di Danilo GALDINO

Il 29 settembre non è una data come tante altre, soprattutto per chi è cresciuto ascoltando la voce di Lucio Battisti. A questo giorno, fa riferimento una delle sue canzoni più conosciute e scritta dalla coppia Battisti-Mogol. Inizialmente questo brano ebbe successo grazie all’Equipe 84, la band capitanata da Maurizio Vandelli che per primo la cantò.
“29 settembre” fu il terzo singolo che la coppia d’oro della musica italiana scrisse assieme. Il testo di questo capolavoro musicale narra di un tradimento, che precisamente fa riferimento al 30 settembre, giorno in cui il protagonista del brano si sveglia dal sonno rendendosi conto di ciò che aveva fatto.
Il 29 settembre è anche il 272º giorno del calendario gregoriano, e quando all’alba di quel sabato il sole sorgerà mancheranno esattamente 93 giorni alla fine del 2018.
Recentemente abbiamo scoperto che il 29 settembre alle ore 14:00 a Piazza del Popolo ci sarà una manifestazione del PD chiamata: “Con l’Italia che non ha paura”.
Il 29 settembre per tutti può avere parecchi significati, per chi invece vive tutto l’anno senza sosta la contrapposizione calcistica capitolina, è il giorno del derby.
Fino a qualche anno fa, nel giorno in cui a Roma si disputava il derby, tutto il mondo si fermava a guardarlo e goderselo. Ogni impegno passava in secondo piano o veniva rimandato, perché lo spettacolo e le emozioni che regalava questo evento unico nel suo essere, ipnotizzava e affascinava indistintamente tutti.
Il calcio moderno, le televisioni, la politica di chi lo governa e le istituzioni sono riuscite a distruggere un patrimonio storico, culturale e sociale non solo della città di Roma, ma un vero spettacolo ludico sportivo ammirato e conosciuto in tutto il mondo.
La notizia arrivata ieri pomeriggio, ha lasciato tutti spiazzati: il derby si giocherà sabato 29 settembre alle ore 15:00.
Come è già accaduto nelle scorse stagioni, solamente a ridosso della gara, presunti vip del mondo dello spettacolo, della politica e dello sport, torneranno a parlare della mortificazione di un patrimonio storico e sociale come la stracittadina.
“RIDATECI IL DERBY!” questa scritta o slogan campeggerà sui quotidiani ed i siti che si occupano del calcio romano.
Per conoscere i disagi, le mortificazioni ed problemi che vivono i tifosi romani, bisognerebbe viverli, vederli e respirarli da vicino, ma in un mondo sempre più egoista e menefreghista il problema della collettività popolare e un non problema.
Le immagini dello stadio Olimpico di Roma sempre più vuoto nel corso degli anni hanno fatto il giro del mondo. Un tempo nello stadio della nostra città non entrava uno spillo in occasione della partita più sentita dell’anno. Come accade ciclicamente, solo nella settimana del derby l’informazione pubblica locale e nazionale inizierà a trattare timidamente i veri motivi che hanno portato all’allontanamento dei tifosi romani dallo stadio.
La storia ormai la conosciamo bene e sappiamo che il silenzio di una comunicazione pavida, asservita e controllata ripiomberà immediatamente a partire dal giorno dopo la partita, spostando le attenzioni su temi meno impegnativi e scomodi.
Fino a qualche lustro fa, nelle settimane che precedevano la partita, l’aria nella Capitale diventava frizzante, le ore di sonno diminuivano sempre più, i preparativi per vincere il derby sugli spalti prima ancora che in campo entravano nel vivo, gli sfottò ed i riti scaramantici impazzavano, le emozioni ed i ricordi struggenti prendevano il sopravvento.
Tra i mille motivi che da anni affliggono quotidianamente Roma ed i romani, i derby erano gli unici momenti di svago in cui si tornava a respirare aria pulita, vivendo incredibili tradizioni e fantastiche contrapposizioni socio-culturali. La Roma dei rioni e dei quartieri, dei sampietrini e delle botticelle, delle mille fontane e delle mille chiese, delle scommesse goliardiche vinte e perse, dell’essere incudine e martello per intere settimane.
Fortunatamente per molti di noi è ancora così, perché nonostante tutto e tutti, certe sensazioni sono veri e propri istinti primordiali.
Spinoza diceva: “Chi detiene il potere ha bisogno che la gente sia affetta da tristezza”.
Tra spostamenti di orari e giorni sempre più inconcepibili, tra partite trasmesse solo da Sky e altre visibili solo con una connessione internet, tra divieti assurdi e continui attacchi mediatici, tra strumentalizzazione dei concetti e una costante caccia alle streghe, tra repressioni sempre più soffocanti e pesanti, tra disagi vissuti solo nella Capitale, hanno anestetizzato la passione di molti e sono riusciti a disinnescare di tante emozioni l’evento calcistico più bello e importante del mondo. Questi personaggi che detengono il potere, nella nostra città hanno fatto più danni dei barbari, seminando tristezza, malinconia e apatia.
Fortunatamente però, ci sono ancora degli straordinari poeti guerrieri che non si arrendono e continuano a vivere un sogno, una fede, un amore incondizionato con la stessa voglia del primo giorno.
Che sia una piazza, una stazione, un aeroporto, uno stadio o qualsiasi altro posto, si continua ancora a urlare contro il cielo quelle cinque lettere che significano amore e fedeltà… LAZIO… continua ad urlarlo sempre più forte contro il cielo, contro tutto e contro tutti…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

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