di Fabio BELLI

Quando nel Mondiale del 1950 si verificò il leggendario “Maracanazo”, con la vittoria dell’Uruguay davanti a 200.000 brasiliani, le cronache sottolinearono un particolare gesto di Obdulio Varela, “El Jefe”, leader e leggenda del calcio uruguaiano.

Quando Friaça portò in vantaggio il Brasile per quello che sembrava un verdetto scritto, Obdulio prese il pallone e protestò platealmente verso l’arbitro, l’inglese George Reader. Il gol era assolutamente regolare, ma Varela protestò come se Friaça avesse segnato con un lancio a due mani: il che servì a “gelare” l’esultanza sfrenata del Maracanà ribollente, che attese che il gol fosse convalidato, e a evitare che l’Uruguay fosse travolto dell’entusiasmo del pubblico e della Selecao. Il resto, con i gol di Schiaffino e Ghiggia, è storia.
Questo per dire che sì, c’era una possibilità tecnica che alla Lazio non bastasse il quarto posto per andare in Champions: giusto era calcolarla, bene ha fatto la società ad aspettare l’ufficialità per pubblicare grafiche e festeggiamenti, giusto che alcuni amici laziali si siano rammaricati, dopo un grande campionato, di dover attendere una “postilla” per rilassarsi del tutto, evitabilissima senza aver perso più di qualche punto in maniera sciocca.

Ma chi segue il calcio con attenzione da parecchi anni sa benissimo quali dinamiche siano dietro certi messaggi: gli articoli pubblicati in ogni dove, le grafiche in diretta nazionale, le precisazioni continue sull’eventualità di vittoria in competizioni difficilissime da parte di squadre poco attrezzate per tali obiettivi, erano tese a far verificare solo un “effetto Varela”: il Laziale non deve esultare, non deve rilassarsi, non deve mai essere soddisfatto e anche se lo fosse deve sempre ricordarsi che il futuro è una trappola.

Per mesi e mesi mesi in questo strano campionato le bordate antilaziali hanno attraversato giornali, tv, radio e social dimostrando un’antipatia che comunque, è un bene che non sia celata: meglio un nemico vero che un amico finto, si dice. Ma alla prova del nove, chi ha pensato solo agli altri e previsto Eurofiguracce abissali nel futuro, ha solo vissuto nel presente insulti e imbarazzo a non finire. E l'”effetto Varela” non ha fatto altro che rendere più gustoso un quarto posto che per qualcuno addirittura era diventato un ripiego, cadendo nelle trappole di chi alza l’asticella solo per non farti mai esultare, mai gioire, mai godere.

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