di Danilo GALDINO

“Si vede bene soltanto con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi…”
Quando il calcio giocato si ferma e tutta la frenetica confusione intorno a noi si placa, si ha la possibilità di scorgere sfumature e dettagli impercettibili. È proprio tra le pieghe più profonde che si nasconde la verità incontestabile, è lontano dalla superficie e dagli sguardi che si cela qualcosa di speciale. Le urla assordanti, i boati liberatori e le grida rabbiose che fino a poco prima impazzavano nelle nostre orecchie, di colpo si spengono. Tra la calma ed il silenzio surreale, il cuore prende il comando, spaziando in lungo e in largo tra fotogrammi significativi e immagini straordinarie.
“Si vede bene soltanto con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi…”
In questo primo momento importante e delicato della stagione, dobbiamo seguire esclusivamente le parole che il nostro cuore bisbiglia. Chiudi gli occhi e davanti a te come per incanto vedrai tutto perfettamente. Chiudi gli occhi e davanti a te, immagine dopo immagine, il tuo cuore ti guiderà verso l’essenziale: un abbraccio!
Sì, perché dietro ad un abbraccio si nascondono segreti e risposte, sentimenti e verità. Un abbraccio è la forma più intima di trasmissione, molto più di un bacio o di una carezza, nel preciso istante in cui due corpi entrano in contatto, tutte le barriere, i filtri e le maschere cadono improvvisamente giù.
Non tutti gli abbracci sono uguali e vengono capiti dagli occhi distratti e superficiali di chi è preposto a raccontare ciò che accade in campo.
Passano gli anni e le stagioni, volti conosciuti prendono strade lontane e nuove facce diventano sempre più familiari, ma questa Banda Inzaghi continua a rappresentare ed incarnare ciò che per molto tempo si è aspettato e sognato. Sicuramente nel calcio, l’aspetto che più colpisce ed interessa è vincere. Vincere partite e trofei, ma in Italia le squadre che hanno vinto negli ultimi cinque anni si contano sulle dita di una mano… anche nella stagione conclusasi appena tre mesi fa, l’albo d’oro continua a recitare i soliti due nomi: Juventus e Lazio.
È fondamentale vincere, ma è altrettanto importante convincere, e l’avvio stagionale della Banda Inzaghi è stato molto incoraggiante: non solo in termini di risultati ottenuti e punti conquistati (4 su 6), ma l’atteggiamento, lo sviluppo della manovra, le quattro reti segnate in due gare, l’unica subita su calcio di rigore, una quarantina di tiri scagliati verso le porte avversarie, fanno ben sperare e sono la migliore risposta ai vari malati di pessimismo cosmico.
Rispetto a tutte le altre avversarie, siamo gli unici che da quattro stagioni consecutive, hanno lo stesso Mister e lo stesso gruppo di giocatori. Non una semplice squadra assemblata da pochi mesi o che ancora non conosce perfettamente i nuovi spartiti tattici e tecnici, ma un gruppo vero, unito, compatto e indistruttibile come la lega più resistente, dove tutti si parlano, si difendono, si aiutano e si sacrificano l’uno per l’altro. L’armonia e la serenità che si respira all’interno dello spogliatoio è stampata sui volti di tutti, dai giovani ai veterani, dagli allenatori ai massaggiatori, tutti si sentono utili e importanti, non una semplice squadra, ma una “famiglia” come amano definirsi.
Negli ultimi tre mesi abbiamo letto i soliti articoli e ascoltato commenti disfattisti di ogni genere: questa rosa non è all’altezza delle altre squadre di vertice; non ha il talento necessario per ambire a grandi traguardi; non ha ricambi all’altezza per vincere e arrivare fino in fondo; l’allenatore, il direttore sportivo, i giocatori più forti ed i “senatori” non sono più felici e sono restati controvoglia perché costretti.
Tutto questo è ciò che sperano in cuor loro i vari nemici dichiarati ed i finti amici che sono molto peggio, vedendo quegli abbracci e quei sorrisi figli dei successi, masticano amaro e mal digeriscono la gioia Laziale.
“Si vede bene soltanto con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi…”
L’esultanza e l’abbraccio al goal di Luis Alberto nel derby, l’abbiamo già vista tante altre volte negli ultimi anni. È lo stesso abbraccio dato dal Mister Inzaghi a Immobile, Milinkovic Savic o Correa, è lo stesso abbraccio che tu hai dato al tuo amico accanto a te, è quello che un figlio ha dato a suo padre. È lo stesso abbraccio che il Maestro Tommaso dava a Giorgio, a Luciano e a tutti i suoi ragazzi. È l’abbraccio di chi dice no… di chi non si arrende mai, di chi parla sempre al plurale e mai al singolare, di chi mette il cuore in ciò che fa. Gli abbracci che profumano di Lazio nostra… che non si dimenticano e che possono essere colti solo da chi nel cuore custodisce un amore puro e incondizionato.
Il Mister Simone Inzaghi, ha spiegato e insegnato a tutti i nostri ragazzi in questi anni, l’importanza di onorare sempre quell’aquila che portano sul cuore, come ha fatto lui per 196 volte in Italia e in Europa, lasciando il suo nome impresso sul tabellino dei marcatori 55 volte e vincendo da calciatore e allenatore tantissimo.
Secondo qualcuno, noi non avremo mai tutto quello che hanno gli altri, ma sicuramente abbiamo qualcosa che non tutti posseggono: un gruppo straordinario e un popolo unico.
A mano a mano, continueremo a camminare insieme, passo dopo passo, in Italia e in Europa.
“A mano a mano, ti accorgi che il vento ti soffia sul viso e ti ruba un sorriso. La bella stagione che sta per finire, ti soffia sul cuore e ti ruba l’amore, ma dammi la mano e torna vicino, può nascere un fiore nel nostro giardino, che neanche l’inverno potrà mai gelare. Può crescere un fiore, da questo mio amore per te…”
Oggi più di ieri, Avanti Lazio… Avanti Laziali!

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