di Danilo GALDINO

“Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore…”
Questi versi di William Shakespeare sono presenti nel cuore di tutti coloro che amano incondizionatamente qualcosa, qualcuno o un ideale.
Quando sposi una causa, sei fedele e pronto a sfidare tutto e tutti per quell’amore. Certi sentimenti sbocciano all’improvviso e senza troppi proclami, nascono con discrezione e si accendono di passione, proprio come quello esploso improvvisamente il 30 gennaio 2008, nella città dei Medici, di Dante e Brunelleschi, tra un giovane ragazzo nato a Bucarest e la più bella di tutte quante. Quella vittoria in Coppa Italia fu il battesimo per una splendida storia d’amore fatta di forza, coraggio, estremo senso d’appartenenza, vittorie indimenticabili come il 26 maggio 2013 e ben cinque coppe alzate al cielo.
Per 348 volte quel giovane guerriero ha dimostrato tutto il suo amore per quell’aquila stampata sul suo cuore. Stagione dopo stagione, anno dopo anno, quel ragazzo rumeno, si sentiva ogni giorno più romano, lottando sempre senza mai tradire, senza mai indietreggiare davanti agli avversari e ai pericoli, superando la fatica, la stanchezza, i dolori ed i propri limiti sempre con il cuore. Sì, il cuore che partita dopo partita, stagione dopo stagione, diventava sempre più dello stesso colore del cielo.
“Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore…”
Quel giovanotto cresceva e diventava uomo, cresceva e diventava sempre più Laziale, e mentre cresceva non lo ha mai smesso di dimostrare tutto il suo amore.
Ogni volta che ha varcato il portone di Formello diventava sempre più Stefano er Laziale, ogni volta che indossava la sua seconda pelle biancoceleste, si trasformava nel più furente degli innamorati.
Per 348 volte lo abbiamo visto onorare un patto d’amore, proprio come lo avremmo fatto tutti noi che amiamo senza limiti e compromessi. In questi ultimi 11 anni lo abbiamo visto saltare e scavalcare le recinzioni per abbracciare i figli del suo stesso sentimento, lo abbiamo visto sventola fiero un bandierone come un un ragazzo della Curva Nord, lo abbiamo visto affrontare e picchiare gli avversari irrispettosi, lo abbiamo visto difendere i compagni più giovani dalle prepotenze, lo abbiamo visto pregare insieme a noi prima che Dybala calciasse e sbagliasse un rigore all’ultimo minuto, lo abbiamo visto correre felice alle 19:27 del 26 maggio 2013 mentre inseguiva il suo grande amico Senad.
Per 348 volte lo abbiamo visto ridere e piangere, gioire e soffrire, lottare e mai arrendersi, proprio come fosse l’amico di sempre del seggiolino accanto a te.
Passavano giocatori più o meno forti, ma Stefan era sempre la; cambiavano allenatori e Stefan era sempre il primo ad accoglierli e dargli il benvenuto; cambiava e scorreva tutto intorno a noi, ma Stefan era sempre la al solito posto e dalla stessa parte.
“Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore…”
Più di qualcuno in questi 11 anni ha dubitato del suo carattere, della sua eccessiva irruenza, della fragilità dei suoi muscoli, dei suoi limiti tecnici e di tanto tanto altro, ma nessuno neanche il più critico tra di noi, ha mai potuto dubitare del suo amore.
Il futuro non lascia spazio a certezze, questa regola vale per tutti, ma qualunque cosa accadrà, niente e nessuno potrà mai cancellare tutto quel che si è fatto e vissuto insieme.
Il 14 giugno del 1921 a Mantova, nasceva Uder Gradella, rimasto nel cuore e nella mente di tutte le generazioni di Laziali per la decisione che prese tanto tempo fa. A soli 28 anni, preferì smettere di giocare a calcio e difendere i pali della porta biancoceleste, piuttosto che indossare una maglia che non fosse quella della Lazio nostra.
Non chiederemo mai a Stefan di fare altrettanto, perché i tempi sono cambiati ed il calcio come la società in cui viviamo sono completamente diversi rispetto a più di settant’anni fa, ma qualsiasi decisione verrà presa in questi giorni, il nome Stefan Radu, continuerà ugualmente ad essere presente sui libri di storia e nel cuore di tutti noi. Riconoscenza, gratitudine, rispetto e amore, non hanno scadenza e non conoscono parole come lontananza e addio…
Accada quel che accada, tu resterai sempre e per sempre, il nostro amico carissimo… tu sei uno di noi!
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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