Delio Rossi è intervenuto sugli 88.100 di ElleRadio nella trasmissione Laziali On Air, condotta da Danilo Galdino e Fabio Belli:

Gli allenatori vengono esonerati ma problema principale è che non c’è un minimo di programmazione, spesso si scelgono i tecnici in base alle mode e in base alle amicizie. Mandare via un allenatore dopo poche giornate pone i riflettori sulle scelte sbagliate della società. I giocatori spesso sono scelti assieme ai procuratori senza seguire un progetto tecnico e gli allenatori si ritrovano di fronte a squadre già fatte. Gli allenatori non sono tutti uguali, c’è chi lavora meglio coi giovani, chi con i più anziani, chi è adatto per la salvezza. Bastano però due risultati negativi per far saltare una programmazione fatta in ritiro con giocatori che partono, mentre altri ne arrivano, il 2 settembre a mercato ancora aperto. Sui giornali i tre-quattro nomi che girano sono sempre gli stessi. All’estero se cambiano un allenatore chiamano chi gestisce i calciatori e lavorano anche con i tecnici, sempre gli stessi procuratori che suggeriscono allenatori che a loro volta fanno ingaggiare i giocatori di quei procuratori: un circolo ben definito.

Come ripeto è difficile fare programmazione, a partire dall’estate quando si inizia ad accettare per motivi economici in paesi che non stimolano di certo la definizione della preparazione. Ormai i ritiri vengono decisi dalla pro-loco, a secondo delle località che offrono soldi per il ritiro. Questo significa che dopo poche partite nella stagione non è ancora possibile definire a che punto sono le varie squadre. La Lazio con lo stesso allenatore da tre anni poteva essere avvantaggiata, ma un giudizio più veritiero si potrà ricavare più o meno dopo la decima giornata.

La storia di un calciatore la fanno i numeri e quelli di Immobile sono sotto gli occhi di tutti. Dal punto di vista tecnico è altrettanto apprezzabile, si sacrifica per la squadra, sa essere attaccante moderno oltre che bomber di razza. Assomiglia forse un po’ a Rocchi, forse meno centravanti rispetto a lui. A me piace molto, forse non è un giocatore che ruba l’occhio perché sa fare tutto ma nulla in maniera speciale. Le caratteristiche le ha però tutte a ottimo livello, per questo fa tanti gol.

Non farei un paragone diretto tra Zarate e Correa, il primo era più attaccante, Correa eccelle anche nella fase di non possesso, cosa che non aveva Mauro che era però più freddo sotto porta e il famoso tiro a rientrare. Io ho avuto il primo Cavani a Palermo, giocando come seconda punta al fianco di Miccoli, arrivava cinque-sei volte davanti al portiere e sbagliava sistematicamente. Io mi preoccuperei se faticasse ad arrivare davanti alla porta, a livello realizzativo invece questi giocatori vanno aspettati, devono acquisire freddezza ma è un difetto di crescita.

Penso che Lucas Leiva sia un giocatore imprescindibile per la Lazio. Ha la capacità di leggere rapidamente situazioni e di fare raccordo tra la fase difensiva e la fase di costruzione, un giocatore che è deputato a dare l’equilibrio in campo. Per intelligenza e carisma la presenza di Leiva dentro il campo si sente fortemente. Poi è vero, c’è il discorso dell’età anagrafica che avanza e giocare 50 partite allo stesso livello non è pensabile. Io credo che un giocatore inizia a pagare l’avanzare dell’età quando si palesa un campanello d’allarme preciso: dà il 100% in allenamento e il 50% in partita, ed è un qualcosa che si verifica sempre all’improvviso, mai progressivamente. E’ importante dunque pensare a una sostituzione e soprattutto a un affiancamento per giocare sempre con un centrocampo con quelle caratteristiche che la presenza di Leiva consente di presentare in campo.

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