Ci sono gli sfottò, e poi c’è la vergogna. Gabriele Paparelli, figlio di Vincenzo, tifoso della Lazio ucciso da un razzo lanciato dalla curva Sud prima del derby del 28 ottobre 1979, ha pubblicato sul suo profilo Facebook lo screen di un commento offensivo della memoria del papà. «Il razzo in faccia non sparisce», la frase scritta in risposta a «La Coppa in faccia non sparisce», riferita invece al gol di Lulic che decise la finale 2013. «Non serve più querelare, ormai mi resta solo che farvi vedere chi sono. Non è che quando noi perdiamo ci mettiamo a insultare. Sono fatti così».

Ai microfoni di Radio Incontro Olympia, poi, Paparelli (che aveva già lanciato l’allarme in questa lunga intervista al Corriere nel quarantennale) si è ulteriormente sfogato: «Adesso basta, non ne posso più, mi sta ribollendo il sangue. Voglio vivere la morte di mio padre, il mio lutto, in pace con la mia famiglia – dice – Ero tanto felice per il derby vinto dalla Lazio, ma ho dovuto assistere all’ennesima scritta, all’ennesimo post infamante nei confronti di mio padre. Sono 40 anni che giro con la bomboletta in macchina per cancellare scritte su razzi e cose come “10 100 1000 Paparelli». Ho querelato migliaia di persone, denunce che non hanno avuto seguito. A questo punto gradirei che intervenisse l’As Roma, che mi invitasse a parlare, che faccia un appello ufficiale, un comunicato. Basta, non tollero più nulla. Sono arrabbiato, ma anche deluso. I morti vanno lasciati in pace».

(fonte: corriere.it)

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