di Danilo GALDINO

Nel 2019 il rispetto e la cavalleria sono sempre meno diffuse, l’ignoranza e la mancanza di stile che serpeggia nei vari strati sociali della nostra società, permette a personaggi privi di spessore umano di avere il proprio minuto di gloria e notorietà.
Già intorno all’anno 1000 molti popoli conoscevano il valore ed il significato del concedere al termine di una battaglia l’onore delle armi. Questo particolare riconoscimento militare fu preteso ai Romani da truppe degli sconfitti Iberi. I legionari poi continuarono ad adottarla come regola d’onore ad ogni loro trionfo.
Al termine di un combattimento nel quale lo sconfitto abbia mostrato particolare e leale valore, è regola fra tutte le armate rendere ossequio a tale valore ed alla lealtà dell’avversario con una cerimonia di alto significato cavalleresco e di attestazione di stima. Durante “l’onore delle armi”, è consentito all’armata sconfitta di passare in rassegna una rappresentanza dell’esercito vittorioso, schierata nella forma più prestigiosa che le condizioni consentano. I perdenti, seppure disarmati, vengono inquadrati all’ordine del proprio comandante, al quale è temporaneamente lasciata la sciabola degli ufficiali, simbolo del comando, e sfila come se fosse stata la vincitrice. Ha diritto di bandiera, ovvero può sfilare con la propria bandiera di guerra impennata, cioè sventolata come d’ordinario e non ammainata né abbrunata. L’esercito vittorioso, al passaggio del valoroso avversario sconfitto, presenta il le armi “presentat’arm” in segno di rispetto.
Nello sport come nella vita quotidiana, “l’onore delle armi” viene sancito con una stretta di mano, un abbraccio o parole di stima al termine di una competizione, ma sfortunatamente non tutti sanno vincere.
Ciò che è accaduto al termine della partita di sabato sera a Milano è qualcosa di grave e di ignobile, qualcosa che non si può giustificare o minimizzare, qualcosa che non si può dimenticare con delle semplici scuse di facciata.
Scambiare una maglia con un avversario a fine gara e subito dopo tradirlo alle spalle deridendolo a sua insaputa, è un gesto ignominioso e vile.
Che l’A.C.Milan diffonda un comunicato per chiarire cosa sia accaduto al termine dell’incontro, giustificando e cercando di sminuire i comportamenti dei suoi due tesserati Bakayoko e Kessie solo per scongiurare squalifiche o punizioni, è vergognoso. Le immagini le abbiamo viste tutti e ogni testa pensante sa giudicare autonomamente quello che è accaduto.
Certi comportamenti scatenano reazioni, la mancanza di rispetto genera rabbia e non possono essere nè ammessi, nè giustificati. Nessuno deve irridere una bandiera, un simbolo con 119 anni di storia, quella maglia è per milioni di persone un simbolo d’amore e tradizione.
Oggi tutti i finti moralisti che puntualmente salgono sul pulpito e si indignano davanti ad ogni forma di discriminazione e mancanza di rispetto dove sono?
Nel bene e nel male nulla va dimenticato…
Non si può far finta di nulla davanti all’ennesima giornata di campionato gestita chirurgicamente da arbitri come Rocchi e Mazzoleni.
Non si può far finta di nulla davanti a ciò che è stato scritto ad Acerbi e alla famiglia di Ciro Immobile. Un personaggio squallido come Pasquale Alessandro dell’Apa per ciò che ha twettato non deve essere allontanato solamente dalla redazione di Milan Cafè24, ma dovrebbe essere ascoltato dalle forze dell’ordine, visto che in Italia la violenza sui minori e sulle donne è reato e viene perseguita penalmente.
Mai come ora non bisogna arrendersi e mollare, tra 48 ore recupereremo un’altra partita e solo alle 23:00 del 26 maggio i giochi saranno finiti e si potrà tracciare un bilancio. Trasformiamo tutta la rabbia che abbiamo in corpo in energia vincente, il patto è stringerci di più, prima di perderci, forse ci sentono lassù. È un po’ come sputare via il veleno, urlando contro il cielo…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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