di Danilo GALDINO
Viviamo in una società dove la superficialità, l’ignoranza, la mancanza di rispetto, l’egoismo e l’egocentrismo, sono sempre più dilaganti. Questi sono i mali che affliggono la stragrande maggioranza degli esseri umani, queste sono le principali cause che portano a commentare qualsiasi tematica senza sapere, esprimere giudizi senza conoscere, fare la morale senza averne i requisiti. Attraverso queste piaghe sono nate figure come il blogger, l’influencer, lo youtuber, gli opinionisti, gli amministratori di pagine e di gruppi social. Persone ignoranti che si permettono di trattare tematiche delicate come la morte, con la stessa superficialità con cui affrontano l’eliminazione di qualche concorrente di un talent o reality show. Figure che parlano di politica senza neanche essere andati mai a votare in una cabina elettorale, che si lanciano in dissertazioni sociologiche e psicologiche, avendo al massimo letto senza neanche capirlo il bugiardino all’interno della scatola di aspirine. Individui che giudicano cosa è giusto e cosa è sbagliato, con la spocchia, la presunzione e la saccenza di chi è migliore degli altri. In molti credono che il mondo si fermi e la Terra smetta di girare, per leggere o ascoltare quello che pensano o credono? Come se veramente a qualcuno fregasse un cazzo, delle lezioni di vita e morale che vengono impartite e dispensate da questa tipologia di maestri o guide spirituali del nuovo millennio.
Davanti alle lacrime, al dolore e a una tragedia, il rispetto imporrebbe il silenzio… lo stesso silenzio che viene chiesto nel minuto di raccoglimento dedicato al ricordo di qualche persona scomparsa, che puntualmente da queste persone viene interrotto da applausi, fischi, grida o insulti. Queste persone sono quelle che dicono puntualmente: “Se l’è meritato perché non era uno stinco di santo e ben gli sta!”, come se loro fossero senza macchia e in odor di beatificazione. Sono gli stessi che si fanno i selfie con i segni rossi sulle guance per ricordare la lotta contro la violenza sulle donne e il giorno dopo apostrofano pubblicamente come “cagne” o “troie” le ragazze che non hanno ceduto ai loro infruttuosi corteggiamenti. Sono gli stessi che fanno campagne plateali contro ogni forma di discriminazione, di razzismo e violenza, ma gridano o scrivono che: “un fascista appeso a testa in giù non è reato!”. Sono gli stessi che considerano gli ultras ed i tifosi di calcio in generale, tutti delinquenti, incivili e barbari, meritevoli esclusivamente della galera o addirittura della pena di morte.
Siamo circondati da tutte queste persone, affette da un virus che si trasmette più velocemente di un’influenza o un raffreddore: l’ignoranza.
Moltissimi di loro non sanno neanche il vero significato della parola discriminazione.
Discriminazione: Il fatto di discriminare o di essere discriminato; distinzione, diversificazione o differenziazione operata fra persone, cose, casi o situazioni. Discriminazione politica, razziale, etnica, religiosa, sessuale. Diversità di comportamento o di riconoscimento di diritti nei riguardi di determinati gruppi politici, razziali, etnici o religiosi.
Chi più, chi meno, tutti nel nostro più profondo discriminiamo o non tolleriamo qualcosa o qualcuno, ma la maschera del finto perbenismo che un po’ tutti indossano per il quieto vivere e l’occhio sociale, ci impone di non esprimere mai totalmente, liberamente e pubblicamente ciò che veramente pensiamo.
La discriminazione e il razzismo riferito all’odio razziale, affonda le sue radici nell’ignoranza, nella superficialità e nel preconcetto. Da quando è comparso il primo homo sapiens sulla terra, tribù e popoli con culture, abitudini e tradizioni diverse, hanno sempre combattuto e visto con diffidenza tutto ciò che è apparentemente diverso e sconosciuto.
Queste tematiche vengono trattate con estrema superficialità in modo trasversale e in base al proprio punto di vista, viene dato un peso e un’importanza diversa alla stessa offesa. Come se esistesse una bilancia che decretasse il peso e l’importanza di un’offesa.
È più grave un insulto ad un africano, un asiatico, o ad un italiano del meridione? È più tollerabile un’offesa a un cristiano piuttosto che a un ebreo o a un mussulmano? È più grave offendere un gay o chi ha una visione politica diametralmente opposta?
Quali sono le quotazioni odierne della Borsa dell’intolleranza?
Tutti gli insulti e le mancanze di rispetto sono sbagliate e da stigmatizzare, tutti gli insulti sono apparentemente uguali, ma nella società moderna hanno poi un peso specifico differente. Per colpa dell’ignoranza accecante tramutatasi in odio, nel corso dei secoli e ancora oggi, tutte le comunità e gli essere umani elencati, hanno subito ogni forma di violenza e abuso. Chi più, chi meno, tutti hanno pianto vittime e asciugato lacrime. Tutti almeno una volta nella vita, hanno apostrofato in modo sbagliato chi è diverso o non la pensa allo stesso modo, quindi nessuno di noi, è in grado di fare la morale all’altro.
Nelle ultime 24 ore in tantissimi anziché restare in silenzio davanti alla morte di Daniele Belardinelli, si sono scatenati con tante parole, giudizi e sentenze prive di logica, buon gusto e rispetto.
Le lacrime che si stanno versando meriterebbero ben altro comportamento… sssshhhh… silenzio!
Davanti a un dramma, ogni parola può sembrare fuori luogo, banale e inappropriata, ogni commento superficiale risulta irrispettoso.
Solo nel silenzio trovano pace le anime, solo nel silenzio la riflessione porta a capire meglio ogni cosa, solo nel silenzio gli angeli possono trovare la giusta strada per il loro viaggio più importante.
Quello che si prova, non si può spiegare qui, hai una sorpresa che neanche te lo immagini, dietro non si torna, non si può tornare giù, quando ormai si vola non si può cadere più… Buon viaggio Daniele!