di Danilo GALDINO (foto © Roberto PROIETTO)

La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo…
Questo è quello che abbiamo pensato un po’ tutti ieri sera quando al 12’ del secondo tempo è uscito anche Bastos dal terreno di gioco, dopo Luis Alberto e Parolo. Tre infortuni che mutilavano una squadra già orfana dei due giocatori più quotati e temuti da tutti i nostri avversari: Immobile, Milinkovic, Luis Alberto e Parolo, non si possono concedere a nessuno, figuriamoci alla formazione andalusa che negli ultimi sei anni, ha vinto per ben tre volte l’Europa League. Una partita difficile da affrontare ancora prima che l’arbitro sloveno Vincic fischiasse l’inizio e con lo scorrere dei minuti diventava sempre più in salita. Nonostante gli episodi sfortunati e la rete subita al 22’ in contropiede, la Lazio nostra ha continuato a lottare fino all’ultimo minuto di gioco.
La sfortuna o la fortuna, sono spesso chiamate in causa per giustificare errori e mancanze, ma è sotto gli occhi di tutti che quest’ultimo periodo che stiamo vivendo è veramente particolare. Sicuramente giocare tante partite importanti ogni tre giorni non permette di preparare al meglio gli impegni ed espone tutti ad un rischio più elevato di infortuni, ma questo è lo scotto che devono pagare tutte le formazioni che provano ad essere protagoniste su tutte le competizioni.
La sconfitta di ieri per 0-1 ci proietta al ritorno di mercoledì prossimo a Siviglia, con ancor meno possibilità di passare il turno, ma questa Lazio nostra nel corso degli ultimi tre anni ha spesso stupito tutti e ribaltato tutti i pronostici che in partenza la davano sfavorita.
Basta una sconfitta, maturata contro un avversario importante e titolato, per scagliarsi contro tutto e tutti. Parecchi Laziali attendono un passo falso di questa squadra per far esplodere tutta la loro rabbia recondita nei confrontino di qualcuno o qualcosa. Da ieri sera siamo tornati a leggere e sentire commenti caustici ed estremamente disfattisti: una squadra di pippe, un allenatore e uno staff sopravvalutati, una società mediocre, un gioco poco efficace, una preparazione atletica non adeguata, una rosa non all’altezza e priva di alternative.
Ognuno è libero di avere una propria idea ed esprimerla rispettosamente, ma come mai in Italia solamente la Lazio nostra è arrivata al 15 febbraio ad essere impegnata su tutti e tre i fronti?
In troppi accecati dalla delusione e da altri motivi, cancellano e dimenticano tutto quello che si è fatto da agosto ad oggi. Questa squadra tra mille difficoltà è protagonista, questa squadra ritenuta da molti scarsa e non all’altezza continua a giocare tre partite a settimana mentre club più pubblicizzati e ritenuti più attrezzati, sono davanti alla tv a guardarci.
A rafforzare questa sensazione frustrante, c’è anche un fattore psicologico noto come “memoria selettiva”: quando siamo in difficoltà tendiamo a vedere tutto in modo negativo, sopravvalutando gli eventi sfavorevoli e trascurando ciò che di positivo si è fatto e vissuto precedentemente. Questo malessere condiziona poi le valutazioni generali. Da alcuni scienziati viene portato spesso l’esempio del semaforo verde e rosso. Secondo questi studiosi la probabilità di trovare verdi 6 semafori di seguito è molto bassa, e cioè, secondo le teorie della probabilità, è di 1 su 64. A peggiorare le cose c’è il fattore psicologico della “memoria selettiva”: quando siamo di fretta, ansiosi e angosciati tutto quello che si vive, viene considerato negativo. Se sul nostro cammino incontriamo 3 semafori verdi su 6, evento statisticamente molto probabile, la stragrande maggioranza delle persone pensa che “tutti i semafori erano rossi”.
Gli ultimi 6 semafori incontrati nel nostro viaggio sono stati 3 di colore verde e 3 rossi. La sconfitta per 0-1 di ieri però, essendo l’andata di un doppio confronto, va interpretata come un rallentamento e non come uno stop. Ridurre l’analisi della sfida di ieri sera e di quest’ultimo periodo, imputando tutto alla sfortuna, sarebbe superficiale e sbagliato. Potremmo stare giorni e giorni ad interrogarci su cosa va e non va, cosa potrebbe funzionare meglio e in che modo sistemare tutto alla perfezione, ma per questo ci sono persone competenti e preparate come lo staff tecnico che guida questa Banda. Noi dobbiamo proseguire a fare ciò che ci riesce meglio da sempre: SOSTENERLA!!!
Nulla è compromesso, nulla è vanificato… tra sei giorni andremo a 2.350 chilometri dallo stadio Olimpico, un viaggio lunghissimo e ricco di insidie nella penisola iberica, ma per una squadra che anche ieri sera, ha dimostrato di saper lottare e reagire alle varie difficoltà, nulla è precluso o impossibile. Piangere, lamentarsi, lagnarsi e farsi imprigionare dal pessimismo cosmico, non serve a nulla e non porterebbe da nessuna parte, quindi prepariamoci a ripartire con la sana rabbia propositiva che ci ha spinto fino a qua. C’è ancora parecchia strada da percorrere e non sarà di certo un semaforo rosso o giallo a frenare la nostra voglia di Lazio.
La gente come noi, non può fermarsi mai, ha fame di cambiare, ha più di un cuore, ha fantasia…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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