di Danilo GALDINO

“Una volta mio nonno mi disse che imprigionare un’allodola è uno dei crimini più crudeli, perché l’allodola è tra i simboli più alti di libertà e felicità. Sovente parlava dello spirito dell’allodola, riferendosi alla storia di un uomo che aveva rinchiuso uno dei suoi tanto amati amici in una piccola gabbia. L’allodola, soffrendo per la perdita della sua libertà, non cantava più a squarciagola, nè aveva più nulla di cui essere felice. L’uomo che aveva compiuto tale atrocità, così come la definiva mio nonno, esigeva che l’allodola facesse ciò che lui desiderava: cioè cantare più forte che poteva, obbedire alla sua volontà, cambiare la sua natura per soddisfare il suo piacere e vantaggio.
L’allodola si rifiutò. L’uomo allora si arrabbiò e diventò violento. Cominciò a far pressioni sull’allodola affinché cantasse, ma inevitabilmente non ottenne nessun risultato. Così ricorse a mezzi più drastici. Coprì la gabbia con un telo nero, privando l’uccello della luce del sole. Le fece patire la fame e la lasciò marcire in una sporca gabbia, eppure lei si rifiutò ancora di obbedirgli. Alla fine l’uomo la uccise. Come giustamente diceva mio nonno, l’allodola possedeva uno spirito: lo spirito di libertà e di resistenza.
Desiderava ardentemente essere libera e morì prima di essere costretta ad adeguarsi alla volontà del tiranno che aveva cercato di cambiarla con la tortura e la segregazione. Io sento di avere qualcosa in comune con quell’uccello, con la sua tortura, la sua prigionia e la morte a cui alla fine andò incontro. Possedeva uno spirito che non si trova facilmente neppure tra di noi, i cosiddetti essere superiori, gli uomini”.
Un giorno della mia vita, di Bobby Sands, è un libro carico di significati, di insegnamenti, di ideali, di coraggio ed emozioni struggenti. Un libro che vale un’intera vita di molti uomini che si limitano a sopravvivere per un secolo. Nel nostro straordinario popolo si annida lo spirito dell’allodola, il cuore di ogni Laziale è stracolmo di libertà, amore e resistenza.
L’essere Laziale è la massima espressione sportiva dell’esser ribelli ed unici, del non volersi omologare alla massa, dell’esser orgogliosi di ciò che si è e si rappresenta, di essere malvisti e osteggiati dai poteri forti di questa città, di questo paese e dell’Europa.
Da sempre vari uomini, provano invano a rinchiuderci in una gabbia, a confinarci, addomesticarci e farci adeguare alle loro volontà. L’allodola come l’aquila e tutte le creature che possono godersi il cielo, volano libere, fiere e felici. Volano più in alto di chi striscia, di si accoda e cammina al passo e nella direzione imposta da altri.
L’allodola come l’aquila, vola più in alto del pattume e delle montagne di immondizia mediatica che provano a scaricare quotidianamente davanti casa nostra.
L’allodola che dimentica il suo essere e smarrisce la sua natura, non vive più le proprie emozioni con la stessa intensità e prende sempre più le sembianze di altre creature domestiche.
Il tempo ha dimostrato che gli errori commessi da tutti, hanno un peso sempre diverso ed inferiore rispetto a tutto quello che di più o meno sbagliato può fare un Laziale, questo è il duro peso che deve pagare una allodola.
Stasera giocheremo nel nostro stadio, con la Curva Nord chiusa per squalifica, contro una tifoseria che vigliaccamente al Celtic Park ha esposto striscioni provocatori e offensivi, che nessuno dei vari finti moralisti o paladini del politicamente corretto ha giudicato meritevoli di sanzioni.
Esattamente 46 anni fa, il 7 novembre 1973 giocammo quel famoso Lazio-Ipswich gara di ritorno dei sedicesimi di finale di Coppa UEFA, che ci costò caro. In quell’occasione la Banda Maestrelli dopo una serie di torti arbitrali e di ingiustizie “li menò tutti”… La Lazio nostra pagò a caro prezzo la follia di quella notte da far west. Una multa salatissima e soprattutto la squalifica per un anno dalle competizioni europee che non ci permise l’anno dopo di disputare la Coppa dei Campioni, da campioni d’Italia.
Sarà curioso vedere cosa accadrà all’interno del nostro stadio, se anche stavolta saremo costretti ad assistere a scene vergognose come quelle di un anno fa, in occasione della sfida con i tedeschi dell’Eintracht di Francoforte.
Bisognerà fare molta attenzione e non cadere nelle varie provocazioni e nelle trappole che potrebbero crearsi. L’Uefa da anni tiene costantemente un mirino puntato solo su di noi, ignorando o snobbando ciò che avviene da altre parti.
Stasera conta solo vincere! In campo come sugli spalti: la Banda Inzaghi in campo dovrà correre più degli avversari, noi cantando più forte dei tanti scozzesi che saranno presenti.
Le trappole per noi sono sempre dietro l’angolo e con il passare degli anni lo abbiamo capito a nostre spese un po’ tutti.
La campagna mediatica del terrore e del sensazionalismo che ha preceduto la sfida in Scozia del 24 ottobre scorso, è proseguita per giorni. Dipingere il Laziale in un certo modo fa comodo a tanti, spostare scientemente tutte le attenzioni su di noi, permette di non soffermarsi troppo su altre situazioni. Pur di cercare qualcosa che screditi l’immagine della Lazio nostra, si seguono i suoi tifosi ovunque: dentro lo stadio, per strada, nelle piazze, nei pub o in qualche bagno pubblico…
Qualsiasi cosa si leggerà e ascolterà, vola e canta felice allodola biancoceleste, resisti e non mollare, perché la Lazio nostra non è una semplice squadra di calcio, ma per noi rappresenta la libertà…
Libertà di amare incondizionatamente infischiandocene del giudizio della gente, libertà di vivere chi è allodola come te, libertà di continuare a farlo come piace a noi e non come vorrebbero gli altri.
Chi mi vuole prigioniero non lo sa che non c’è muro che mi stacchi dalla libertà.
Libertà che ho nelle vene, libertà che mi appartiene, libertà che è libertà…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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