di Patrizio FARINACCI

Giampaolo Matrone è intervenuto sugli 88.100 di ElleRadio nella trasmissione Laziali On Air. Oggi è prevista la seconda udienza preliminare, davanti al gup Gianluca Sarandrea, nell’ambito del procedimento relativo all’inchiesta madre sul disastro dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), che il 18 gennaio del 2017 costò la vita a 29 persone.

Voglio ringraziare i laziali per la vicinanza che hanno sempre espresso alla vicinanza di Rigopiano. Oggi è l’ennesima giornata amara, che nessuno avrebbe mai voluto vivere, ma il destino ha voluto questo e siamo qui. Se sono rimasto qui un motivo ci sarà, lo dico sempre, oltre che per mia figlia Gaia e per la mia stessa vita. Ho questo compito e lo porterò a termine al cento per cento, cercando la giustizia dovuta.

Oggi è prevista la seconda udienza del processo. Affronteremo la giornata di oggi sperando che finalmente si possa compiere qualche passo avanti, anche se non sono molto ottimista. Provo sempre a dimenticare ciò che è capitato a me e concentrarmi sulla vicenda in generale, sono successe troppe cose e cercando di creare confusione. Le istituzioni che dovrebbero supportare le vittime non sono state presenti, in due anni e mezzo non abbiamo visto una condanna per quanto accaduto, né un centesimo di risarcimento né una telefonata per mostrare vicinanza alle famiglie colpite dalla tragedia. Questo è lo Stato italiano, pur essendo un cittadino che continua a pagare le tasse: è difficile stare calmo quando i problemi vanno risolti completamente da soli senza nessun supporto. Il Ministro degli Interni Salvini si è riempito la bocca, vincendo le elezioni regionali in Abruzzo stanziando risarcimenti per le vittime, un risarcimento che scadrà nel 2020 e riguardo al quale ancora non si sono messi d’accordo per l’erogazione. Si sono sentite solo parole, non c’è stato alcun gesto concreto di vicinanza e quando lo racconti la gente non se ne capacita.

Sono 24, più la società Gran Sasso Resort, gli imputati che rischiano di finire a giudizio. Tra le posizioni più in vista figurano quelle dell’ex prefetto Francesco Provolo, dell’ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco e del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Le accuse, formulate dal procuratore capo Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia, sono a vario titolo di disastro colposo, lesioni plurime colpose, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio, abuso in atti d’ufficio. Sotto la lente dell’accusa le carenze evidenziate, nella gestione dell’emergenza e nell’attivazione dei soccorsi, dai vari livelli istituzionali, ma anche la mancata realizzazione della Carta pericoli valanghe da parte della Regione Abruzzo, l’iter che consentì di procedere alla realizzazione del resort e i permessi rilasciati per compiere alcuni lavori di ristrutturazione. Anche l’udienza di oggi, come la prima tenutasi il 16 luglio scorso, si annuncia interlocutoria. I giudici saranno chiamati a decidere sull’ammissione delle 110 richieste di costituzione di parte civile, che inevitabilmente incontreranno alcune opposizioni da parte delle difese degli imputati. L’udienza avrà inizio alle 9.30 e si terrà nell’aula più grande del Palazzo di Giustizia, quella normalmente riservata al tribunale collegiale, proprio per consentire a tutte le parti di partecipare più agevolmente ai lavori.

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