di Danilo GALDINO

Da una vaffa a una fascia…
La storia tra il biancoceleste e l’azzurro degli ultimi 50 anni, potrebbe essere sintetizzata in questo modo.
Italia-Haiti non è la tratta di import-export del caffè, ma fu la partita d’esordio degli azzurri di Valcareggi nel Mondiale del 1974 in Germania. Di quel sabato 15 giugno e della vittoria per 3-1 dell’Italia a Monaco di Baviera, si ricorda principalmente il minuto 69, quando in mondovisione il nostro Giorgione dopo la sostituzione con Anastasi mandò a quel paese il CT.
In quel preciso momento, i Laziali iniziarono a sentirsi sempre meno attratti dall’azzurro.
Tra la nazionale ed il nostro straordinario popolo, non c’è mai stato un grande feeling, eppure la Lazio nostra storicamente ha sempre potuto annoverare tra le sue fila, i migliori bomber della storia. Il più grande attaccante italiano di tutti i tempi, Silvio Piola, è stato l’unico a sfuggire a questa particolare maledizione azzurra, trascinando da protagonista assoluto, l’Italia a storiche vittorie Mondiali. Per tutti gli altri non c’è mai stata molta gloria: da Chinaglia, a Giordano, fino a Signori, nessuno è riuscito a lasciare un segno della stessa rilevanza, di quello impresso nella storia biancoceleste.
Dai primi decenni del secolo scorso ad oggi, i giochi della faziosità dei mille campanili e del potere dettato dai bacini d’utenza delle tifoserie italiane, hanno recitato un ruolo fondamentale nelle convocazioni e nelle scelte tecniche dei Commissari Tecnici.
I bomber azzurri celebrati, pubblicizzati, sostenuti e difesi a spada tratta, quasi sempre durante l’anno vestivano le pesanti maglie a strisce verticali. In questo modo per la Federazione ed i politici pallonari, era molto più semplice coinvolgere un numero sempre più numeroso di tifosi italiani dislocati in tutte le regioni. Attraverso un’opera di imbonimento mediatico da parte della stampa nazionale, rendere alfieri giocatori già amati da milioni di appassionati sarebbe stato molto più facile e redditizio per tutta l’industria calcio. Procuratori, direttori sportivi e influenti dirigenti delle società più ricche e potenti, hanno giocato un ruolo sempre più importante negli ultimi tempi sul sistema calcio che ha sede a Coverciano.
Il blasone ereditato dalle 4 vittorie mondiali precedenti ed il divario tecnico che c’era tra gli azzurri e quasi tutte le nazionali del mondo, sta gradualmente svanendo, anzi dopo la figuraccia con la Svezia e la mancata qualificazione a Russia 2018, possiamo dire che il divario del passato con quasi tutte le nazionali del Mondo si è del tutto azzerato.
Siamo passati nel giro di un decennio, da attaccanti del calibro di Del Piero, Totti, Pippo Inzaghi, Vieri e Toni, a giocatori come Zaza, Pellè, Eder, Gabbiadini, Berardi e l’attuale ombra di Balotelli.
Il risultato ad oggi nelle prime due partite della Nations League è di un punto. Gli azzurri guidati da Roberto Mancini non sono riusciti a superare nè la Polonia, nè il Portogallo.
Questa nazionale non emoziona e trascina, questo gruppo è il frutto acerbo di un albero con le radici ormai marce, una pianta che nessuno è riuscito o a voluto potare e disinfestare dai letali parassiti che la tengono in ostaggio. Una Federazione che da più di due anni è commissariata e senza un Presidente. Un sistema calcio nel caos più totale, che brancola nel buio a tutti i livelli, senza uno straccio di progetto. Da una seria A che fino al giorno prima dei calendari non aveva la certezza di far partecipare Chievo e Parma, ai campionati di serie B, C e D che alla metà di settembre ancora non sono stati creati e fatti cominciare.
Da una vaffa a una fascia…
In tutta questa tristezza nazionale in cui siamo sprofondati e imprigionati, ieri sera dopo quasi mezzo secolo un friccicore ar core dei Laziali c’è stato.
Vedere il nostro bomber Ciro, al centro del campo con la fascia da capitano, è stata una scintilla, un momento sognato e aspettato a lungo. In quel preciso istante il petto di ogni figlio del nostro stesso sentimento si è gonfiato d’orgoglio e soddisfazione.
A guidare la nazionale Italiana c’era un Laziale, sì avete capito bene tutti cari tifosi italiani, non un Laziale qualunque, ma il bomber che da tre stagioni incarna l’immagine più bella dei nostri colori in campo e fuori.
In 91 partite giocate con l’aquila sul cuore, il nostro Ciro ha segnato ben 68 reti. Eppure nonostante questi numeri pazzeschi, questo straordinario cannoniere, viene messo in discussione e criticato da molti addetti ai lavori.
Da una vaffa a una fascia…
In quella sostituzione fatta ieri sera al minuto 59, c’è mezzo secolo di biancoceleste. Vedere entrare in campo Berardi al posto del più forte giocatore italiano in circolazione lascia perplessi, vedere uscire dal campo il capocannoniere della scorsa serie A e dell’Europa League fa pensare e riflettere un po’ tutti. In quel cambio c’è un po’ di Giorgione, un po’ di Bruno, un po’ di Beppe, un po’ di tuo padre, un po’ di te, un po’ di me, un po’ di tutto il nostro popolo.
Di quello che pensa Roberto Mancini o i vari tifosi delle varie squadre d’Italia, a noi interessa ben poco.
Noi Laziali non possiamo che essere fieri di ciò che sta facendo e dimostrando da tre stagioni Ciro nostro, sì perché è solo e soltanto nostro Ciro.
Vederlo correre verso la Nord dopo un goal al derby o in un’importante finale contro lo squadrone bianconero, è veramente emozionante.
Vederlo lottare in campo su tutti i palloni senza mai lesinare un solo scatto riempie d’orgoglio.
Vederlo cantare felice con le sue bimbe l’inno della Lazio nostra è un’immagine che scalda il cuore.
Vederlo ridere e giocare sui social con la sua bellissima Jessica è sempre un gran piacere.
Vederlo felice di rappresentare la Lazio nostra e sapere che a breve firmerà un importante rinnovo contrattuale, ci permette di continuare a sperare e sognare.
Da una vaffa a una fascia…
Il pallone è impazzito, come gira non si sa, troppo gonfio si è scucito, basta poco e scoppierà. Egoisticamente a noi interessa solamente che Ciro nostro torni presto a casa. Della poca consistenza offensiva della nazionale di Mancini ci interessa ben poco, perché il goal importante il nostro bomber lo deve fare domenica ad Empoli.
Campione segna per noi, solo per noi Laziali, tira e facci un goal…
Ciro segna per noi, solo per noi, tira e facci un goal…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.