di Danilo GALDINO

Due cose non mentono mai: i propri occhi ed il proprio cuore…
Tutto il resto può essere condizionato, manipolato, strumentalizzato o inventato da tutti, quindi per trovarsi occhi negli occhi con la realtà e la verità, bisogna esclusivamente partecipare ed essere testimoni di ciò che accade. Chi si limita in modo superficiale a farsi raccontare qualcosa da qualcun altro, non potrà mai avere la giusta dimensione di ciò che succede; chi vive nel sentito dire sarà sempre influenzato e soggiogato.
“La libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un’opinione, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione…”
Giorgio Gaber cantava e spiegava questo concetto nello stesso anno in cui la Lazio di Maestrelli iniziava la propria cavalcata verso uno storico scudetto, ma negli ultimi 45 anni questo importante pensiero si è sempre più smarrito. Pensi di essere un uomo libero seduto in poltrona davanti ad una televisione? Ascoltando ciò che ti viene raccontato dagli occhi più o meno attenti e onesti di qualcun altro? Pensi di essere completamente a conoscenza di ciò che accade leggendo articoli scritti da chi sguazza nel torbido, nello scandalo a scopo di lucro, nelle interpretazioni velenose e soggettive?
“La libertà non è star davanti a un monitor, non è neanche avere un’opinione, la libertà non è un social network, libertà è partecipazione…”
Solo chi ha partecipato ed era presente sabato allo Stadium di Torino, ha potuto cogliere l’unica vera immagine che doveva essere descritta e raccontata a tutto il popolo Laziale. Televisioni, cameraman, registi, cronisti e giornalisti vari, non hanno potuto o voluto proditoriamente far sapere che al termine di una gara persa contro la più forte squadra d’Italia, tutta la squadra è venuta a prendere l’applauso d’incitamento di un intero settore ospiti.
A quel “Siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai”, il Mister Simone Inzaghi guardandoci dritti in faccia, ha risposto con un gesto della mano inequivocabile: grazie e stiamo calmi…
Sì, perché se qualcuno lo avesse dimenticato, la Lazio nostra ha dovuto cominciare la stagione come fosse l’ultima delle provinciali neopromossa per la prima volta in serie A. Nelle prime due giornate ha incontrato le squadre che si sono contese fino alle ultime giornate dello scorso campionato lo scudetto, le formazioni che hanno totalizzato insieme 186 punti, quelle che molto probabilmente anche in questa stagione batteranno quasi tutti gli avversari che incontreranno, quelle che faranno un campionato di testa a parte.
La Banda Inzaghi al cospetto del Napoli di Ancelotti e della Juventus di Allegri e Ronaldo, non ha di certo sfigurato e se fosse stata un pizzico più fortunata e meno imprecisa, magari ora in classifica avremmo uno o due punti in più.
Calma, perché la squadra è unita e ricca di potenzialità, anche se qualcuno prova a scrivere e far credere il contrario.
Calma, perché il campionato è ancora molto lungo, ed il passato racconta di formazioni che hanno vinto scudetti, raggiunto qualificazioni in Europa o salvezze insperate, recuperando 6-9-12 punti sulle altre squadre.
Calma, perché sapevamo bene che questa stagione non sarebbe stata tanto diversa dalla scorsa, a livello di considerazione e trattamenti particolari dentro e fuori dal campo.
Tutto quello che in 118 anni di storia si è raggiunto e conquistato è figlio della partecipazione del Laziale, ma sfortunatamente sono sempre di più gli “Emo-Lazio”.
Gli emo nascono come tendenza giovanile, prima musicale e poi di costume. Nata dal movimento punk, predilige tematiche emozionali e atteggiamenti introspettivi estremi, ispirati a un cupo nichilismo. Persone apparentemente tristi e cupe, che trovano rifugio e piacere nell’autolesionismo. Gli “Emo-Lazio” sono coloro che per andare contro a una proprietà, un allenatore, dei calciatori, degli amici e conoscenti, provano soddisfazione e piacere nel criticare ferocemente, pretestuosamente ed eccessivamente tutto ciò che è biancoceleste. Gli “Emo-Lazio” paradossalmente godono delle difficoltà e mal vivono le gioie, aspettano impazienti ogni giorno qualche notizia negativa per tirare fuori la testa e dar sfogo alle loro frustrazioni. Gli “Emo-Lazio” non li riconosci dai tagli e le bruciature che si provocano sulla pelle, ma dalle parole al vetriolo ed i commenti caustici che dispensano ad altri Laziali e alla Lazio nostra. Parlano di libertà, di soddisfazioni, di ambizioni, senza partecipazione…
Se fosse ancora vivo, Giorgio Gaber descriverebbe un “Emo-Lazio” di oggi come una divertente contraddizione continua.
“Siamo una squadra di pippe… Abbiamo un allenatore sopravvalutato… Un gestore che pensa solo a magnà… Un DS che pensa a fà le plusvalenze invece de comprà i giocatori boni… Non vinciamo mai nulla… si vabbè non vinciamo mai nulla di importante solo coppette… Non cresceremo mai… La nostra tifoseria non è più la stessa.. Siete tutti complici… Però in fondo in fondo forza Lazio!”
Se qualcuno ha smarrito la gioia dell’esser Laziali, il problema è tutto il suo e non deve condizionarci. Eravamo felici e orgogliosi di vivere Lazio-Vicenza, lo eravamo ugualmente il 27 agosto di 19 anni in quella notte a Montecarlo e continuiamo ad esserlo ogni volta che andiamo allo Stadium di Torino dove solo 6 squadre in Italia hanno vinto negli ultimi 7 anni… ah sì, ci siamo anche noi tra quelle poche squadre!
Io e te ne abbiamo vista qualcuna, vissuta qualcuna, ed abbiamo capito per bene il termine insieme… perché l’amore conta…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

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