di Danilo GALDINO

“La squadra ha disputato una buona gara, il Cagliari è una squadra in salute, ha fatto la gara che ci aspettavamo. Gli episodi sono stati negativi, ci prendiamo la reazione della squadra: portiamo via un punto, volevamo vincere ma è andata così.
Il nervosismo è dovuto dall’utilizzo del VAR. I due rigori erano netti; come opportuno e giusto è stato utilizzato per il contatto di Ramos su Pavoletti, ma doveva essere usato nel primo tempo su Immobile. Durante l’intervallo si parlava di questo, Ciro ha preso un giallo ed ora è entrato in diffida. Domenica, a venti minuti dalla fine, con la Juventus ci è stato negato un rigore sacrosanto su Leiva. Posso parlare degli episodi contro Torino, Fiorentina e Sampdoria, ma non voglio elencarli e non posso parlare solo di VAR: siamo stati fortemente danneggiati ma non voglio fornire alibi alla mia squadra, che deve fare di più. Dobbiamo ripartire dalla forza che ci ha permesso di pareggiare una partita che avremmo voluto vincere. Ci prendiamo questo punto contro un avversario in salute e ben allenato.
L’arbitro Guida era vicino ed ha detto che non era rigore: Gavillucci era al VAR e non ha invitato il direttore di gara ad andare a vedere, mentre lo ha fatto nella ripresa. Domenica Banti ha detto che era vicino ed aveva visto lui mentre l’assistente al video non gli ha detto di rivedere le immagini, Giacomelli non era stato mandato a vedere il rigore netto su Immobile ma a rivedere l’episodio che ha portato all’espulsione del nostro attaccante, contro la Fiorentina al 95’ l’arbitro è stato chiamato a vedere contatto tra Caicedo e Pezzella che ancora non sappiamo chi abbia toccato il pallone mentre in casa della Sampdoria, Mazzoleni non è stato chiamato al VAR dopo il tocco con la mano in area di Bereszynski. Potrei continuare ma non mi va: in questo momento con i ragazzi è difficile parlare di calcio. I miei calciatori mi chiedono spiegazioni ed io non sono in grado di fornirgliene.”
Queste sono le parole rilasciate dal nostro Mister al termine della partita pareggiata all’ultimo minuto ieri pomeriggio a Cagliari.
Mentre le pronunciava con i soliti toni civili, pacati e decisi che lo contraddistinguono, ha espresso il pensiero di un intero popolo, ormai stanco delle continue ingiustizie subite dall’inizio della stagione. In quel momento davanti le telecamere e gli sguardi dei tifosi di tutte le squadre d’Italia parlavi tu… tu… tu… parlavano attraverso quella voce tutti i figli del nostro stesso sentimento.
Fino a qualche tempo fa pensavamo che qualche arbitro in particolare avesse il dente avvelenato contro la Lazio nostra, persone che una volta riposta la divisa dell’AIA nell’armadietto, nella vita di tutti giorni fosse un tifoso di un’altra squadra, che avesse nel magazzino del suo bar o della sua lavanderia i poster del Capitano dell’altra squadra di questa città.
In questi ultimi 7 mesi, anche attraverso l’immissione del VAR, abbiamo scoperto che la situazione è molto più grave ed ha un disegno ben diverso.
LAZIO-Fiorentina: arbitro Massa
Altri-LAZIO: arbitro Rocchi
LAZIO-Torino: arbitro Giacomelli
Sampdoria-LAZIO: arbitro Mazzoleni
Inter-LAZIO: arbitro Rocchi
Milan-LAZIO: arbitro Irrati
LAZIO-Juventus: arbitro Banti
Cagliari-LAZIO: arbitro Guida
Che non sia un problema personale, ma che abbraccia e coinvolge un intero sistema, lo abbiamo scoperto in queste partite, dove l’innovativo strumento di valutazione che doveva fugare i dubbi e permettere una regolarità più precisa e imparziale è stato preso in considerazione ed usato ad intermittenza da tante mani differenti. Il problema non è il VAR, ma le mani e gli occhi di tutta la classe arbitrale italiana. Persone che obbediscono agli ordini di chi governa il calcio e deve far quadrare i conti. I piani di recupero debiti, non possono saltare in aria per mano di una squadra che questa estate non sembrava essere un pericolo e secondo le previsioni doveva piazzarsi tra l’ottavo ed il decimo posto.
Tutti i Laziali, o chi ne parla per diletto o professione, prima di analizzare qualsiasi aspetto, e cominciare a muovere ogni genere di critica o appunto alla Banda Inzaghi, dovrebbe per onestà intellettuale e obiettività, dedicare le sue attenzioni verso l’ennesima porcata “Made in Italy”. Nel paese dei collusi, dei corrotti, dei raccomandati, dei prepotenti e dei lobbisti, un’industria come il calcio non poteva essere gestita in modo diverso rispetto a tutti gli altri ambiti di potere dove i soldi e gli interessi sono tanti.
C’è un però che continua a rendere il lavoro di queste persone sempre più difficile: la ribellione!!!
Quella sana voglia di non accettare passivamente le angherie subite, che permette ogni volta di rialzarsi e controbattere. Quella voglia di reagire sempre ad oltranza a tutto e tutti, quella forza mentale indomita che rende una persona quasi invincibile.
Ieri come già accaduto in precedenza, non sono riusciti ad abbatterci definitivamente, perché l’orgoglio, la rabbia, la forza e la classe, hanno risposto: NO!!!
Il Capocannoniere del campionato, con una giocata da fuoriclasse, che ha già fatto il giro del mondo, all’ultimo minuto ha scombinato ciò che era stato deciso da chi ci vorrebbe morti.
Vedendo alla metà di marzo il nome della Lazio nostra, ancora al quarto posto in classifica, in molti padroni del calcio, avranno esclamato “dannazione!!!”
Non sarà facile raggiungere questo incredibile traguardo, non perché questa squadra è stanca, non ha una rosa all’altezza, non possiede personalità,
non ha grandi giocatori e ottimi rincalzi, o altro, ma non sarà semplice solo ed esclusivamente perché qualcuno non desidera vederci il prossimo anno in Champions League.
Per noi la lotta e la ribellione, non è una novità che ci coglie impreparati, noi da sempre siamo stati allevati ed educati al confronto e lo scontro quotidiano con i poteri forti.
“Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere…”
È dovere di ogni tifoso Laziale schierarsi a difesa di questa squadra, proteggerla e sostenerla incondizionatamente. A criticarla, contestarla, attaccarla e combatterla, c’è già tanta e tanta gente in ogni angolo d’Italia, quindi i lamenti devono essere trasformati in cori d’incitamento. Io sono una goccia d’amore, tu sei una goccia, uniti e insieme goccia dopo goccia, questo mare d’amore indomito e dirompente può spazzar via tutto. I dubbi ci assalgono, lo sconforto attacca le menti più deboli e gli spiriti meno temprati, in questo momento nella testa di molti le domande si affollano:
“Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi… Come può uno scoglio arginare il mare, anche se non voglio torno già a volare…”
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!!!

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