di Danilo GALDINO

La storia non mente, la storia ricorda a tutti che nel 1900 nasceva su una panchina del centro della Città Eterna, un fantastico sogno trasformatosi immediatamente in una straordinaria realtà, contemporaneamente nella capitale francese il politico Jean Léon Jaurès spiegava che: “La tradizione non consiste nel mantenere le ceneri, ma nel mantenere viva una fiamma…”
È passato più di un secolo, ma per chi ha insito nello spirito e nel cuore un radicato senso d’appartenenza, la voglia di alimentare quella fiamma e mantenerla viva, persiste indomita. Quella fiamma la trovi nell’iride di tutti quei poeti guerrieri che combattono ogni cosa per non diventare cenere. Gli stessi poeti guerrieri che scortano e sostengono una banda di ragazzi con l’aquila sul cuore, guidati da un Mister Laziale, in ogni dove e contro tutto e tutti.
Chinaglia, Pulici, Lovati, Gabiella Grassi, Ziaco, Luigi Trippanera, Morrone, Carosi, D’Amico, Giordano, Orsi, Ielpo, Piscedda, Marini.
Questa potrebbe sembrare la hall of fame biancoceleste, invece era la Lazio della stagione 1983/84, squadra che nonostante tanti guai e molti campioni evitò la retrocessione solo per una migliore classifica avulsa rispetto al Genoa.
Quella forse è stata l’ultimissima Lazio dei Laziali, dove Presidente, General Manager, Direttore Tecnico, Segretaria, Medico Sociale, Massaggiatore, Allenatori e campioni di tutte le età erano nati, cresciuti e vissuti con la Lazio nel cuore.
Quella squadra non ci regalò nè scudetti, nè coppe, ma ci trasmetteva qualcosa di ancor più importante: orgoglio che alimentava la fiamma della tradizione e del senso d’appartenenza.
Quella era Lazio dei Laziali…
Sicuramente il calcio di oggi non permette più tutto questo, ma per chi lotta, crede e spera in un futuro che possa per certi versi assomigliare o ricalcare un romantico passato di tradizioni biancocelesti, quello che si sta vivendo da quattro stagioni, regala gioia a tinte biancocelesti.
Sono passati più di sette lustri da quella Lazio di Laziali, ma ciò a cui abbiamo assistito in più occasioni negli ultimi anni, ci ha riportato indietro nel tempo, momenti passati carichi di emozioni.
Rispetto a quella squadra del 1983/84, questa Banda Inzaghi naviga stabilmente nella colonna di sinistra della classifica, tra il quinto e l’ottavo posto. Da quando siede sulla panchina della Lazio nostra, il Mister ha totalizzato 123 presenze in campionato, con 64 vittorie conquistate, 25 pareggi ottenuti e 34 sconfitte subite. Tre finali raggiunte e due trofei nazionali messi in bacheca.
Oggi come allora, vediamo tanta voglia di onorare sempre una maglia storica per cui combattiamo sin da bambini. Questa Banda Inzaghi corre e lotta sempre, sia quando si è in svantaggio, sia quando si vince, anche nelle prime due giornate di campionato è sempre uscita dal campo a testa alta, imponendo il proprio gioco e cercando continuamente la vittoria.
Le maglie di oggi richiamano quelle del passato; gli abbracci e le esultanze di oggi richiamo a quelle del passato, uno staff tecnico di Laziali che ha vinto con gli allievi nazionali, con la primavera e con la prima squadra ricorda molto i Laziali del passato.
Molto probabilmente questa Lazio nostra, non vincerà lo scudetto come non lo vinse quella del 1983/84, ma ci sta regalando da tre anni e più, qualcosa che cercavamo e sognavamo da sempre: una Lazio che incarnasse in campo tutti i Laziali che la sostengono senza sosta.
Alcuni tifosi che si emozionavano per quella squadra del 1984 che lottava con le unghie e con i denti per strappare una salvezza ed evitare una retrocessione, ora non provano più le stesse vibrazioni nel guardare questa Lazio che punta a grandi traguardi. Tutto questo a pensarci bene è un vero paradosso inspiegabile.
Quello che di bello ed esaltante si è vissuto dal primo giorno con questa Banda Inzaghi ha suscitato tanto malessere e parecchie invidie, in tutti quei personaggi che provano quotidianamente a soffocare la nostra felicità.
Da questa mattina alle ore 10:00 saranno in vendita i biglietti per la trasferta di domenica alle 15:00 allo stadio Paolo Mazza di Ferrara.
Servirà la stessa voglia e la determinazione che ci ha fatto sbancare Marassi, ci vorranno le giocate di Milinkovic Savic, di Luis Alberto e di Correa, ma soprattutto i goal del nostro bomber Ciro. Campione segna per noi, tira e facci un goal… come già hai fatto domenica in Finlandia e altre 101 volte in serie A…
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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