Intervista a trecentosessanta gradi del presidente della Lazio, Claudio Lotito, alla Gazzetta dello Sport, tra le tematiche della stagione appena trascorsa e quella che già si approssima:

Tare voleva continuare a giocare. Gli dissi: “Ti rinnovo il contratto, ma per fare il ds”. Restò incredulo, ma sin dal primo giorno dimostrò che la mia scelta non era sbagliata. In quanto a Inzaghi, il suo arrivo sulla panchina parte da lontano. Quando accettò di spalmare il contratto gli dissi: “Cosa vuoi fare quando smetti? L’allenatore? Ti darò questa possibilità”. Poi lui si è meritato tutto. Dargli la prima squadra già nel 2014? Ci pensai. Adriano Galliani proprio quell’estate aveva affidato il Milan a Inzaghi. Mi suggerì di mettere Simone in panchina, ma non era ancora pronto.

Tra la Juve e le altre squadre c’è una sperequazione troppo forte. E in più i bianconeri hanno forza e tradizione garantite dalla presenza della stessa famiglia al vertice da sempre. La Lazio dopo la Juve per trofei vinti negli ultimi anni? E’ la dimostrazione che con le idee e il lavoro tutto è possibile. E ora ci rivedremo per la Supercooppa.

Il piazzamento in campionato non è consono al valore della squadra. Però il giudizio sull’annata rimane ottimo. Con il minimo sforzo abbiamo ottenuto il massimo risultato, grazie alla Coppa Italia. Milinkovic? Alla Lazio teniamo solo chi ha il piacere di restare. Se il giocatore manifesterà l’intenzione di intraprendere nuove avventure non ci opporremo. Prezzo? Le trattative non si fanno sui giornali. Mi limito a ricordare che è stato giudicato il miglior centrocampista della Serie A. Luis Alberto resta? Vediamo. Se c’è una cosa che nel mondo del calcio non manca sono i giocatori.

Acquisto che non rifarei e quella a cui sono più legato? L’acquisto di Zarate fu un investimento sbagliato in relazione ai risultati prodotti. Il colpo cui sono più affezionato Rocchi. Perché è stato il primo di un certo spessore. Lui il nuovo Inzaghi? Sta facendo bene nelle giovanili. Ha grande capacità“.

Vogliamo difendere il nostro campionato, la meritocrazia, il valore sociale e culturale del calcio in Italia, l’interesse del pubblico. Le offro un dato: Lazio-Atalanta finale di Coppa Italia è stata più vista di Liverpool-Tottenham finale di Champions. Anche le grandi partite internazionali non potranno mai sostituire l’interesse per qualcosa che fa parte della nostra storia, dei nostri campanili. Il calcio non può essere solo business e sfide tra pochi grandi club pieni di stelle“.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.