome…
Giorgio Vaccaro è stato un grandissimo politico e dirigente sportivo italiano.
Giorgio Vaccaro è stato Ufficiale dell’Esercito Italiano nonché membro del Partito Nazionale Fascista, è ritenuto il dirigente più vittorioso nella storia del calcio italiano in virtù dei due titoli Mondiali e della medaglia d’oro Olimpica vinte dalla Nazionale di calcio dell’Italia tra 1934 e 1938, durante la sua gestione presidenziale.
Giorgio Vaccaro ci ha insegnato il vero concetto elitario dell’esser Lazio:
“La Lazio è altro. La Lazio non proviene da: la Lazio è.
Prima è nata la Lazio: i tifosi sono venuti dopo. Per gli altri c’erano i tifosi e gli è stata data una squadra da tifare”.
“Gli altri” come li apostrofava lui, hanno sempre sofferto la grandezza e l’importanza di essere qualcosa di diverso, gli altri attraverso il Partito Fascista pianificarono la creazione di una nuova squadra, che portasse il nome di Roma. Per realizzare tutto ciò, l’unica strada da percorrere era quella di una fusione di tutte le esistenti società di calcio capitoline.
Questo compito fu designato all’incaricato Federale Italo Foschi, e di tutte le micro realtà cittadine, la S.S.Lazio era la società più importante da coinvolgere. La Lazio nostra, vantava già ventisette anni di storia, venticinque di attività calcistica, una supremazia cittadina schiacciante e incontrastata, e un campo di gioco, la Rondinella, unico della Capitale a essere adatto alla Serie A.
Due amici e grandi Laziali riuscirono a non permettere tutto ciò, ed i loro nomi sono scolpiti a fuoco nella nostra storia: Vaccaro e Bitetti.
Il Generale fu nominato Vicepresidente della Lazio ed insieme a lui venne nominato Presidente un’altra figura autorevole e di spessore come il Generale di Cavalleria Ettore Varini.
Foschi spiegò qual’era il progetto del Partito: “La squadra si chiamerà Associazione Sportiva Roma, i colori saranno quelli dell’Urbe: il giallo ed il rosso. Il campo sarà quello della Rondinella”.
L’incaricato Federale però non avevano fatto i conti con il nostro grande Generale che tuonò:
“Foschi, la Lazio è Ente Morale dal 1921 per Regio Decreto, con una sua storia, quindi non può scomparire. Se proprio vogliamo creare una nuova società, ben venga, ma il suo nome deve essere Lazio, i colori il bianco e l’azzurro e il campo la Rondinella”.
Domani tutti i Laziali dovranno dedicare un pensiero e un grazie alla persona che ha rappresentato il primo esempio di Lazialità estrema e “anti-romanismo”.
Grazie Generale, perché quel rifiuto rappresenta da sempre, la nostra più grande vittoria quotidiana. Quel giorno è la storia…
“1927: Vincemmo scegliendo di non esser voi!”
La storia siamo noi, nessuno si senta offeso…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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