di Danilo GALDINO (foto © Antonio FRAIOLI)

“Una volta mio nonno mi disse che imprigionare un’allodola è uno dei crimini più crudeli, perché l’allodola è tra i simboli più alti di libertà e felicità. Sovente parlava dello spirito dell’allodola, riferendosi alla storia di un uomo che aveva rinchiuso uno dei suoi tanto amati amici in una piccola gabbia. L’allodola, soffrendo per la perdita della sua libertà, non cantava più a squarciagola, nè aveva più nulla di cui essere felice. L’uomo che aveva compiuto tale atrocità, così come la definiva mio nonno, esigeva che l’allodola facesse ciò che lui desiderava: cioè cantare più forte che poteva, obbedire alla sua volontà, cambiare la sua natura per soddisfare il suo piacere e vantaggio.
L’allodola si rifiutò. L’uomo allora si arrabbiò e diventò violento. Cominciò a far pressioni sull’allodola affinché cantasse, ma inevitabilmente non ottenne nessun risultato. Così ricorse a mezzi più drastici. Coprì la gabbia con un telo nero, privando l’uccello della luce del sole. Le fece patire la fame e la lasciò marcire in una sporca gabbia, eppure lei si rifiutò ancora di obbedirgli. Alla fine l’uomo la uccise. Come giustamente diceva mio nonno, l’allodola possedeva uno spirito: lo spirito di libertà e di resistenza.
Desiderava ardentemente essere libera e morì prima di essere costretta ad adeguarsi alla volontà del tiranno che aveva cercato di cambiarla con la tortura e la segregazione. Io sento di avere qualcosa in comune con quell’uccello, con la sua tortura, la sua prigionia e la morte a cui alla fine andò incontro. Possedeva uno spirito che non si trova facilmente neppure tra di noi, i cosiddetti essere superiori, gli uomini”.
Un giorno della mia vita, di Bobby Sands, è un libro talmente carico di significati, di insegnamenti, di ideali, di coraggio ed emozioni struggenti. Un libro che vale un’intera vita di molti uomini che si limitano a sopravvivere per un secolo. Nel nostro straordinario popolo si annida lo spirito dell’allodola, il cuore di ogni Laziale è stracolmo di libertà, amore e resistenza.
L’essere Laziale è la massima espressione sportiva dell’esser ribelli ed unici, del non volersi omologare alla massa, dell’esser orgogliosi di ciò che si è e si rappresenta, di essere malvisti e osteggiati dai poteri forti di questa città e di questo paese.
Da sempre vari uomini, provano invano a rinchiuderci in una gabbia, a confinarci, addomesticarci e farci adeguare alle loro volontà. L’allodola come l’aquila e tutti coloro che possono godersi il cielo, volano liberi, fieri e felici. Volano più in alto di chi striscia, di si accoda e cammina al passo e nella direzione imposta da altri.
L’allodola come l’aquila, vola più in alto del pattume e delle montagne di immondizia mediatica che provano a scaricare quotidianamente davanti casa nostra.
L’allodola che dimentica il suo essere e smarrisce la sua natura, non vive più le proprie emozioni con la stessa intensità e prende sempre più le sembianze di altre creature domestiche.
Passano lentamente le ore ed i giorni, che ci separano dalla nostra domenica di Lazio, bisogna attendere un Italia-Portogallo di sabato allo stadio Meazza e poi un’inutile amichevole in Belgio contro gli Stati Uniti. Passa troppo lentamente il tempo quando non si può respirare liberamente l’aria di casa, ed è in questi giorni che la mano di certi uomini, diventa più pericolosa e scaglia i suoi attacchi. Qualsiasi cosa si leggerà e ascolterà, vola e canta felice allodola biancoceleste, resisti e non mollare, perché la Lazio nostra non è una semplice squadra di calcio, ma per noi rappresenta la libertà…
Libertà di amare incondizionatamente infischiandocene del giudizio della gente, libertà di vivere chi è allodola come te, libertà di continuare a farlo come piace a noi e non come vorrebbero gli altri.
Chi mi vuole prigioniero non lo sa che non c’è muro che mi stacchi dalla libertà.
Libertà che ho nelle vene, libertà che mi appartiene, libertà che è libertà…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

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