di Danilo GALDINO
Il calcio permette a tutti di sognare, il Mondiale permette a interi paesi di sognare, la Lazio nostra permette a un intero popolo di sognare…
In queste settimane estive dove tutti noi fatichiamo a sopportare la crisi d’astinenza da stadio e dal calcio giocato, dobbiamo sopportare le continue voci destabilizzanti di calcio mercato che vedono protagonisti tutti i nostri calciatori migliori, guardare un Mondiale in Russia senza l’Italia, ci permette ugualmente di svagarci, capire parecchie cose e di emozionarci. In questo Mondiale troviamo diverse storie bellissime e altrettanti personaggi incredibili che richiamano alla mente il nostro sogno più bello.
In molti pensano che questo sia il Mondiale delle grandi delusioni e delle sorprese inaspettate: dopo la mancata partecipazione di Italia e Olanda, l’eliminazione della Germania Campione del Mondo in carica, dell’Argentina di Messi, del Portogallo di Ronaldo e della Spagna composta dai campioni delle migliori squadre della Liga che spadroneggiano in Champions ed Europa League, ha spiazzato la gran parte dei tifosi, degli addetti ai lavori e degli scommettitori. In queste settimane però stiamo capendo per l’ennesima volta, quanto siano determinanti le sfere motivazionali e fisiche. Formazioni snobbate e troppo sottovalutate, fino a pochi giorni fa, venivano considerate di seconda o terza fascia, nonostante abbiano vari giocatori molto forti e un passato fatto di vittorie. Proprio come quello che è accaduto negli ultimi due anni alla nostra Banda Inzaghi nel campionato italiano: tutti a parlare durante l’estate di Milan, Inter, altri e Napoli, per poi scoprire nel corso della stagione che le finali ed i titoli oltre all’invincibile Juventus, se le gioca e vince solo la Lazio nostra.
Pochi sono rimasti indifferenti davanti ad un uomo come Oscar Tabarez, guida e trascinatore di un intero paese come l’Uruguay. La storia di questo straordinario personaggio sta emozionando tutti: un allenatore considerato un “Maestro”, rispettato e amato dalla sua gente e dai suoi giocatori. Un leader più forte di una grave malattia che lo sta sfiancando giorno dopo giorno. Una persona indomita che allena una banda di guerrieri come lui: corrono, ringhiano, lottano e giocano, onorando la maglia celeste che indossano e cercando di realizzare il sogno del proprio allenatore. Vedi l’Uruguay e non puoi non pensare alla squadra guidata dal nostro “Maestro” Tommaso Maestrelli, vedi Cavani, Suarez, Godin e Muslera, e ripensi a Giorgione, D’Amico, Wilson e Pulici. Trasformare il dolore in rabbia propositiva, correre sapendo che le lacrime più dolorose sono state già versate tutte per vicende extra campo, vincere per un padre, un amico e un intero popolo. Chissà magari nella prossima partita gli uruguaiani trascorreranno l’intervallo tra primo e secondo tempo schierati in campo proprio come quel famoso Lazio-Verona.
Sarà che il nostro essere Lazio dipendenti, ti porta a fare continui parallelismi con ciò che osserviamo, ma anche ieri sera durante Danimarca – Croazia, abbiamo sognato e ci siamo emozionati pensando a un padre e un figlio… chissà quante volte il grande portiere Peter Schmeichel avrà giocato con suo figlio Kasper, proprio come vediamo fare al nostro Simone Inzaghi con suo figlio Lorenzo al termine di ogni nostra partita casalinga. Un figlio erede del padre, un padre primo tifoso del figlio… ad ogni parata del biondo portiere danese, non esultava solo una famiglia e un’intera nazione, ma tutti gli inguaribili romantici e amanti di questo straordinario sport. Chi di noi durante gli ultimi minuti di recupero di Germania – Corea del Sud, non ha ricordato il 13 agosto scorso, quando più qualcuno aveva assegnato anticipatamente la Supercoppa ai Campioni in carica. La rete oltre il novantesimo ha trasformato per pochi istanti il calciatore sud-coreano nel nostro Alessandro Murgia.
Questo Mondiale ci sta in parte facendo dimenticare i fiumi di inchiostro che provano a sporcare l’immagine di una Banda Inzaghi, che fino a poche settimane fa, ha regalato spettacolo, gioie e vittorie. Prima era il nostro Mister a dover andare alla Juventus, poi è stato il turno di Milinkovic Savic a doversi trasferire a Torino, poi il nostro bomber Ciro Immobile al Milan, e via via un po’ tutti i nostri migliori gioielli vengono accostati ad altri club. Quella che è una società sana e priva di debiti, viene dipinta come un supermarket o un mercatino dove poter fare affari d’oro e vantaggiosi. Il calcio però da più di un secolo continua a far capire che non sempre vincono le formazioni più ricche, potenti e blasonate. Il calcio continua a far sognare tutti indistintamente perché la sorpresa è sempre dietro l’angolo. Non basta avere in squadra Messi, Ronaldo, Iniesta o Müller per vincere, ma servono tanti altri fattori determinanti. Non si vince automaticamente perché si indossano maglie di formazioni gloriose, perché si hanno i favori del pronostico, perché la stampa dedica più spazio, ma possono vincere anche squadre come il Giappone, la Russia, la Croazia, la Svezia, il Messico, la Corea del Sud.
Il calcio come la vita, spesso ti mette davanti a certe situazioni dove il carattere conta più del talento, le motivazioni contano più delle potenzialità, il cuore vale più di ogni altra cosa…
Nonostante qualcuno non ci abbia permesso di vivere questo Mondiale azzurro, noi ugualmente riusciamo a scorgere riflessi biancazzurri anche a tanti e tanti chilometri dalla Russia.
C’è che ormai ho imparato a sognare e non smetterò…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!