di Danilo GALDINO

Gli scatti rubati e divulgati nei giorni scorsi di quelle che potrebbero essere le nuove maglie che prossimamente saranno presentate, hanno scatenato curiosità e commenti di ogni genere.
In 119 anni ci sono state casacche di tutti i tipi, più o meno apprezzate, più o meno belle, ma quello che più dovrebbe far riflettere e il modo con cui si commenta il proprio vessillo, la propria bandiera, il proprio stemma.
La mancanza di rispetto di ciò che si venera è blasfemia, l’utilizzo di certe offese può essere in parte compreso solo sulle labbra dei nostri acerrimi nemici sportivi.
Una maglia della Lazio nostra, può piacere o non piacere, ma non dovrebbe mai essere definita: “Una bella cagata!”, “Un brutto pigiama!” o “Una maglia ridicola!”.
Certi tifosi 2.0 sono veramente lontani anni luce da quello che è un senso d’appartenenza estremo trasmessoci da chi ci ha preceduto.
Una maglia della Lazio nostra non è bella nella sua forma e nel suo stile, anche perché la sfera del gusto e del piacere è differente da persona a persona, ma ciò che più conta è come sarà onorata e verrà ricordata per qualcosa di importante da conquistare tutti insieme.
Quell’aquila sul cuore significa tanto per tutti noi, te ne rendi conto soffermandoti sugli sguardi di chi la osserva.
Quell’aquila sul petto racchiude tutti i nostri sogni d’anarchia biancoceleste, esprime quel sano senso di ribellione che ci caratterizza è contraddistingue da sempre.
Quell’aquila ricorda a chi lo avesse scordato nel corso del tempo, che essere Laziali significa lottare quotidianamente contro tutto e tutti, senza perdersi d’animo mai, senza desistere e scoraggiarsi.
La nuova maglia quando verrà presentata dovrebbe essere per tutti una gioia a prescindere dal modello o i dettagli: dai grandi ai bambini tutti dovrebbe sapere il significato di quell’aquila. La nostra maglia rappresenta la vera essenza del concetto di padre in figlio, la storia delle legioni romane e della sovranità di un popolo conosciuto in ogni angolo del globo. In quell’aquila c’è l’aggregazione popolare immaginata dai pionieri di uno sport che nel tempo è diventato il più praticato nel mondo. In quell’aquila ci sono le lacrime ed il dolore di due guerre mondiali, gli anni duri della serie B, i drammi e le tragedie, le penalizzazioni, gli spareggi per sopravvivere, ogni singola vittoria conquistata in tutti i campi d’Italia e d’Europa.
Gli occhi di un nonno che guardano quell’aquila brillano da sempre come stelle, e sono gli stessi di suo nipote che non vede l’ora di indossarla e andarci a scuola.
“Io l’amavo e lei amava me… Nei suoi sogni ritrovavo anche un po’ di me…”
Questo è quello che pensa un giovane padre nel vedere quell’aquila sul cuore del proprio figlio.
La trasmissione di emozioni e ricordi continua, che ci permette di essere immortali. In quella maglia c’è l’orgoglio e la Lazialità di Silvio Piola, Giorgio Chinaglia e Vincenzo D’Amico, ci sono le lacrime di gioia di Giuliano Fiorini, c’è la corsa liberatoria di Fabio Poli, ci sono le chiusure e le scivolate di Alessandro Nesta, le pazzie di Gascoigne, le esultanze di Beppe Signori e Miro Klose, gli affondi di Senad Lulic ed i goal di Ciro Immobile.
Quell’aquila sul petto, sintetizza perfettamente il concetto dell’essere popolo fiero e mai domo, ricorda come va affrontata la vita in campo e per le strade, davanti alle difficoltà non si scappa e piange mai, si affronta tutto con forza, coraggio e determinazione, perché la parola fine nessuno la può imporre, se non noi stessi.
“Io l’amavo e lei amava me… Nei suoi sogni ritrovavo anche un po’ di me…”
Un legame indissolubile che negli ultimi centodiciannove anni ha trasformato le lacrime di rabbia in sorrisi di gioia, gli incubi in sogni, un lungo viaggio dall’Inferno al Paradiso, ma quell’aquila ha sempre volato con la stessa dignità e forza inesauribile, tra le fiamme o le nuvole del cielo, non ha mai smarrito la sua regalità.
Chi pubblicamente scredita, insulta o ridicolizza una maglia della Lazio nostra e si professa Laziale, non merita rispetto e considerazione.
“Avrei preferito fosse diversa, mi piace più quell’altra, ma ugualmente la amerò incondizionatamente e sosterrò in ogni occasione.”
Questo è un commento soggettivo che si può rispettare, ma chi offende lei, offende te, la tua famiglia, i tuoi amici, i nostri angeli e la nostra storia.
L’egocentrismo, il protagonismo, le mode, la superficialità, hanno trasformato molti di noi e ormai siamo costretti ogni giorno a confrontarci e scontrarci con questa nuova specie di tifosi.
In qualsiasi maglia ci sono i tuoi sogni, che poi sono gli stessi miei… quelli di un padre, di un figlio, di un nonno.
Nei miei sogni d’anarchia biancoceleste, ci sono fanciullini di ogni età, giovani poeti guerrieri pieni d’ardore e forza, eterni sognatori con i capelli color argento, mamme leonesse con sguardi dolci e romantici, bambini con gli occhi sognanti e fieri.
Nei miei sogni d’anarchia biancoceleste il colore delle piazze e delle strade è sempre lo stesso del cielo.
Nei miei sogni d’anarchia biancoceleste l’amore vince sempre sul male, sulla prepotenza, sull’arroganza, sulle privazioni, le limitazioni e la repressione.
Nei miei sogni d’anarchia biancoceleste non esistono distinzioni e tutti allo stesso modo contribuiscono al bene comune, in modo determinante.
Guardando un’aquila sul petto di qualsiasi maglia, prendono forma tutti i nostri sogni, quindi proteggila, rispettala e sostienila sempre e comunque.
Vivo per lei, da quando sai la prima volta l’ho incontrata…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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