di Danilo GALDINO
Il poeta Giovanni Pascoli, affermava che dentro di noi esiste un fanciullino, che nell’infanzia si confonde con noi, ma anche con il sopraggiungere della maturità, non cresce e continua a far sentire la sua voce ingenua e primigenia, suggerendoci quelle emozioni e sensazioni che solo un fanciullo può avere.
Spesso, però, questa parte che non è cresciuta non viene più ascoltata dall’adulto. Il poeta invece è colui che è capace di ascoltare e dare voce al fanciullino che è in lui, e di provare di fronte alla natura le stesse sensazioni di stupore e di meraviglia proprie del bambino o dello stato primigenio dell’umanità.
Il fanciullino prova sensazioni che sfuggono alla ragione, ci spinge alle lacrime o al riso in momenti tragici o felici, ci salva con la sua ingenuità, è sogno, visione, astrazione. È come Adamo che dà per la prima volta il nome alle cose e scopre tra esse relazioni e somiglianze ingegnose, che nulla hanno a che vedere con la logica della razionalità. Il nuovo si scopre, non si inventa, la poesia è nelle cose, anche nelle più piccole.
La poesia ha un compito civile e sociale: il poeta in quanto tale esprime il fanciullino ed ispira i buoni e civili costumi e l’amor patrio, senza fare comizi, senza dedicarsi alla politica nel senso classico, ma solo grazie al suo sguardo puro ed incantato.
In ogni poeta guerriero biancoceleste continua a vivere il fanciullino che ancora vive le attese con la stessa emozioni della prima volta. Il nostro fanciullino smania impaziente ogni volta che una partita del suo amore più grande si avvicina.
Alle 18:55 di domani mancano 34 ore e 55 minuti… per noi anche una semplice amichevole estiva suscita interesse ed emozione, figuriamoci le partite d’Europa, che rispetto a tutte le altre, trasmettono una magia diversa ed un fascino unico.
In queste ore il nostro fanciullino prova ad ingannare l’attesa, imbattendosi in sentieri reali ed onirici, una mescolanza di immagini e momenti realmente vissuti che continuano a tenere in vita quel magico poeta fanciullino.
Nesta, Mihajlovic, Couto, Negro, Sensini e… Simone Inzaghi!
Simeone, Nedved, Stankovic e… Simone Inzaghi!
Veron, Almeyda, Conceição e… Simone Inzaghi!
Boksic, Salas, Mancini e… Simone Inzaghi!
Sono passati 19 anni, ma in Francia se lo ricordano ancora molto bene quel “dream team” di Champions. Tra la sera di quel mercoledì 24 novembre 1999 ed il ritorno giocato a Roma martedì 14 marzo del 2000, il Marsiglia prese ben 7 reti tra andata e ritorno. In questi ultimi quattro lustri ogni volta che si calpesta il suolo francese e viene pronunciato il nome “Simone Inzaghi”, un brivido percorre la schiena di tutti i Marsigliesi.
Neanche due settimane fa hanno rivissuto lo stesso incubo, sempre con lo stesso protagonista, stavolta senza pantaloncini e scarpini, ma ugualmente trascinante e determinante con la giacca, la cravatta e l’aquila sul cuore.
Wallace, Caicedo, Marušić e… Simone Inzaghi!
Se per un attimo chiudi gli occhi, ascolterai la voce del fanciullino che è in te… ssshhh… ascolta…
LA… ZI… O… LAZIO!!!… LAZIO!!!… LAZIO!!!
Quel grido carico di amore, forza e determinazione, è sempre lo stesso, perché potrà crescere la barba, cadere qualche capello di troppo, affiorare qualche ruga e comparire qualche nuovo acciacco, ma quell’indomito fanciullino che è dentro di te, non smetterà mai di lottare, credere e sognare.
Eri un bambino e quel fanciullino scriveva sui diari di scuola “W LA LAZIO E ABBASSO GLI ALTRI…”, eri adolescente e quel fanciullino scriveva sui muri “CHE VINCA O CHE PERDA…”, sei uomo e sempre lo stesso fanciullino canta ora a squarcia gola “LAZIO IS ON FIRE!”.
Tutti gli eterni fanciullini biancocelesti sono pronti e sanno perfettamente cosa fare domani sera.
Il giovane poeta che vive in noi, trova continuo slancio e ispirazione sempre dallo stesso amore incondizionato, ed ogni volta che si respira profumo di Coppa, nelle nostre orecchie risuona sempre lo stesso ritornello…
“Voglio andare a vincere in Europa e cantare la mia canzon’ che fa… Capito?!?”
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!