di Danilo GALDINO

“L’uomo vive nel tempo, nella successione del tempo, e il magico animale nell’attualità, nell’eternità costante…”
Il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges ci spiega perfettamente cosa accadrà oggi nei cuori del popolo biancoceleste. Laziali di ogni età e generazione, oggi, 22 febbraio, dedicheranno uno o più pensieri ad un uomo che vive nel tempo. Non un uomo comune, ma un “papà” per tanti… per tutti. Trentadue anni sono veramente molti, è un tempo così lungo è in grado di spazzar via ricordi, immagini, parole e persone, ma come accade spesso nel nostro straordinario mondo, anche lo strapotere del tempo e la forza inesorabile della morte si inginocchiano e si arrendono davanti a uomini unici e ineguagliabili.
“Mi dimetto da Presidente, ma con il cuore dalla Lazio non mi dimetterò mai…”
Queste sono le parole di uno Presidenti più amati della storia della Lazio il giorno che decise di farsi da parte, un uomo semplice, sicuro, sorridente, umano e del popolo.
Sì, perché nel corso di 119 anni di storia abbiamo avuto nel bene e nel male un po’ di tutto: fondatori, proprietari, amministratori, gestori, azionisti di maggioranza e qualche Presidente.
Cos’è un Presidente? È semplicemente un innamorato che mette a disposizione le proprie risorse e capacità, per alimentare e realizzare i suoi sogni e quelli di tutti i figli del suo stesso sentimento.
Un Presidente si mescola tranquillamente tra la gente, perché in “famiglia” ti senti sempre al sicuro.
Un Presidente regala un sorriso, una parola di conforto, una stretta di mano e una speranza a tutti: grandi e piccini.
“Papà” Lenzini… un papà per i suoi dirigenti, per i suoi calciatori, per i suoi tifosi. L’uomo che per primo realizzò qualcosa di straordinario: spingere la Lazio nostra dal purgatorio della serie B fino a sfiorare lo scudetto da neopromossa. L’uomo che, insieme ad un allenatore speciale e una banda di pazzi e indomiti campioni, l’anno successivo decise di riprendersi con forza il maltolto, regalando il sogno scudetto ad intero popolo che attendeva da 74 anni quel momento.
Il grande Rino Gaetano un giorno disse:
“Se per popolare si intende vicino alla gente in modo che possano riconoscermi in loro come amico, sì sono popolare”.
Umberto Lenzini è stato un Presidente “popolare” e proprio per questo motivo, oggi a trentadue anni di distanza dalla sua morte, il suo popolo, la sua gente, la sua famiglia, lo ricorda con affetto e riconoscenza.
Stima, rispetto, affetto e riconoscenza, non si acquistano o impongono… è questo che fa la differenza tra i vari amministratori, proprietari, azionisti di maggioranza ed i Presidenti.
Come tutti i Presidenti anche il “sor Umberto” è stato criticato e contestato, è stato sostenuto e ringraziato, è stato fischiato e portato in trionfo, proprio come si fa con un padre da tutti i suoi figli.
Dietro i suoi riti e le sue scaramanzie, c’era un uomo innamorato della sua squadra e del suo popolo. I suoi giri di campo prima delle partite erano l’occasione per sorridere, salutare e guardare negli occhi tutti i figli del suo stesso sentimento. Le sue previsioni ed i suoi pronostici erano visti con simpatia e trasmettevano fiducia nei momenti più difficili.
In un calcio moderno e globale, fatto di ricchi imprenditori e investitori di ogni paese del mondo, di potenti fondi o gruppi internazionali interessati esclusivamente al business, di algidi professionisti e manager sempre più attenti al quattrino che al sentimento e le persone, di personaggi costretti ad essere sempre circondati da scorte e bodyguard, una figura come quella del Presidente Umberto sembra lontana anni luce, ma “l’uomo vive nel tempo, nella successione del tempo, e il magico animale nell’attualità, nell’eternità costante”.
Ciò che si compie in vita resta eterno, nei ricordi e nel cuore della gente.
22 febbraio 1987… perché certe persone, si trasformano in emozioni e diventano bandiere…
Eternamente grazie Presidente Umberto Lenzini.
Oggi più di ieri… Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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