(foto © Antonio FRAIOLI)

Gabriele Paparelli, nel giorno del quarantesimo anniversario della morte del padre Vincenzo, ucciso prima di un derby il 28 ottobre 1979, è intervenuto sugli 88.100 di ElleRadio nella trasmissione Laziali On Air, condotta da Danilo Galdino e Fabio Belli:

Se ho fatto quel che ho fatto in questi anni è stato sempre per difendere mio padre e soprattutto per smorzare i toni e mettere una parola di pace e tranquillità e far vivere nel miglior modo possibile questo sport che amiamo in modo viscerale. A Roma lo sfottò è il sale del calcio ma trascendere e arrivare alla violenza e alla morte è qualcosa che col mondo del calcio non può mai coesistere.

Mia figlia Giulia si è avvicinata al nonno in maniera particolare, si chiedeva perché ci fosse la foto in curva. Gli ho spiegato semplicemente che il nonno Vincenzo era un laziale speciale, tutti gli volevano bene e gli hanno fatto una bandiera in suo onore. Anche ieri cercava la bandiera tra i tifosi a Firenze. L’iniziativa di sabato della Curva Nord e degli Irriducibili è stato un momento importante, sono momenti di vera educazione al tifo. Purtroppo a volte abbiamo avuto la nomea di essere una tifoseria violenta, anche se io non sono assolutamente d’accordo: ma per questo l’ho considerata una iniziativa assolutamente educativa, c’erano tanti ragazzi giovani che ascoltavano i racconti e si chiedevano come si sia potuti arrivare a un omicidio di questo tipo.

In questi anni e anche in questi giorni ho ricevuto grandi manifestazioni di vicinanza e solidarietà. I laziali non mancano ogni anno di rispettare questo anniversario, è stato importante ricevere anche messaggi da parte di tifosi giallorossi che mi dicevano di essersi vergognati di aver fatto dei cori in passato, dopo aver scoperto nel dettaglio quale era la storia di mio padre. Per questo è stato importante il lavoro svolto in questi anni per difenderne la memoria. Io dico sempre che tutti i tifosi laziali sono la mia seconda famiglia e questo nessuno me lo potrà mai togliere.

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