di Danilo GALDINO

Ieri non è stata per niente una bella Lazio, sopratutto nel primo tempo sembrava di rivedere la stessa squadra di Nicosia con nove facce diverse in campo. Nelle ultime quattro partite ufficiali tra campionato e coppa i risultati recitano tre pareggi e una sconfitta. È innegabile che qualcosa non stia girando bene come prima: nei singoli, nel collettivo, nella manovra e nell’atteggiamento. Nel secondo tempo qualcosa è cambiato e c’è stata una reazione, la voglia di portare a casa una vittoria preziosa è aumentata gradualmente nel corso dei minuti, ma non è bastata a vincere contro una squadra molto volenterosa, ma pur sempre scarsa.
In questa fredda giornata di Verona poco esaltante, c’è un’immagine che racchiude la nostra più grande vittoria…
Gilberto è un meraviglioso Laziale di 12 anni che ieri è stato per tutta la partita a sventolare felice una bandiera davanti agli occhi del padre con su scritto “NOI LAZIALI”.
Ieri a 415 chilometri dalla Capitale non c’erano tanti bambini come Gilberto a vivere la Lazio nostra es il popolo Laziale.
Lui come tanti altri piccoli grandi Laziali cresce tra sorrisi, abbracci, cori, brindisi, bandiere, gioia dell’essere e dello stare insieme a tanti figli del suo stesso sentimento.
Gilberto ieri ha sventolato orgoglioso e fiero per 95’ la sua bandiera, e se chi è sceso in campo avesse avuto la metà della voglia, il desiderio, l’entusiasmo, la forza di questo splendido aquilotto, saremmo tornati a casa sicuramente con una vittoria e tre punti in tasca.
Tutti gli aquilotti come Gilberto, non ricorderanno il risultato finale di una partita non giocata benissimo contro una squadra scarsa che stazione all’ultimo posto in classifica, ma tutti questi piccoli poeti guerrieri cresceranno con le immagini straordinarie regalate dalla Curva Nord e dal popolo Laziale (popolo e non semplice tifoseria…) prima, durante e dopo il triplice fischio.
Tutti i nostri aquilotti come Gilberto, giocando a figurine con gli amici o a pallone al campetto vicino casa, non sentiranno il bisogno di sentirsi come Cristiano Ronaldo, Higuain, Icardi e tanti altri campioni, ma sogneranno di essere un giorno come i loro padri, i loro zii e tutte quelle persone con cui condividono sin dalla nascita un amore unico e speciale, un amore che ha i colori del cielo e l’aquila come simbolo.
Osservando bene gli occhi di Gilberto, sono occhi che non hanno visto giocare campioni come: Signori, Boksic, Gascoigne, Vieri, Veron, Nedved, Simeone, Salas e tanti altri, ma sono ugualmente felici e fieri. Sono gli occhi di chi è orgoglioso di far parte di qualcosa che è differente da tutto il resto.
Tutti i nostri aquilotti che crescono sui seggiolini di uno stadio, sono già consapevoli di aver vinto sempre, in ogni giorno dell’anno. Felici di aver vinto, semplicemente scegliendo la parte giusta, la parte del padre, la parte del cuore.
Non negate ai vostri figli di vivere quello che avete vissuto voi alla loro stessa età, perché è quella la più grande sconfitta che si possa patire e subire.
Oggi tutti i giovani aquilotti come Gilberto, andranno a scuola comunque felici, orgogliosi e spavaldi d’esser Laziali. Sorrideranno in faccia ai loro compagni tifosi di altre squadre, sorrideranno nonostante il risultato del campo non sia stata una vittoria da tre punti, sorrideranno consapevoli di far parte di qualcosa di elitario e incredibilmente bello.
Tutti quelli che ieri in campo, hanno tradito le attese, giocato al di sotto delle proprie capacità o dimenticato cosa significhi quell’aquila stampata sul cuore, avrebbero semplicemente dovuto volgere il proprio sguardo verso il settore ospiti ed osservare quel piccolo grande Laziale di 12 anni. Lui non ha mollato un solo minuto, non ha smesso di crederci un solo minuto, non si è risparmiato un solo minuto, lui non ha reso orgoglioso solamente suo padre, ma tutti quei Laziali che lo hanno visto sostenere la sua amata Lazio ben oltre il risultato, ben oltre il freddo, ben oltre la fatica e l’età.
A tutti gli aquilotti come Gilberto importerà poco se i calciatori staranno a casa, in giro per la città o in ritiro punitivo a Formello, a loro di sapere se contro la Sampdoria giocheremo con la difesa a tre o a quattro interesserà veramente poco, o se il partner d’attacco di Immobile sarà Luis Alberto, Correa o Caicedo, a loro interesserà solo e soltanto essere presenti sabato sera all’Olimpico per sventolare felici la propria bandiera, la stessa del proprio padre, la stessa del proprio nonno.
Sarà difficile diventar grande, prima che lo diventi anche tu.
Tu che farai tutte quelle domande, io fingerò di saperne di più.
Sarà difficile, ma sarà come deve essere, sarà difficile vederti da dietro sulla strada che imboccherai, ma a modo tuo, andrai a modo tuo. Camminerai e cadrai, ti alzerai sempre a modo tuo…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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