di Danilo GALDINO

“Noi moriamo soltanto quando non riusciamo a mettere radici in altri…”.
Il filosofo russo Lev Tolstoj spiegò perfettamente con poche parole il concetto e l’importanza delle radici, le tradizioni, l’appartenenza e l’immortalità.
Ciò che da sempre ci rende speciali e unici è racchiuso nella nostra genesi, che vive e si trasmette continuamente di padre in figlio.
Il 16 febbraio del 1908 poco prima di chiudere gli occhi per sempre, Luigi sorrise, nonostante la polmonite l’avesse sfiancato, ebbe la forza di sorridere.
Sorrise beffardamente in faccia alla morte perché aveva realizzato il suo sogno più grande. Un sogno che in breve tempo è diventato il sogno di milioni di persone.
Un sogno che annulla le distanze, supera il tempo e sconfigge la morte.
Luigi nonostante in quel momento si trovasse a 1484 chilometri da casa sua, sorrideva perché nell’aria si respirava un buon profumo… non era l’odore forte dell’incenso, ma il profumo di eternità.
Luigi si spense all’età di 33 anni a Bruxelles in Belgio, ma il suo cuore nobile e libero come per incanto continuò a battere nei cuori di tante e tante persone di ogni età.
Ssssshhhh… Se chiudete gli occhi e vi concentrate bene, il suono dei battiti di quel cuore li potete ancora ascoltare. In ogni strada, vicolo e piazza della nostra città questo magico suono riecheggia.
Ascolta… LAZIO… LAZIO… LAZIO… un suono che da 119 anni è una meravigliosa melodia.
Anche giovedì sera, quelle cinque lettere scandite con forza e coraggio da 20.000 figli dello stesso sentimento, rimbombavano dall’Olimpico fino a Piazza della Libertà.
Non esiste sconfitta che non si possa riscattare, quando hai un cuore stracolmo di amore incondizionato e di una incrollabile tenacia. Questo è ciò che ci ha lasciato in eredità quel giovane bersagliere sognatore.
Luigi aveva 25 anni quando decise di seguire con coraggio il suo cuore libero, aveva già conosciuto i piaceri della bella vita mondana della Capitale e l’atroce sofferenza della guerra di Adua in Etiopia.
Luigi come tutti coloro che scoprono, inventano e realizzano qualcosa di grande e di eccezionale, in quella fredda mattina del 9 gennaio di inizio secolo, non poteva essere pienamente consapevole di cosa sarebbe potuto accadere nel corso del tempo.
Luigi guardando il fiume che scorre nelle vene di ogni romano, sognava e vedeva immagini stracolme d’amore, fierezza e sportività, immagini che si fondevano con quelle delle legioni romane e con i colori della Magna Grecia, immagini che sulle bionde acque del Tevere riflettevano i colori del cielo.
Luigi in quel momento stava diventando un giovane padre. Ma non un padre qualunque, bensì di una delle creature più belle e speciali che il mondo abbia mai visto. La sua meravigliosa creatura ha un nome che ogni volta che si pronuncia, magicamente, il cuore esplode di emozione ed i brividi si propagano per tutto il corpo: LAZIO!
La sua Lazio, è la mia Lazio, è la tua Lazio, è la Lazio nostra.
16 febbraio 1908… perché certe persone, si trasformano in emozioni e diventano bandiere…
Onore ed eterna gratitudine a te padre fondatore Luigi Bigiarelli!
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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